La Milonga del Fútbol di Federico Buffa “strega” il Teatro Splendor di Aosta
Un viaggio lungo un secolo, una spola continua tra Italia e Argentina, sulle note di un tango infinito, colonna sonora di avventure notturne e magie sul campo da gioco, con tre protagonisti assoluti: Renato Cesarini, Omar Sivori e Diego Armando Maradona. Ruota e spazia attorno alle storie di tre leggende del calcio argentino il nuovo spettacolo di Federico Buffa, “La Milonga del Fútbol”, prodotto da International Music and Arts con la regia di Pierluigi Iorio e sbarcato ieri al Teatro Splendor di Aosta, sold out per l’occasione, nell’ambito della Saison Culturelle 2024.
Accompagnato da Mascia Foschi alla voce e Alessandro Nidi al pianoforte, il più grande storyteller sportivo italiano porta in scena un racconto fatto di sport ma anche di storia, passione e romanticismo. “Il 900 argentino ha prodotto paradigmi sorprendenti: uno è la “criolizzazione” del calcio”, spiega Buffa. “Per gli inglesi l’Argentina è stata una colonizzazione mancata, ma la loro indole negoziale gli ha comunque garantito lauti profitti. Poi, come sempre, a inizio secolo da una tasca secondaria gli è caduto per terra ‘the beautiful game, the game of football‘. Gli argentini hanno osservato, imparato e poi pensato: ‘beh, loro hanno inventato il gioco, ma noi faremo qualcosa di molto più importante, inventeremo l’amore per il gioco’. La Milonga del Fútbol è un omaggio alla criolizzazione del gioco attraverso tre giocatori connessi tra di loro. Cesarini, che porta a Sivori, che porta a Maradona. In Italia hanno vinto 10 scudetti in tre, hanno immaginato, creato e ribaltato mondi”.
Tra continui rimandi e asimmetrie temporali, con le curve dinamiche delle vite dei protagonisti che ineludibilmente ad un certo punto si collegano, si dipana il racconto delle gesta sportive di campioni senza età, incastonate nella meravigliosa diversità di quel melting pot di culture e tradizioni chiamato Argentina.
Un racconto che comincia all’inizio del “secolo breve”, tra bandidos y bandoneón, la storia con la nascita di Renato Cesarini, a Senigallia, in provincia di Ancona, e continua con il suo viaggio e crescita, calcistica e non, a Buenos Aires. Funambolo del gol e delle notti brave, Cesarini torna in Italia prima della seconda guerra mondiale, dove vince 5 scudetti con la Juventus, segnando alcuni gol negli ultimi secondi prima del fischio finale in svariate partite, tanto da meritarsi la definizione di “Zona Cesarini”. Scappato e scampato alla chiamata alle armi di Mussolini, nel 1935 rientra in Argentina e qualche anno più tardi, in veste di allenatore, scopre e lancia Omar Sivori. Talentuoso e irriverente, Sivori incanta l’Argentina degli anni ’50, nel pieno del boom economico, prima di finire, anch’egli, in Italia e alla Juventus. E’ lui, nel 1978, a “consolare” con una lunga intervista il 18enne Diego Armando Maradona, escluso dai mondiali di casa dal mister dell’albiceleste, il Cesar Luis ‘El Flaco” Menotti. La vita del “Pibe de oro”, il campione che divenne l’idolo di un popolo che negli anni ’80 usciva dalla recessione e dalla dittatura del generale Videla, è affidata ad aneddoti e ricordi, con le immagini sullo sfondo che portano dritte alle ultime ore del più grande di sempre, per un finale emozionante e struggente.