La realtà virtuale di Simone “Funi” Fougnier sbarca alla Biennale di Venezia

21 Luglio 2023

Cambiare prospettiva. Simone Fougnier, più conosciuto come “Funi“, lo sa bene. Con la sua arte, quest’anno selezionata fuori concorso alla Biennale di Venezia, fa cambiare prospettiva al pubblico e lui stesso l’ha cambiata, tornando in Valle d’Aosta.

Tales from Soda Island, la sua produzione, è una serie animata in e per la realtà virtuale, creata grazie alla tecnologia Quil, e sarà in mostra, fuori concorso, al grande evento sulla Laguna in programma dal 30 agosto al 9 settembre. Lo spettatore non guarda il solito rettangolo bidimensionale in 16:9, ma è fisicamente presente nell’ambiente animato che esiste in tre dimensioni a 360 gradi, permettendo al fruitore di guardarsi attorno, muoversi e spostarsi liberamente mentre si svolge la narrazione. Anche l’audio è trattato come oggetto fisico con molteplici sorgenti sonore che si spostano attorno allo spettatore per un livello di immersione unica.  Il processo di creazione è paragonabile allo Stop Motion con la differenza che invece di utilizzare modelli reali di plastilina e fotografarli frame by frame si usano personaggi in 3d creati e animati direttamente nel software VR.

Tales From Soda Island consiste in 2 stagioni, per un totale di 7 episodi della durata di 15 minuti l’uno circa e narrano vari racconti ambientati in un lontano ecosistema bizzarro condotto dal suono. Ogni episodio è autoconclusivo, ma esiste una storia, che, come un fil rouge, attraversa tutta l’avventura diventando il fulcro narrativo del finale. Simone Funi Fougnier ha scritto, diretto, illustrato, editato e animato l’intera serie con l’aiuto di tre animatori (Nick Ladd, Dan Franke, Nick Diaz), un set designer (Felix Stief) e un produttore (Peter Ariet). Inoltre, ogni episodio ha visto la stretta collaborazione con un musicista, un sound designer e la produzione di Meta/Facebook.

Un mondo lontano, creato dal nulla, grazie al talento e all’immaginazione ma non solo, perché lo studio per un’opera del genere parte da lontano:”Il progetto è nato inizialmente nel 2014 come collettivo musicale – racconta Simone -, e si è evoluto negli anni fino a diventare una serie animata. Grazie al supporto di Meta, il mio Studio Syro ha iniziato a lavorarci alla fine del 2019, durante il lockdown, concludendo il tutto nell’inverno 2022 e creando quasi un’ora e mezza totale di contenuti, con solo sette persone all’opera, lavorando da continenti diversi senza mai nemmeno vedersi di persona”.

Uno dei cambi di prospettiva del lavoro di Fougnier risiede nel gruppo di lavoro e in come agisce: lavorare ad un’opera coerente e collettiva, pur a migliaia di chilometri di distanza, annullando la lontananza grazie alla tecnologia, spesso demonizzata, ma fondamentale e sempre più capace di creare ponti, è la svolta e quello che ha permesso a Simone di poter rientrare in Valle d’Aosta dopo quasi 20 anni all’estero: “Dopo sei anni a Bologna e tredici a Londra, una serie di eventi hanno voluto che tornassi in Valle d’Aosta. Dopo lunghe, stressanti, ed interminabili ricerche ho trovato una casa sopra Saint-Pierre, mi sono dotato di internet satellitare e ho ripreso a lavorare come se nulla fosse, con la differenza che ora dalla finestra invece di vedere un canale pieno di copertoni usati e papere radioattive vedo alberi di pesche e il Gran Paradiso”. E forse è proprio questo che ispira e ispirerà ancora Fougnier nella creazione di mondi incredibili dal punto di vista dell’immaginazione e della bellezza. Virtuale o meno non importa, siccome l’obiettivo è il sogno, sempre.
La selezione per Venezia arriva in maniera inaspettata, soprattutto se si pensa alla storia della Biennale del Cinema e a come, nonostante la realtà virtuale sia sempre più presente nella vita di tutti i giorni, si continui a guardare alle tecnologie in modo diffidente: “Abbiamo avuto l’incredibile onore di essere stati selezionati come Best of Immersive alla Biennale e avremo a disposizione l’isola del Lazzaretto Vecchio, dedicata al cinema immersivo, per presentare al pubblico il nostro episodio conclusivo. Sono stato alla Biennale oltre una decade fa per vedere l’anteprima mondiale di uno dei miei film preferiti (The Fountain, ndr.), e fu un’esperienza incredibile. Tornare ora, dopo tanti anni, per presentare un mio corto è surreale. Mai avrei pensato che un piccolo progetto come Soda Island potesse fare il percorso folle che le è capitato in questi anni e sono molto curioso di scoprire il prossimo traguardo”.
E per quanto riguarda l’apertura della tradizionale Biennale della Laguna alle arti “nuove”, Funi non trattiene la sua sincera approvazione: “Trovo encomiabile che la Biennale di Venezia supporti ed offra una piattaforma non solo al cinema immersivo, ma ad opere create da piccoli studi indipendenti come il nostro. Condivideremo l’isola con amici che usano il nostro stesso processo per creare animazione ed è molto bello vedere questa nuova forma d’arte prendersi il suo spazio arricchendo il programma. Il cinema e l’animazione immersivi offrono un’esperienza radicalmente diversa da quella tradizionale e si stanno evolvendo a una velocità molto sostenuta, ma sono ancora fenomeni di nicchia: sicuramente la Biennale è il posto perfetto per far conoscere questa tecnologia e le sue potenzialità al grande pubblico”.
Aspettando Venezia, Simone si gode un cambio di vita che gli ha permesso però di mantenere un lavoro gestibile da qualsiasi posto nel Mondo. Il fatto che lui possa farlo vista Gran Paradiso non ha prezzo e di questo Funi ne è certo: “Non era nei miei piani rientrare ora, ma sono molto contento che sia successo visto che qui ho famiglia, molti amici e sono arrivato all’età in cui fare l’orto è più attraente che andare in un club a Brixton”.
Simone Fougnier
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