La Valle d’Aosta al centro de “La fune d’acciaio”, il nuovo romanzo di Katja Centomo

26 Febbraio 2021

C’è la Valle d’Aosta al centro de “La fune d’acciaio”, l’ultimo romanzo, pubblicato da Einaudi Ragazzi, scritto da Katja Centomo, aostana classe ’71, alla guida della Red Whale, studio che offre contenuti e servizi editoriali e curatrice di sceneggiature di serie di animazione e creatrice prolifica di personaggi per fumetti e cartoni animati.

La storia si concentra sul villaggio di Baravex, un luogo in cui ormai non c’è più nessuno, mentre alla fine della Seconda guerra mondiale brulicava di bambini e famiglie che cooperavano per sopravvivere, sfruttando tutto ciò che la montagna era in grado di offrire.

Oggi, invece, non è che un insieme disabitato di ruderi, l’ideale per un campeggio avventuroso per i tre cugini Elena, Gabriele e Leo, che ogni anno trascorrono le vacanze con i nonni nel vicino villaggio montano. Circondati dalle foreste di larici, il silenzio è disturbato unicamente dal rumore del torrente. A ricordare quel passato è rimasta soltanto l’antica fune d’acciaio per il trasporto della legna, attrazione irresistibile per i tre ragazzi, che nonostante gli ammonimenti della nonna faticano a restarne alla larga. Sono più di settant’anni che sul cavo teso nel vuoto pesa il carico di una storia terribile. Ma dopo aver osservato per alcuni giorni i movimenti dei ragazzi, un insolito testimone decide di parlare.

Dopo La strada per Pont Gun e In fondo al crepaccio – Cronaca di un soccorso impossibile, entrambi pubblicati con Einaudi Ragazzi, sono ancora le montagne le protagoniste del romanzo di Katja Centomo. E l’ispirazione fantastica si intreccia e prende forma con il racconto di fatti realmente accaduti, trasmessi in codice Morse da un misterioso bambino attraverso il cavo della fune. Luoghi e personaggi della Valle di Saint-Barthélemy si ricompongono attraverso il ricordo di chi ha trascorso lassù gli anni della guerra, della sopravvivenza e della lotta partigiana, regalando uno scorcio inedito di ciò che significava essere bambini nel 1945 a 2.000 metri di quota.

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