L’anima rock di Carmen Consoli accende Musicastelle a La Salle
Carmen Consoli voleva solo fare la rockstar e alla fine, indiscutibilmente, ci è riuscita. A ricordarglielo, una volta di più, come se ce ne fosse bisogno, sono stati i mille fan saliti ieri ai 1700 metri di altitudine del Plan Belle Crête, a La Salle, per sentirla di nuovo cantare e suonare dal vivo, a cinque anni dalla sua ultima visita in Valle d’Aosta.
Allora come oggi, la Cantantessa si è esibita nell’ambito di Musicastelle, rassegna estiva di concerti gratuiti tra le montagne valdostane. L’occasione era di quelle importanti, perché oltre ad aprire la manifestazione che porterà tra le vette locali, nelle prossime settimane, anche Fulminacci, Mannarino, la Rappresentante di Lista, Gabbani e Vecchioni, quella di ieri era la prima tappa del tour di promozione del suo ultimo album, per l’appunto “Volevo solo fare la rockstar”.
Il concerto non poteva dunque che aprirsi così, partendo dai suoi esordi, da quell’Amore di plastica che le consentì di sbocciare e rivelarsi al mondo, 26 anni fa, a Sanremo giovani, e da quella chitarra che da ragazzina la sua band non voleva lasciarle suonare, “perché femmina”. Sul palco sale da sola, con il suo amato strumento e un look total black “suicida” – viste le temperature più da Ferragosto che da inizio estate – sul quale scherzerà diverse volte tra un brano e l’altro. Dietro di lei, maestoso, il ghiacciaio del Ruitor. “Con il caldo la chitarra si scorda, scusate eh”, ironizza riaccordando subito lo strumento, mentre a cappella intona Bonsai #2.
Chitarra acustica e voce, quindi, per dare il via ad una scaletta che lascia il pubblico senza fiato, fin dal primo accordo: impossibile, infatti, rimanere in silenzio su Parole di burro e Fiori d’arancio, grandi successi d’inizio millennio. La grinta e l’energia sul palco sono quelle di sempre, così come il “tiro” dei brani: lo dimostra l’uno-due Geisha e Contessa Miseria, tratto da “Mediamente isterica”, in cui l’anima rock di Carmen Consoli riemerge con prepotenza.
E’ il momento di tirare un attimo il fiato e di presentare Massimo Roccaforte, alla chitarra, e Adriano Murania al violino, i due musicisti che salgono sul palco per accompagnarla da lì in poi durante il concerto. “Massimo lo conosco dal 1990, con lui ci ho fatto veramente di tutto…beh, non proprio tutto tutto”, precisa ridendo l’artista siciliana. “Adriano invece è primo violino del Teatro Bellini di Catania: un giorno l’ho sentito suonare un brano degli AC/DC e niente, mi sono detta, prendiamolo subito”. Si riparte e tocca finalmente al nuovo disco: “Quello che per voi è un sabato in montagna, per noi è Una domenica al mare”. Mai attacco fu più azzeccato – “L’estate è arrivata in fretta, andiamo dentro è un po’ più fresco” – per un brano che conferma, per l’ennesima volta, come anche la scrittura sia ancora il suo punto forte. E poi, d’infilata, sempre dal suo ultimo lavoro, arrivano una dietro l’altra Qualcosa di me che non ti aspetti e Mago Magone.
Qualche nuvola si affaccia timida all’orizzonte, facendo finalmente respirare pubblico e band, giusto in tempo per affrontare un filotto di pezzi che scaldano il cuore, tra sospiri ed occhi lucidi: il violino di Murania introduce L’ultimo bacio, cantata dolcemente da tutti, bambini compresi, seguita da La bellezza delle cose e Orfeo. Senza pietà, Carmen Consoli attenta ulteriormente alle coronarie del pubblico sfoderando un altro tris d’assi, composto da Quattordici luglio, Confusa e felice e Mandaci una cartolina.
Un attimo di distrazione, durante l’ultimo brano, e i tacchi alti le giocano un brutto scherzo. “Ecco, mi sono presa l’ennesima storta. Tranquilli eh, succede praticamente sempre, tanto che Massimo una volta mi ha guardato e mi ha detto ‘Mancu Totti’”.
Sul palco arriva uno sgabello e del ghiaccio secco: il tempo di bere anche un goccio d’acqua e l’esibizione riprende là dove si era interrotta, con altri tre brani – L’eccezione, In bianco e nero, Venere – che hanno fatto la storia, raccontando la sua, quella dei suoi amori, della sua famiglia, della sua terra. “Ora vi spiego come si taglia un fico d’india: mio nonno Ferruccio, lo mangiava senza sbucciarlo”.
I ricordi chiudono il cerchio e ci riportano dalle origini fino ad oggi: ecco quindi “Volevo Fare La Rockstar”, la title track dell’ultimo album, scelta per chiudere il concerto, prima degli immancabili bis, affidati a Le cose di sempre (altro brano nuovo) e ‘A finestra. Inchino, saluti, applausi. Alla prossima e grazie, Carmen.