L’applauso di Aosta per “Domani è un altro giorno”
“Si ride, ma si piange anche”. Chi avesse preso come parole di circostanza quelle rivolte da Simone Spada al pubblico del “De la Ville”, prima della proiezione del suo ultimo lungometraggio “Domani è un altro giorno”, ha fatto molto male. La pellicola offre un vivido affresco della “nouvelle vague” del cinema italiano, in cui la commedia torna al centro della scena e il sipario si alza sulla vita.
Marco Giallini, protagonista del film con Valerio Mastandrea, è il motivo di “un anno vissuto pericolosamente” dal regista romano, che oltre ad averlo diretto nel lavoro ampiamente applaudito nella serata di ieri, domenica 7 aprile, dagli spettatori aostani è dietro la macchina da presa anche per la terza serie de “Il Vicequestore Schiavone”.
Perciò Spada si trova in Valle in questo periodo e se lui stesso, all’inizio dell’incontro promosso dalla “Film Commission” regionale si è schernito sostenendo “Sono venuto ad Aosta apposta” per la proiezione, subito dopo, guardando allo stile non “industriale” del cinema a due passi da piazza Chanoux, ha sottolineato che “il film è fatto per sale così, per un pubblico così, sennò non si va avanti”.
In effetti, per quanto girata con alcuni dei principali monumenti di Roma sullo sfondo (assieme ad alcune scene a Barcellona), la storia dell’amicizia fraterna tra il silenzioso Tommaso e l’estroverso attore teatrale Giuliano si muove anzitutto nel microcosmo delle emozioni e degli affetti umani e palesa come, nel caleidoscopio della quotidianità, cambino forma e colore venendo confrontati ad eventi come la malattia che conduce irreversibilmente alla morte.
La parola chiave dell’opera può non essere l’originalità (“Domani è un altro giorno” è remake dell’argentino “Truman – Un vero amico è per sempre” del 2015 e tanti altri film sul tema potrebbero essere citati), ma è la prova del duo di amici (anche nella vita reale) a darle lo spessore che sospende lo spettatore tra il divertito, per il registro sarcastico dominante in vari frangenti, e l’immalinconito, per un finale scritto sin dalle prime battute, ma al quale non ci si vuole arrendere.
“Succede”, pronunciata da un Mastandrea rassegnatosi ad accettare l’inevitabile destino del compagno-complice (e la sua volontà di non lasciarsi consumare come una candela), è battuta chiave, e manifesto ideale, al tempo stesso. Fatalismo e razionalità. Intelletto e istinto. Ingredienti che finiscono tutti assieme nella ricetta di un lavoro riuscito e definiscono, scena dopo scena, una falcata dinoccolata di Giallini via l’altra, l’arte della vita.
Quell’arte che – e il nuovo lavoro firmato Spada (già al fianco di Claudio Caligari, Gabriele Mainetti ed Edoardo Leo ed autore di “Hotel Gagarin”) lo spiega bene – non è nella goliardia di un’improvvisa rimpatriata tra amici, ma nel guardare il percorso e le decisioni di chi ritrovi dopo lungo tempo e andarne orgoglioso, proprio come spiega Mastandrea ad una comprensibilmente arrabbiata Anna Ferzetti nelle ultime battute del film.
Oggi, lunedì 8 aprile, per chi non avesse ancora colto l’occasione, si replica al “De La Ville”. Se “Perfetti Sconosciuti” (2016) vedeva sia Giallini, sia Mastandrea confrontati ad alcune “zone d’ombra” dei rapporti umani indotte dalla modernità, il duo in “Domani è un altro giorno” si cimenta con qualcosa di più grande ancora. E vince. Chissà cosa verrà dopo, ma questa è un altra storia.