L’arte incontra la Val Ferret per celebrare la Montagna Sacra
Una valle bellissima e delle opere che rendono giustizia a una delle montagne più iconiche del mondo: il Monte Bianco.
Les Maisons de Judith, baite incantevoli, sono diventate con il passare degli anni e la tenacia della padrona di casa, un punto di riferimento per l’arte contemporanea valdostana e non solo. Glorianda Cipolla, la signora dell’arte, scova talenti, ma porta anche a Courmayeur (in collaborazione con il FAI), mostri sacri del contemporaneo come Richard Tremlett o Richard Nonas. Non è difficile intuire perché le sue mostre siano sempre fonte di gran via vai nella vallata laterale ai piedi del Monte Bianco, ma quest’ultima in particolare farà un gran parlare di sé.
Art Trekking – Ascensioni contemporanee sul Monte Bianco nasce dall’impresa artistica di Omar Ronda che, nel 1990, sentì il bisogno personale di portare una piramide d’oro e dei cactus di plastica in cima al Monte Bianco. Dovette accontentarsi del ghiacciaio della Brenva, causa condizioni metereologiche avverse, ma riuscì a portare a compimento un’urgenza artistica che per lui era diventata necessità. Dei cactus sul Monte Bianco, come a indicare in tempi non sospetti che qualcosa, anche in queste terre solitarie e dure, stava cambiando e stava trasformando anche il volto del mondo.
“Mutazioni Genetiche”, il titolo dell’installazione di Ronda, con l’intento di spingere l’uomo oltre i suoi limiti: con la sua piramide d’oro e la sua vegetazione desertica, si poneva come obiettivo quello di esplorare il Monte Bianco sotto tre grandi aspetti. Quello estetico, in quanto il Massiccio era, fino al 1990, ancora incontaminato e assumeva le caratteristiche di un paradiso dove l’uomo non era arrivato in massa; l’aspetto filosofico per la posa della piramide dorata che conferiva alla montagna un’aura di eternità, la stessa delle piramidi, da 5000 anni simbolo di una perfezione intramontabile; infine l’aspetto sociale, forse il più importante, anche alla luce del mondo che cambia.
Quest’ultima facciata, quella sociale, ci restituisce una doppia immagine della montagna più alta d’Europa: da una parte la neve e la silenziosa maestosità del Monte Bianco, dall’altra la vegetazione desertica dei cactus, creati e posizionati da Ronda. In questo senso, l’artista si disse spiazzato dall’eventualità che a più di 4500m un giorno potrebbe esserci della vegetazione, significava che qualcosa nel mondo stava cambiando, eppure nel 1990 era ancora lontano lo spauracchio, ora quotidiano e assordante, del cambiamento climatico globale.
Oltre al video di Ronda con Datrino, Passino e Cosson (guide alpine di Courmayeur ndr.) in cima al ghiacciaio della Brenva, nelle baite in località Pra Sec esporranno le loro opere fino al 25 agosto anche Beatrice Speranza, e le sue bellissime fotografie ricamate (“Presenze“), che riportano l’uomo in un contesto di dualità maschile/femminile e anche di elevazione/materialismo. Laddove il corpo rimane saldo a terra con una fotografia della realtà, il ricamo eleva lo spirito portandolo là dove vorrebbe andare, nell’infinita maestosità di una montagna che ancora oggi fa sognare migliaia di alpinisti.
Marco Di Giovanni ha portato a Courmayeur le sue Moleskine con cui ha realizzato “Mont Blanc“, un’installazione creata sulla stampa dei fusi orari delle famose agende decantate da Bruce Chatwin, dove si delineano skyline e confini e l’oro dei puntini di marcazione delimita il punto di svolta dove l’uomo riesce a penetrare la montagna e a farla sua per immergersi in una dimensione altra e diversa.
Accanto a Ronda le fotografie dipinte di Fabio Adani (“Pagine di Diario di Viaggio“), completano un ciclo che mette il Monte Bianco al centro di una riflessione e di un sogno. La sua maestosità, che spesso fa sentire l’uomo piccolo al suo cospetto, diventa in questo caso una porta di ingresso per sognare una vetta e iniziare un viaggio all’interno di un’atmosfera rarefatta come i quadri di Adani, della delicatezza della neve come nelle foto IMPRINTS realizzate da Midge Wattles e Ben K. Voss o nella durezza di una montagna che non perdona come rappresentano bene i sassi di Richard Tremlett all’ingresso della prima baita.
Celebrare il Monte Bianco per accedervi più facilmente e sognare di poterlo fare proprio; Glorianda Cipolla e il FAI permettono, con questa esposizione, di vivere la montagna sacra da un altro punto di vista: affascinante come una scalata in quota, romantico come un viaggio senza tempo.
La mostra è visitabile fino al 25 agosto dalle 14.30 alle 17.30 in località Pra Sec (Val Ferret – Courmayeur).