Musicastelle, con Willie Peyote il Cervino si è trasformato in un “jazz club di New Orleans”
“Di solito in posti del genere tutti fanno live acustici, ma noi facciamo lo stesso concerto di sempre perché vogliamo farvi prendere bene” spiega al pubblico Willie Peyote, che ieri ha portato un sound straordinario a 2500 metri, sulle sponde del Lago Goillet a Breuil-Cervinia. La location, una delle più suggestive proposte da Musicastelle Outdoor 2021, ha impressionato sia chi è giunto da fuori Valle per ascoltare il famoso rapper e cantautore torinese, sia i più assidui frequentatori delle nostre montagne. Tra il pubblico, molti hanno raggiunto il lago in telecabina da Breuil Cervinia fino alla stazione di Cime Bianche Laghi, mentre i più coraggiosi hanno preferito guadagnarsi il concerto a piedi per godersi ancora di più, dopo oltre un’ora e mezza di salita, la vista del Cervino riflesso nello specchio d’acqua.
Se circa due settimane fa Willie scriveva sui social che il concerto in barca vicino alle isole Eolie “ha dimostrato che un gruppo di barotti sabaudi può sopravvivere anche in mare”, dopo Musicastelle può dire di aver resistito egregiamente anche al vento e al sole di una location ad alta quota come quella di ieri. E lo ha fatto con stile, come al suo solito. Esordendo con alcune hit dei suoi album più vecchi ma ancora in cima alle classifiche, a cominciare da Non è il mio genere, il genere umano ed Educazione Sabauda, Willie ha poi proseguito con alcuni omaggi.
Prima di tutto, un must di ogni suo live, Portapalazzo, dedicato alla sua città, Torino, a cui è particolarmente legato. Poi, alcuni omaggi al cantautorato italiano che, insieme alla scena pop e rap americana, è uno dei suoi riferimenti fondamentali. In particolare, si è guadagnato fin da subito l’apprezzamento anche degli spettatori più attempati, cantando Vengo anche io. No, tu no, di Jannacci, e la sua reinterpretazione de Il bombarolo di De André, uscita nel 2019 all’interno dell’album collettivo Faber nostrum. Quest’ultimo progetto aveva reso a tutti evidente quanto molti giovani artisti italiani della scena rock, indie e pop si ispirino alla grande scuola del cantautorato nostrano.
Lo dimostra, nel caso di Willie, la volontà di porre sempre dei quesiti nelle sue canzoni, come spiega in un’intervista, “non perché la musica debba per forza essere politica o trasmettere qualcosa, ma perché io sono fatto così, sono pesante di mio e dopo un po’ mi stufo a non parlare di nulla”. E questa volontà di far riflettere divertendo la si è colta in tutte le canzoni proposte, da Quando Nessuno Ti Vede, a C’era Una Vodka, ma soprattutto nella famosa hit Io non sono razzista ma…, che il cantante ieri ha dedicato, con la sua solita ironia, a Chiellini.
Il tono è diventato meno sagace e più emozionato sulle note di La Tua Futura Ex Moglie, che ha dedicato al grande amico Libero De Rienzo, mancato qualche giorno fa di infarto, per cui Willie ha postato un cuore spezzato sui social. Sulle parole “Andrai comunque / Andrai come se n’è andato chiunque / Per come sei potresti andare ovunque / Andrai come se n’è andato chiunque” Willie ha posto un accento particolare, come per rivolgere al suo amico un intenso addio, velato dal solito cinismo che tocca anche i temi più pesanti.
La voglia di “far prendere bene il pubblico” è tornata con l’appello alla sua strepitosa band per un ritmo su cui si potesse “flexare”: ecco che si sono susseguite alcune hit dell’album Sindrome di Tôret e Iodegradabile, tra cui Ottima Scusa, Mango e Semaforo. Quest’ultima è stata presentata come un pezzo d’amore, “non perché ci capisca qualcosa d’amore ma perché dicono che piace”. Ma, dietro alla sua solita ironia, Willie nasconde riflessioni profonde anche sull’amore ai tempi dei social che, come spiega in un’intervista, “rendono tutti più infedeli perché oggi si hanno molte più chance che in passato e l’occasione fa l’uomo ladro”. E così, “L’amore è come fare uno spettacolo / Che duri il tempo di un semaforo”, di fronte al quale Willie è “il solo spettatore”, l’unico che rimane a guardare da lontano senza capirci nulla (o forse il solo a capirci qualcosa).
Preceduta dall’esclamazione “in fondo io sono zarro dentro”, il singolo proposto a Sanremo 2021 Mai Dire Mai ha scatenato anche gli spettatori meno esperti, che fino a quel momento non avevano riconosciuto molte canzoni e avevano guardato con un misto di stupore e divertimento i giovani che ripetevano ogni barra a memoria.
Di fronte al coro “se non metti l’ultimo noi non ce ne andiamo”, Willie ha proposto ancora un paio di brani, per concludere augurando “una bella giornata”. E il segnale è stato colto al volo da tutti i fan più accaniti, che hanno intonato insieme al cantante la prima strofa di Che Bella Giornata. “L’unica mia canzone che ascolto volentieri e che mi rappresenta”, l’ha definita una volta l’autore, “perché mi ricorda che ogni tanto ho creduto nelle mie idee”. Scritta quando si è licenziato dall’odiato lavoro in un call center, la canzone ha permesso a Willie di concludere il concerto su un tema “troppo poco trattato in Italia”, quello del lavoro, e di coinvolgere il pubblico al punto da alzarsi in piedi e ballare per la prima volta, dopo un concerto piuttosto tranquillo a causa delle restrizioni sanitarie. E ringraziando i fan per la bella giornata (questa volta senza ironia), Willie ha invitato tutti ad essere liberi, un po’ come suo padre gli aveva consigliato nella telefonata vera registrata a sua insaputa il giorno del suo licenziamento, contenuta all’interno del brano: “Se c’è qualcosa che ti dà fastidio, qualunque cosa sia, smetti di sopportare, e vai”.