Nicola Allieta, da Aosta al successo della docuserie SanPa

10 Gennaio 2021

È il caso cinematografico di questo inizio 2021, anche se la sua fama non passa dalle sale cinematografiche, con una produzione controversa che accende i riflettori sulla comunità di recupero più famosa d’Italia (e per molto tempo d’Europa). SanPa fa parlare di sé e dietro a questo lavoro c’è anche un valdostano: Nicola Allieta, che non è solo un tassello di un grande lavoro, ma colui che, con un team di altissimo livello, ha reso possibile tutto lavorando alla produzione.

La docuserie ripercorre la storia della comunità, alle porte di Rimini, guidata da Vincenzo Muccioli, dalla nascita ai problemi giudiziari, passando per l’apice della sua popolarità, quando, nel pieno del problema dell’AIDS, era uno dei pochi luoghi che aveva deciso di farsi carico di chi era preda di una delle dipendenze che più ha colpito l’Italia tra gli anni ’70 e ’80: l’eroina. La storia raccontata parte dalla fine del 1970, ma si protrae fino alla morte del fondatore di San Patrignano, avvenuta nel 1995.

Vincenzo Muccioli

Il lavoro della produzione, pur essendo fondamentale alla creazione di un’opera, è spesso il meno conosciuto: “Fare produzione – racconta Nicola -, vuol dire scoprire la giusta storia e cercare il modo più opportuno per portarla al pubblico, che sia al cinema o in televisione. Con SanPa siamo partiti da una idea del mio socio Gianluca Neri e abbiamo creato un team creativo e distributivo di eccellenza. In particolare, dopo diverse idee, ci è sembrato che la docuserie potesse essere il format più adatto per raccontare le vicende di San Patrignano; ho proposto il progetto a Netflix, società con cui collaboro da anni, e la storia ha attratto il loro interesse. Da lì abbiamo iniziato tre anni di lavoro intenso che hanno portato alla realizzazione di questo progetto. Mi ha sempre affascinato come da una idea, da una storia e uno script si possa far partite un progetto cinematografico che metta insieme in modo collaborativo diverse persone lavorando per uno stesso scopo.”

SanPa, sul Set

Prima di SanPa la vita universitaria e lavorativa di Nicola lo ha portato fuori dalla Valle e in particolare in giro per il mondo, pronto, attraverso esperienze e studi, a scoprire un mondo complesso, ma assolutamente affascinante, che si snoda tra l’Europa e gli Stati Uniti: “Ho studiato management in una Business School francese, l’ESCP Europe, e poi ho fatto un master di 3 anni passandone uno a Torino, poi a Londra e a Parigi. Dopo Parigi ho vinto il bando Master dei Talenti della fondazione CRT e ho trascorso un anno a San Francisco lavorando nel mondo del venture capital. Sono stato per 4 anni a NY e mi sono trasferito a Londra lo scorso settembre”.

La Francia, e Parigi, hanno un ruolo importante per Nicola, che inizia a lavorare nell’Esagono dopo una internship in un fondo di investimento inglese specializzato nel cinema e gestito dal premio Oscar, per Shakespeare in Love, David Parfitt e da Ivan Mactaggart, produttore di Loving Vincent. Dopo questo primo stage, lavora per Studio Canal a Parigi e successivamente inizia esperienze nella distribuzione di film, documentari e serie TV su piattaforme on demand come Apple TV, Amazon Prime Video e Netflix. La chiave di lettura per lavorare alla produzione di un film o di una serie è capire quali possano essere i temi interessanti e in grado di suscitare interesse nel pubblico, ma soprattutto cercare fondi e finanziamenti.

Oltre al “caso” che ha generato, SanPa è anche la prima docu-serie originale italiana Netflix, motivo di orgoglio in più per Nicola e per coloro che hanno lavorato alla sua produzione: “Questa è stata una fantastica esperienza, piena di responsabilità. Cosima Spender, la regista, è stata una scelta immediata, ammiro il suo lavoro fin dai tempi del documentario Palio (premio al montaggio Tribeca Film Festival 2015 n.d.r.), le ho inviato il pitch e qualche settimana dopo ci siamo incontrati per iniziare a lavorare su SanPa. Abbiamo allora proposto il progetto a Valerio Bonelli che è un fantastico montatore, che ha supervisionato un team di tre altri montatori e di due assistenti che hanno fatto parte del team fin da subito; team fondamentale che ha lavorato e analizzato più di 300 ore di archivi e 180 ore di interviste; mentre per la fotografica abbiamo lavorato con il DOP Diego Romero, che lavora regolarmente con il regista Roberto Minervini. E per la musica abbiamo avuto il piacere di lavorare con Eduardo Aram che aveva già avute esperienze per altri progetti Netflix”.

Nonostante il lavoro di Allieta lo porti comprensibilmente a girare il mondo e a lavorare all’estero e nelle grandi metropoli, il suo legame con la Valle D’Aosta non è mai venuto meno, e chissà che un giorno non ci sia Aosta al centro di una sua produzione: “Mi piacerebbe un giorno passare più tempo ad Aosta, sono ancora molto legato alla Valle e appena posso ritorno anche solo per qualche giorno”.

 

 

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