Opera d’arte tra le opere d’arte, Box Ch 24 al Castello Gamba fa il pienone

20 Gennaio 2019

Un insolito modo di intendere l’arte, la performance della compagnia Qu.Bi Teatro ideata e diretta da Gilles Cheney, ha fatto rivivere il Castello Gamba nel pomeriggio di domenica 20 gennaio, portando i suoi attori tra le sale del museo di Châtillon, come spiega lo stesso regista: “Ho iniziato a voler portare BOX CH 24 in questo museo diversi anni fa, ma ce l’ho fatta solo ora; con Alessio Zemoz abbiamo curato molto la comunicazione e volevamo essere chiari sul fatto che non si trattasse di una pièce canonica. Abbiamo portato delle opere d’arte in mezzo alle bellissime opere esposte qui al Gamba e sono molto felice del risultato. Sono da sempre affascinato dall’arte performativa e questo progetto è al cento per cento performance: portare l’arte contemporanea in mezzo alle opere contemporanee”.

Otto attori e attrici hanno dato vita a uno spettacolo interattivo, spesso disturbante per approccio, ma sempre con l’obiettivo principale proprio dell’arte: interrogare e dare modo agli spettatori di pensare e riflettere. I personaggi si distribuiscono così in tutte le sale del museo, proponendo un personale percorso emotivo, raccontando la loro quotidianità e facendo riflettere sull’io e sulle diverse anime che le persone custodiscono: “Mi interessava avere un ventaglio molto diverso di personaggi – continua Cheney -, ma il centro di tutto rimane sempre l’ambivalenza e la differenza tra quello che mostriamo e esibiamo come un trofeo e quello che abbiamo dentro, le nostre paure e il nostro vero essere”.

Cheney e Qu.Bi teatro riescono nel creare personaggi estremamente diversi tra loro, spesso sfuggenti, ma al tempo stesso profondi e accattivanti: se Margaret alterna momenti di grande sconforto a sorrisi estasiati davanti all’Ercole di Arturo Martini (esposto nella sala 1 del livello A del Castello), Amanda e Sergio si incontrano e si dividono, con l’indifferenza di lei che contrasta la disperazione silenziosa di lui, pronto a creare imbarazzo e stupore tra i visitatori svenendo per terra o rincorrendo la sua bella; provare a prendere l’ascensore con Muriel potrebbe diventare quindi il viaggio più lungo dell’esistenza dello spettatore, con una donna totalmente estraniata, imprigionata nel suo essere bambola eppure incapace di controllare tutto.

Nono personaggio della performance la barca, quel suono che riecheggia nelle sale e che, rappresentando l’imprevisto della vita, obbliga i protagonisti a fare i conti con loro stessi, a spogliarsi, a vedersi attrarre dalla scatola che, come una gabbia, imprigiona e libera, mettendo a nudo l’essenza di ognuno di loro. Gli attori vengono attratti dalla scatola e in questa si liberano e diventano loro stessi, facendo i conti con quello che ne deriva.

Un successo di pubblico per una performance audace e molto complicata, ma molto schietta e interessante, che ha fatto rivivere un museo non facile da affrontare come il Gamba, custode di bellissime opere di arte moderna e contemporanea, unico nel suo genere in Valle d’Aosta: “Questo museo è bellissimo, la sua struttura e tutte le sale sono magnifiche, ma ha bisogno di esistere in maniera più vitale e per questa opportunità ringrazio l’Assessorato regionale dei Beni Culturali e Viviana Vallet, che hanno creduto nel nostro progetto”.

 

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