Racines, le radici che uniscono musica e cultura
Venti musicisti, ieri sera sul palco dello Splendor, hanno dato vita a Racines. Il progetto, inserito nell’offerta culturale della Saison, ha portato in scena le radici delle percussioni occidentali.
La realizzazione del progetto è stata resa possibile da una rete di collaborazioni che, come radici, si spingono oltre i confini regionali e nazionali. I venti musicisti fanno parte di quattro diverse realtà: la Scuola di Formazione e Orientamento Musicale – SFOM di Aosta, il Conservatoire de la Vallée d’Aoste, il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino e l’Ensemble Artistique de Bolomakoté.
Venti musicisti, insieme, per suonare le musiche di Yaya Ouattara, direttore dell’Ensemble, con gli arrangiamenti di Riccardo Balbinutti, Mauro Gino e Marco Giovinazzo. Nell’esecuzione dei brani Orodara, Donso Kan, Tama, Kewali e Bioworo Fani si distingue, tra vibrafoni e marimbe, il suono prodotto dal balafon, antenato delle percussioni.
La musica di Yaya Ouattara nasce a Bolomakoté, centro culturale dell’antica città di Bobo Dioulasso in Burkina Faso. Riesce ad essere internazionale e, al contempo, valorizza la cultura tradizionale burkinabé. Riflette l’esperienza del suo compositore che dall’Africa è partito per girare il mondo con le tournées dei Farafina, gruppo musicale di cui ha fatto parte per diversi anni. Europa, Asia e America per poi tornare nella sua terra di origine, dove nel 2014 ha fondato l’Ensemble Artistique de Bolomakoté. Ascolta, prima ancora di suonare, e accoglie le influenze musicali degli altri Paesi. “Quando incontro un musicista, non suono soltanto. Cerco di imparare dalla persona con cui collaboro”. Ciò che ha appreso negli anni lo ha insegnato ai componenti dell’Ensemble e ha lasciato che la musica tradizionale africana si aprisse ai differenti generi, dal jazz alla musica classica.
L’idea del progetto ha radici recenti, nasce circa due anni fa a Bobo Dioulasso. Durante un concerto la musica di Yaya Ouattara suscita l’interesse del percussionista Marco Giovinazzo, che da più di quindici anni frequenta il Burkina Faso e insegna alla SFOM di Aosta. Quell’incontro, seguito da impegno e collaborazione, ha portato ieri sera allo Splendor gli artisti burkinabé. A fine aprile, le prime prove insieme. Cariche di sintonia e coinvolgimento, definite dall’artista “c’est jouer avec”.
“La musica non è la guerra, è il dialogo tra strumenti. – spiega Yaya Ouattara – Bisogna saper suonare e lasciare il posto anche agli altri”. Racines valorizza il mondo delle percussioni, ma lancia un messaggio più profondo. Il progetto, presentato il 3 maggio al Conservatorio di Torino e il 4 maggio al Rivoli Musica di Avigliana, è un valido esempio di cooperazione culturale che abbatte le divisioni e ricorda che “l’unione fa la forza”.