“Regen’Art”: la mostra che trasforma il recupero in arte
Quando il recupero della materia incontra il linguaggio dell’arte, nascono progetti innovativi ed ecologici capaci di rigenerare lo scarto rivedendo al contempo le regole dell’espressione culturale: è proprio questa la finalità di “Regen’Art”, iniziativa espositiva di Cracking Art promossa dall’Associazione Forte di Bard di concerto con la Cogne Acciai Speciali di Aosta. La mostra, pensata e allestita all’interno dello stabilimento e del plesso museale nonché incarnante l’essenza stessa della più che mai attuale “Regeneration Culture”, è stata presentata nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella mattinata di oggi, venerdì 21 ottobre.
L’esposizione
L’idea di allestire una esposizione all’interno dell’azienda prende forma e vita con il posizionamento nel corridoio dell’azienda di un lupo di colore blu che rappresentasse una sorta di legame tra l’attività della fabbrica e l’arte prodotta con plastica riciclata.
“Arricchire il nostro stabilimento con alcune sculture retroilluminate significa creare attrattiva e curiosità tanto verso la mostra in sé quanto verso una attività siderurgica innestata all’interno di una realtà turistica capace di mitigarne attraverso il potere della cultura l’aspetto maggiormente industriale”, ha commentato Monica Pirovano, amministratrice delegata della Cas. “L’iniziativa si trova dislocata, grazie alla proficua collaborazione con il Forte di Bard, su di un doppio polo espositivo che vuole divenire occasione di sviluppo futuro e gioco interterritoriale con le sedi museali nostrane”.
“Regen’Art” si innesta in aggiunta quale simbiotico rapporto tra industria e città compenetrato da una condivisione dei medesimi scopi ecologici e valoriali nonché arricchito da una cooperazione tra individui che vivono e si prendono cura del proprio territorio.
“In un immaginario di sviluppo che fonda radici nella convivenza civile e nella preservazione personale del tessuto urbano, la pratica del riciclo di materiale di scarto non può che aggiungere piacere e bellezza al nostro paese”, ha osservato il sindaco di Aosta Gianni Nuti. “Ciò ci permette, a monte, di aprire i nostri occhi verso qualche cosa di meraviglioso nonché di regalare a noi stessi e agli altri piccoli segni di vita nuova che colorino le spesse volte monotone e identiche a se stesse giornate”.
“Presenza culturale e valore aziendale”
A seguito dell’inaugurazione ufficiale prevista nei locali del Forte di Bard mercoledì 26 ottobre, a decorrere da giovedì 27 ottobre e sino a giovedì 27 aprile, il museo della bassa Valle ospiterà ben cento coloratissimi animali facenti il paio con le 71 installazioni della Cas, peraltro eccezionalmente visitabili con cadenza mensile.
“Abbiamo colto con estremo piacere la proposta di lavorare assieme allo stabilimento del capoluogo impegnandoci in un progetto che combina due elementi non sempre in dialogo tra di loro quali presenza culturale e valore aziendale“, ha osservato invece Ornella Badery, presidente dell’Associazione Forte di Bard. “A questo va a sommarsi la prerogativa della nostra sede di divulgazione di nozioni e ricerche concernenti i cambiamenti climatici nonché sui mutamenti alla drammatica situazione ambientale attuale che il potenziamento di riciclo e pensieri green può apportare”.
Cracking Art
Collettivo nato e tuttora assieme dal lontano 1993, Cracking Art guarda da sempre alle fabbriche italiane quali luoghi di produzione industriale e culturale.
“Riveste particolare interesse in tal senso il parallelismo riscontrato la tra la lavorazione di un rifiuto quale l’acciaio inossidabile da noi rigenerato e reinserito in ambito aziendale e il recupero artistico della plastica da applicare al campo del bello e della cultura”, ha constatato Eugenio Marzorati, amministratore delegato della Cas. “Non a caso il nostro stabilimento applica una forma di raccolta differenziata totale volta a sollecitare la coscienza collettiva verso una sostenibilità sempre più intensa e un riciclo sempre maggiore”.
I variopinti animali installati nelle due sedi vengono formati attraverso prototipi e stampi che, in un circolo del tutto virtuoso e in un clima di curiosa correlazione, hanno come loro scheletro proprio una culla in acciaio.
“Il dialogo con coloro che producono cultura del riuso riveste un ruolo fondamentale per una azione direzionata alla sempre maggiore sostenibilità ambientale”, ha commentato Kikko di Cracking Art. “Se è vero che all’avvio della nostra iniziativa era quantomai difficoltoso reperire le plastiche base per il confezionamento delle nostre opere, diviene quantomai urgente a oggi ripensare il nostro modo di agire nonché investire in una ottica della rigenerazione non soltanto dei materiali ma anche della mentalità cittadina”.