Sotto i vestiti di Lame un nuovo talento valdostano del rap prova a prendere il volo
“Questo è il mio sfogo, il mio viaggio“, canta Lame, all’anagrafe Samuele Lame, giovane aostano della band D+, al suo primo EP solista: “Sotto i Vestiti“. Amante del rap italiano, Lame inizia a scrivere i primi brani nel 2018 e insieme al suo gruppo hip hop pubblica alcuni singoli e, nel 2022, il primo album-mixtape del gruppo: “Musica al Contrario”.
Classe ’98, il giovane aostano dimostra una grande padronanza della metrica e della ritmica propria del rap, lo stile che più di tutti lo identifica, ma questa maturità gli permette di indagare altri campi musicali, mescolando stili o semplicemente andando a cercare ispirazione agli antipodi del suo stile, in un giro di pianoforte o in una ballata.
Il suo primo lavoro, “Sotto i vestiti“, insegue la voglia e il bisogno di mettere nei brani il suo universo, la sua personalità, proprio come se l’ascoltatore potesse andare sotto i vestiti del giovane rapper, per scoprirne paure ed emozioni nella maniera più intima. In un panorama hip hop e rap in continuo movimento, Lame pone un accento decisamente importante sul “cantato“, avvicinandosi molto a un hip hop stile Frah Quintale, ma anche Willie Peyote, duro nelle parole, ma dolce nelle melodie, sempre ben studiate, anche grazie alle produzioni di tutti i brani (tra cui NK Music e 8een), e alla supervisione di Marzio Fachin (Block Rockin’ Beats) e di Raffaele “Neda” D’Anello che, con il suo studio di registrazione (MeatBeat), mette a segno un altro goal, credendo in un giovane artista dalla penna e dalla voce promettenti. Il lavoro di Lame non è solo quello di associare un beat, una melodia, a una scrittura davvero ben fatta (in “Debolezze”, il beat della coppia Block Rockin’ Beats viene riempito con i Cicli Troiani di Paride, ndr.), ma è di cercare un sound diverso, che possa dirsi “contaminato“, come nel pezzo Giornate dove piano ispirato da Cavia)´e beat, accompagnano un testo per nulla scontato.
Un EP di sei brani che promette bene e che apre la strada a un altro artista che non ha bisogno di “imitare” il solito “rap che fa brutto“, per lasciare spazio a un hip hop elegante e per nulla improvvisato.