“Trinità”, il cortometraggio autoprodotto di due giovani valdostani alla ricerca del “metarealismo”

23 Ottobre 2017

“Mi sono interrogato su come si potesse realizzare un cortometraggio che parlasse dell’umanità in generale senza sforare nel titanismo o nell’allegoria. Dalle discussioni con Lorenzo è nata la volontà di realizzare 'Trinità', un cortometraggio che potesse soddisfare il nostro appetito creativo e darci la possibilità di mettere in scena una storia a noi cara”.

E l'appetito, guardando su YouTube il corto – al limite del mediometraggio, visti si suoi quasi 34 minuti – dev'essere stato soddisfatto. Dietro “Trinità” ci sono due ragazzi giovanissimi, Lorenzo Antonicelli e Jacopo Mochet, che mettono in scena una quotidianità che mescola la solitudine alla spiritualità religiosa – evidente dal largo uso dell'iconografia religiosa, anche se “depotenziata” nell'esaltazione –, rendendo però i protagonisti quasi “diafani”, immersi come sono nella vita di tutti i giorni: “I personaggi sono profondamente soli – spiega Jacopo Mochet – radicati nel loro isolamento e incapaci di uscirne. Abbiamo voluto che Dio fosse molto presente in quest’opera, perché Dio è angosciante, Dio fa paura e Dio guarisce. Riteniamo che la spiritualità sia un aspetto fondamentale nella vita di ognuno e abbiamo rappresentato in 'Trinità' il rapporto che ogni personaggio intrattiene con la spiritualità. Noi proveniamo da esperienze religiose molto diverse, io sono ateo e Lorenzo è cristiano, in questo corto c’è un pezzo di noi”.

Il cortometraggio non è solo un discorso che ruota intorno alla religione, ma anzi si avventura in altri “campi” dell'essere le cui tracce si stampano sui volti e nelle azioni dei protagonisti interpretati dalle attrici Florence Bovet e Giorgia Russo, con un “cameo” di Guillaume Gerbelle. Come spiega ancora Mochet, infatti, “in 'Trinità' non si parla solo di Dio, si parla di arte e di passione, passione che trasforma i personaggi in individui autentici in quanto profondamente dediti a qualcosa. Si parla di delusione, di sconfitta e di rinascita, di distruzione e rinuncia, ma anche di comunanza, amicizia e speranza”.

Con, al centro, l'essere umano, tanto contraddittorio quanto profondo, tanto superficiale quanto semplice: “Il nostro obiettivo – racconta ancora Jacopo – era quello di indurre lo spettatore alla riflessione: i personaggi in effetti sono uomini qualunque, senza doti particolari, la cui storia non merita più di altre di essere raccontata. Ma è proprio questo che ci interessa, l’uomo comune che si ritrova da solo di fronte al dubbio metafisico di Dio e alle tempestose asperità dell’esistenza. Non mancano comunque l’umorismo, la battuta, lo scherzo. I drammi di ogni personaggio non sono eventi soltanto tragici, ma sono in realtà la base per una rinascita che è diversa per ognuno”.

Uno “specchio del reale più autentico”, che hanno portato i due registi a definire “Trinità” un’opera “metarealista”: “Il metarealismo è un linguaggio artistico che sto sviluppando da qualche tempo e che ha incontrato il favore di Lorenzo. Questo corto è metarealista per il suo approccio con la realtà: non tutto ciò che è rappresentato è reale, alcune scene rappresentano allucinazioni, visioni, aspettative, crediamo che il reale non abbia maggiore dignità dell’errore e del sogno, e proprio come nell’esistenza vera non esistono distinzioni marcate fra ciò che è sensibile e ciò che è sovrasensibile. L’essenza del metarealismo è questa: la realtà è incompleta senza la mediazione percettiva e intellettiva dell’individuo”.

L'esordio dei due giovani – Jacopo studia Lettere Moderne all'Università di Bologna mentre Lorenzo frequenta l'ultimo anno del Liceo classico – galleggia agilmente tra sacro e profano, tra il profondo ed il superficiale ma anche nella sottile linea di demarcazione che divide il significato dal “non sense”. Un esordio che ha anche obiettivi futuri: “Ora stiamo inviando il cortometraggio a vari concorsi cinematografici – spiega ancora Mochet – nella speranza che il nostro lavoro possa essere apprezzato anche da un pubblico di esperti, di 'addetti ai lavori' per così dire. Ci teniamo molto a sottolineare che abbiamo fatto tutto da soli, ho creato personalmente le scenografie per questo corto, predisposto autonomamente le stanze e le varie location, la sceneggiatura che ho scritto è originale e tutto è stato autoprodotto limitando al massimo le spese”.

Secondo cortometraggio dei due ragazzi, che però sarà probabilmente anche l'ultimo: “'Trinità' – conclude Jacopo – è la seconda produzione che realizzo con Lorenzo, abbiamo girato il cortometraggio 'Di una Stagione' nell’autunno scorso. Possiamo dire di aver notato la grande differenza qualitativa che intercorre fra un cortometraggio e l’altro, di questo siamo molto soddisfatti e molto orgogliosi. Probabilmente 'Trinità' rappresenta la nostra ultima collaborazione insieme, ma questo non arresta il nostro fermento creativo: io sto sviluppando il concetto di metarealismo e mi sto dedicando alla scrittura di un romanzo, Lorenzo invece sta già pensando a nuove produzioni cinematografiche”.
 

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