“Una risata ci salverà”. Lella Costa dà spettacolo sulle pari opportunità

08 Aprile 2009

“Ragazze e dintorni”, l'iniziativa promossa dalla Presidenza della Regione, dall’Usl e dai Comitati di pari opportunità, ha ospitato l'attrice milanese per una appassionata conversazione al femminile che, grazie alla numerosa partecipazione e all'abilità della conduttrice, ha spaziato tra gli argomenti più diversi. Al salone delle manifestazioni di palazzo regionale sono state illustrate le iniziative concrete intraprese dai Comitati di pari opportunità, in particolare dei “piani triennali di azioni positive” che riguardano specialmente la sfera lavorativa, ma soprattutto si è parlato per parlare, per sensibilizzare, per coinvolgere, per non dimenticare, per confrontare.

Pur nella serietà e nella complessità degli argomenti, non sono mancati gli spunti per una esilarante dose di ironia, palese o velata, che spesso modifica le prospettive; ricorda infatti la Costa: “L'ironia cambia il modo di vedere le cose, una risata alleggerisce il fardello e qualche volta svela aspetti diversi e piacevoli delle situazioni”.

La serata al Giacosa vede ancora protagonista la Costa che bissa con il monologo “Ragazze” e rapisce il popolo del teatro con un racconto mitologico, inframezzato da ironiche riflessioni sui nostri luoghi comuni, accompagnando il tutto con l'elegante presenza e la voce calda che sono tra i suoi marchi di fabbrica.

Il mito di Orfeo ed Euridice, appassionante e struggente, pare avere poco a che fare con il nostro tempo e il nostro spazio, ma Lella Costa lo presenta offrendo infiniti spunti di riflessione sull'amore come vissuto oggi e sui rapporti tra uomini e donne, tra culture, età e desideri diversi.

Davanti al dramma di Orfeo, privato dell'unica donna che abbia mai amato e che mai amerà, si sorride ancora perché ci si domanda da sempre cosa mai l'abbia spinto a voltarsi e, consapevolmente, perdere per sempre Euridice sulla via che la stava conducendo alla nuova vita. Si ironizza sul semplice gesto che Orfeo (per un momento metafora mitica di tutto il genere maschile) non avrebbe dovuto compiere per coronare il suo sogno di unione eterna con Euridice; ancora oggi ci si concede il beneficio del dubbio, l'amava troppo o troppo poco? E l'idea della conquista avvenuta, aveva già sufficientemente appagato il suo ego per permettersi di rinunciare a lei?

Nel sondare tutte le sfumature del mito, il monologo si sofferma anche sul punto di vista di lei, quella che voleva scappare da un Orfeo che la stordiva con i suoi canti e che fu forse punita per aver desiderato di fuggire? Euridice perde la vita due volte, la prima per essersi allontanata da Orfeo, la seconda perché lo stava seguendo. Viene da chiedersi qual'è la scelta giusta…quanto meno per sopravvivere, in fondo morire due volte è troppo perfino per una ninfa driade come lei! Come nella vita di sempre, i rapporti tra i generi creano infinite domande che spesso hanno più di una risposta e altre volte nessuna; tuttavia il fascino del mito non si esaurisce mai, solo molti secoli più tardi viene messa in luce la scelta positiva della sventurata, che nel regno dei morti con Ade aveva trovato un po' di pace e non stava poi così male, chissà se avrebbe davvero voluto tornare ad ascoltare i canti di Orfeo…

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