Bankitalia: l’economia valdostana cresce nel 2022, ma a ritmi più contenuti

28 Giugno 2023

Il 2022 è stato un anno di ripresa per l’economia della Valle d’Aosta, che però non è riuscita ancora a recuperare i livelli pre pandemia. A navigare a vele spiegate sono stati i comparti delle costruzioni e dei servizi, trainato quest’ultimo dal turismo, mentre la siccità ha portato ad un calo delle produzioni nel settore agricolo. E’ la fotografia scattata dal Rapporto annuale sull’economia della Valle d’Aosta di Bankitalia, presentato questa mattina alla Caserma Cesare Battisti di Aosta da parte di Paolo Emilio Mistrulli, vice capo della filiale locale e Luciana Aimone Gigio della divisione analisi e ricerca economica territoriale.

Nel 2022 la crescita dell’economia valdostana è stata meno intensa però rispetto al 2021 soprattutto perché rallentata dal rincaro delle materie prime, specie quelle energetiche, dall’aumento dell’incertezza dovuto alle maggiori tensioni geo-politiche internazionali, alimentate dall’invasione russa dell’Ucraina, dall’aumento dell’inflazione che ha frenato i consumi e gli investimenti e per via dell’incremento dei tassi d’interesse sui prestiti, a seguito dell’aumento di quelli di politica monetaria.

Fra i fattori invece che hanno spinto la ripresa Bankitalia annovera l’eliminazione delle misure di contrasto alla diffusione della pandemia, gli incentivi fiscali per la riqualificazione e il miglioramento dell’efficienza energetica del patrimonio immobiliare e la progressiva attenuazione delle difficoltà di approvvigionamento dei beni intermedi.

Lo stato di salute dei singoli settori

Le alte temperatura e la scarsa piovosità del 2022 si sono riflessi soprattutto sul settore agricolo che nel 2022 ha visto un valore aggiunto in calo. In particolare è stato registrato un calo consistente della produzione di foraggio (-38,5%, in quantità), di gran lunga la principale produzione agricola (95,7% della SAU nel 2020). Quasi tutte le altre produzioni del settore risultano in calo, ad eccezione dell’uva da vino (+20,7%, superficie coltivata invariata). Nonostante un’esportazione molto contenuta (0,6 mln di euro, su 960 mln di esportazioni complessive), nel 2022 si è visto un marcato aumento (+48,2%, a prezzi correnti). A crescere per il settore è stata anche l’occupazione.

Nell’industria il fatturato  è cresciuto nel 2022 per 2/3 delle imprese con più di 20 addetti e per il 2023 c’è la previsione di un aumento del fatturato sempre per 2/3 delle imprese. Sull’export il 2022 ha visto un +33,6% a prezzi correnti (+7,6 a prezzi costanti), soprattutto nel comparto siderurgico e dei prodotti alimentari, mentre nel primo trimestre del 2023 si è visto un calo (-10,9%), in controtendenza rispetto alla maggior parte delle altre regioni. Anche in questo settore cresce l’occupazione +10,0 % (-16,3 e -1,9, rispettivamente, nel 2020 e 2021).

E’ andata ancora meglio per le costruzioni, il “settore ripartito per primo”, la cui crescita è spinta dagli incentivi, in primi il Superbonus a cui si lega un +35% di fatturato, mentre le opere pubbliche equivalgono a un +12,5%. L’anno scorso il settore ha visto un aumento delle ore lavorate (+11,0%).
Bankitalia stima per il settore un’occupazione aggiuntiva pari al 3,1 per cento  (rispetto ai livelli occupazionali del 2019) in media in ciascun anno 2023-26.

A conoscere una “marcata ripresa” nel 2022 è stato anche il turismo, con un  +75,8% di presenze nel 2022 (-39,5 e -13,8, rispettivamente, nel ‘20 e nel ‘21). L’anno scorso sono raddoppiate in particolare le presenze di turisti stranieri, anche se sono ancora inferiori del 19,5 per cento rispetto al 2019, mentre le presenze di italiani hanno raggiunto i livelli pre-pandemia. La stagione estivo-autunnale del 2022 è stata migliore, seppur di poco, a quella del 2019, cosa che non è avvenuta invece per l’ultima stagione invernale.

Sulle famiglie Bankitalia fotografa l’aumento del  reddito disponibile (+5,7% in termini nominali) grazie alla ripresa dell’occupazione (+4,6% nel 2022, -8,2 e -4,6, rispettivamente, nel 2020 e nel 2021).  L’inflazione ha però eroso il reddito disponibile in termini reali, -1,2%; soprattutto per le famiglie con redditi più bassi.

Le famiglie

I prestiti alle famiglie sono aumentati (+4,1%) ma l’incidenza sul reddito rimane sostanzialmente invariata (22,6%) nettamente inferiore alla media nazionale (32,9%). Così come l’esposizione delle famiglie valdostane rispetto all’aumento dei tassi d’interesse è stata più contenuta, vuoi per la prevalenza dei mutui a tasso fisso (63% del totale), vuoi per ¼ dei mutui a tasso variabile, ma entro un certo limite.

La ricerca di Bankitalia ha voluto quest’anno poi puntare i riflettori su due grandi cambiamenti del 2022, da una parte i rincari energetici e l’inflazione, dall’altra la siccità.

Gli effetti dei rincari energetici e dell’inflazione secondo Bankitalia

In Valle d’Aosta l’inflazione è stata più contenuta rispetto a quella media nazionale (8,6% a dicembre in Valle d’Aosta contro l’11,6% della media nazionale). A spiegare questo dato secondo Bankitalia è il fatto che la dinamica dei prezzi è stata più contenuta in regione per tutte le voci di spesa, particolare per quelle riferite alle utenze (elettricità, combustili, acqua ecc), che nella composizione del paniere delle famiglie valdostane sembrano pesare di più.

Lato imprese per circa un terzo delle imprese di industria e servizi i costi di energia e gas sono raddoppiati rispetto all’anno precedente, ma solo il 10% circa delle imprese è riuscita a trasferire completamente i rincari sui prezzi, mentre un terzo circa delle imprese dei servizi e un quarto dell’industria ha sostenuto totalmente i rincari energetici senza riuscire a ribaltarne, almeno parte, sui prezzi di vendita.L’impatto è stato più forte per le imprese più grandi, mentre quelle più piccole rifornendosi prevalentemente da fornitori locali sono riuscite a contenere gli aumenti.

Gli effetti dei cambiamenti climatici secondo Bankitalia

Analizzando la siccità del 2022, Bankitalia evidenzia come diventando l’acqua un “bene scarso” si è innescata una “competizione” fra il settore agricolo con quello idroelettrico e con quello turistico. Per quest’ultimo la ricerca ricorda come “negli ultimi anni i cambiamenti climatici hanno interessato anche i comprensori posti ad altitudini superiori ai 2.000 metri” costretti a farvi fronte con l’innevamento artificiale, che però “risulta poco sostenibile in termini economici e ambientali, in relazione all’elevato impiego di acqua e energia che composta”.  Prima della Pandemia in Valle d’Aosta per l’innevamento artificiale sono stati consumati più di 2 milioni di metri cubi di acqua annui, andando ad incidere per il 7% sui costi totali di produzione delle società di impianti a fune.

Da qui la necessità, secondo Bankitalia di individuare delle alternative agli sport invernali, potenziando le attrattività culturali, sviluppando  un’offerta ricettiva con una gamma di servizi più ampi per andare anche a destagionalizzare i flussi turistici.

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