Casinò, Aggravi: “Nessuna strategia per far fallire l’azienda ma basta soldi pubblici”
Come nel poker, siamo all’ultima mano, ovvero è il momento di scoprire chi fra i giocatori sta bluffando. Il piatto è il futuro di un’azienda, la casa da gioco valdostana, ma anche il proseguo del cammino della maggioranza a 18.
Dopo un’estate passata a discutere sull’opportunità o meno di concedere al Casinò l’ultima tranche da 6 milioni di euro, prevista da una legge regionale approvata nel maggio 2017, la tensione è alle stelle e le fibrillazioni interne rischiano di far deflagrare la Giunta Spelgatti.
Per cercare di capire cosa sta succedendo e perché il momento è cruciale, abbiamo incontrato l’Assessore regionale alle Finanze, Stefano Aggravi che da tempo lamenta l’assenza di dati certi per assumere decisioni.
Il 17 agosto è stata presentata la bozza di bilancio agli organi di controllo, la Kpmg ha chiuso martedì la propria relazione, che è in pasto al collegio sindacale. Mi aspetto che ci venga consegnata oggi o domani. A questo punto gli elementi per andare in assemblea il 31 agosto non ci sono. Neanche Mandrake ci andrebbe. Immagino che se abbiamo aspettato tutto questo tempo, se prima l’Amministratore unico ha chiesto la decorrenza dei termini, delle difficoltà ci sono e verranno evidenziate nel progetto di bilancio.
Quali difficoltà immagina ci possano esser per giustificare il ritardo nella consegna del bilancio?
Probabilmente perché la continuità aziendale non è così certa.
Nel momento in cui avrete esaminato il bilancio cosa succederà?
Il bilancio non è banale perché è da questo che si può comprendere lo stato di salute della società e capire se ipoteticamente a giugno il piano stava in piedi. Inoltre il bilancio è fondamentale perché qualsiasi tipo di azione successiva che verrà intrapresa ha bisogno di atti formalizzati.
Quali potranno essere questi atti? La concessione della tranche da sei milioni di euro?
Aldilà della legge regionale 7/2017, come dice la “Madia”, nel momento in cui l’organo amministrativo si rende conto che c’è una situazione di emergenza deve adottare lui stesso un piano e procedere al risanamento dell’azienda. Nel famoso incontro del venerdì, terminato con un comunicato stampa congiunto, eravamo rimasti con una serie di valutazioni per poter poi attuare un piano.
Il socio ha già fatto la sua parte. Guardando alla “Madia” non ci sono chance, nuovi finanziamenti non possono esser dati e anche se si potesse, soltanto in forza di un serio piano di risanamento: sono soldi pubblici e bisogna comprendere soprattutto quale ne sia la finalità. La tranche fa parte di un impianto precedente che si è rivelato per “N” situazioni impraticabile. I 14 milioni dati finora dalla Regione sono serviti a coprire la Fornero, hanno immobilizzato un diritto acquisito e la responsabilità di questo non è solo della governance o del socio ma anche delle altre parti sociali.
Oltre ad un piano di risanamento avete individuato altre strade?
Si potrebbe procedere con un accordo di ristrutturazione del debito previsto dal 182 bis della Legge Fallimentare, ma sinceramente la vedo come una strada troppo lunga, senza contare che c’è bisogno di qualcuno che metta il “bollino” sopra quest’operazione. In ultimo si può pensare al concordato, ce ne sono di diversi tipi ma ovviamente è auspicabile quello in continuità, che prevede l’intervento del tribunale con l’arrivo di un commissario.
Qual è a suo giudizio la soluzione migliore?
Se io dovessi scegliere una strada, sceglierei il piano di risanamento. I proventi sono in diminuzione rispetto al piano, i costi del personale sono molti alti, la tensione finanziaria è presente e bisogna procedere o ad un consolidamento o ad una ristrutturazione del debito. Come avviene tutto questo? O con un piano dell’amministratore o con un piano, anche votato al prossimo consiglio regionale, che deve prevedere delle scelte coraggiose.
Insomma un serio piano di risanamento che incida significativamente sui costi del personale, valuti una serie di contratti in essere e certe esternalizzazioni e preveda una ristrutturazione del debito bancario.
Sul discorso dei costi è vero c’è stata una riduzione ma l’Ebitda è uno degli elementi, il vero problema si chiama Valore della produzione meno i Costi, io qui capisco se la struttura sta in piedi. Quello che preoccupa è avere aspettato così tanto tempo per arrivare all’approvazione del bilancio, questo sicuramente ha inciso pesantemente su qualsiasi soluzione. Lo spauracchio di Campione c’è.
In questi giorni si è parlato anche di un eventuale revoca dell’Amministratore unico?
Non avrebbe senso, così come non avrebbe senso revocare il collegio sindacale. Andrebbe contro il bene dell’azienda che noi abbiamo come faro, assieme al bene dei dipendenti ma soprattutto al bene dei contribuenti valdostani. E’ vero, come molti ricordano, che il Casinò ha portato tanto alla Valle, ma è anche vero che i contribuenti valdostani hanno portato tanto al Casinò. Da parte nostra non c'è nessuna strategia per far fallire il Casinò. Sono un esponente della Lega Nord, ma anche della Jeune Vallée d’Aosta, sono fortemente autonomista e non prendo ordini da Roma o da Milano. Il tentativo del sottoscritto è di tenere la barra dritta, soprattutto per il bene dei cittadini. Dobbiamo dimostrare loro che stiamo gestendo nel migliore di modi la loro proprietà, e soprattutto qui sta la rottura: l’ente pubblico deve tornare a fare l’ente pubblico
Il dossier Casinò ancora una volta rischia di far saltare una maggioranza.
Una maggioranza di questo tipo, ma qualsiasi maggioranza, con un simile dossier, avrebbe avuto problemi fra forze perché le visioni sono diversificate. Ci sono all'interno delle posizioni molto forti che fanno sì che il clima non sia positivo.
Ieri il consigliere Cognetta parlava di maggioranza tenuta sotto scacco da Chatrian e Marquis
La situazione Casinò ha inciso pesantemente su altri dossier importanti, come la variazione di bilancio che ha delle difficoltà, o ancora come i processi di nomina. Avere bloccato quest’ultime non è una bella cosa. Finaosta è importantissima. In organi collegiali non può scegliere d’imperio l’Assessore, possiamo poi parlare di candidati giovani o vecchi, ognuno può fare le sue leggi, ma prima di tutto vige la stabilità delle strutture, soprattutto delle aziende e della finanziaria regionale, che forse qualcuno non sta trattando in modo adeguato.