Cioccolato Vda: “Tante parole ma nessun fatto. La produzione? Mai partita”
“Parole al vento e promesse ma niente fatti”. Questa mattina c’erano anche i cinque dipendenti della Cioccolato Vda, l’azienda turca che ha rilevato gli stabilimenti ex Feletti, nell’incontro organizzato dal Savt con l’Assessore regionale alle Attività produttive, Stefano Aggravi, il direttore di Finaosta e il sindaco e vice di Pont-Saint-Martin.
Un’ora di confronto al termine del quale l’Assessore ha spiegato di aver avuto informalmente notizia del fatto che il proprietario potrebbe esser in Valle d’Aosta la prossima settimana. “Ci attiveremo fin da subito per rintracciare la proprietà e incontrarla. C’è la necessità di capire quali siano le intenzioni rispetto agli impegni che la proprietà si era presa” sottolinea Aggravi.
Per avviare l’attività in Valle d’Aosta la compagine turca aveva ricevuto un finanziamento di 4 milioni di euro da parte di Finaosta. “Nell’incontro avuto nel 2016 in Confindustria – ricorda Edy Paganin del Savt – erano state delineate grandi prospettive di sviluppo, all’epoca si pensava anche a un cioccolato territoriale con il genepy”.
Progetti rimasti sulla carta
“Siamo entrati in azienda il 2 agosto del 2016 – ricordano i dipendenti – e avevano promesso che entro metà settembre saremmo diventati 15 operai. Siamo rimasti invece solo in 5. In questi due anni non si è prodotto nulla, abbiamo fatto delle prove. Tre camion di tavolette, due dei quali sono stati portati via e non sappiamo che fine abbiano fatto mentre il terzo a poco a poco viene smaltito in giro per i negozi della Valle d’Aosta”. Nello stabilimento, raccontano i lavoratori – ci saranno ancora 23 pedane da 600 Kg l’una. “Quando lavoravamo per la Feletti usciva dalla stabilimento un camion ogni due giorni.”.
Niente produzione e tanto meno investimenti. “Non abbiamo visto neppure un euro” spiega Paganin. Poi a luglio gli stipendi hanno iniziato a non esser più pagati. “Già prima c’erano stati dei ritardi – proseguono i dipendenti – ma abbiamo aspettato. Anche a luglio ci siamo detti è un mese, attendiamo ancora”. I cinque lavoratori per già passati per l’esperienza Feletti e quindi hanno capito che non si poteva più tacere la “pesante situazione” che stavano vivendo.