Concessioni idroelettriche, Argirò (Cva): “Le gare mettono a rischio l’autonomia energetica dell’Italia”

31 Maggio 2022

Dal caro bolletta alla siccità, dal bilancio della società al superbonus, passando per il Ddl Concorrenza, che ieri ha strappato il primo via libera al Senato e che ora passa all’esame della Camera. Di questo e tanto altro abbiamo parlato con l’Amministratore delegato di Cva, Giuseppe Argirò.

Perché se Cva produce energia elettrica da fonti rinnovabili è comunque coinvolta dagli aumenti del gas?

Il 50% della produzione di energia elettrica in Italia è legata al gas, nel senso che è termoelettrica. Questa cosa determina un effetto trascinamento duplice: aumenta il prezzo del gas per i consumi di famiglie e imprese e fa aumentare il prezzo dell’elettricità, perché la produzione è termoelettrica e quindi il gas aumentando, fa aumentare il costo di produzione dell’energia elettrica prodotto con questa fonte.
Questo avviene anche per il meccanismo con cui si fissa il prezzo, legato al fatto che il prezzo dell’energia elettrica viene determinato da un equilibrio perfetto fra domanda e offerta, e per mantenere questo equilibrio, sotto il profilo tecnico, la normativa prevede che venga remunerato il prezzo più alto, altrimenti mancherebbe una quota di energia necessaria all’equilibrio del sistema. Se non si remunerasse il prezzo più alto, le aziende, come oggi quelle del termoelettrico, lavorerebbe in perdita, ma lo potrebbero fare per un periodo limitato. Dato che la rete non si può permettere di non avere tutta l’offerta a disposizione, si remunera il costo più elevato. Questo crea un effetto trascinamento su tutta l’offerta di energia.

Producendo a costi inferiori CVA in questo momento sta quindi guadagnando?

In questa fase noi abbiamo delle opportunità per costruire margini positivi per il futuro perché, e qui viene il secondo elemento tecnico, le aziende come Cva operano sul mercato dell’energia elettrica con contratti a termine.
Operare sul mercato a termine dell’energia significa che per stabilizzare i prezzi nel tempo, e quindi stabilizzare i ricavi, con un approccio industriale prudenziale tipico di una società partecipata, e quindi remunerare gli investimenti, si segue l’andamento dei prezzi sul mercato ufficiale dell’energia elettrica e, in funzione del loro andamento, si collocano dei pezzi di portafoglio di energia che si andrà a produrre negli anni successivi. Questo lo si fa per stabilizzare nel tempo i ricavi. I prezzi dell’energia di quest’anno non sono quindi i prezzi di oggi dell’energia, perché, per tutti gli operatori industriali non speculativi, la maggior parte dell’energia è venduta in una fase precedente.
Come Cva abbiamo costruito un’operazione finanziaria rilevante al fine di poter garantire alla società di operare in sicurezza cogliendo le opportunità che il mercato nazionale ed europeo hanno offerto. Ciò garantirà di stabilizzare i risultati anche per i i prossimi anni in sicurezza, grazie ai quali si potrà produrre importante valore per il territorio e tutti gli stakeholder della Valle d’Aosta.

Ritorniamo alle bollette, quali margini ha CVA per ridurre gli aumenti?

Nel nostro paese abbiamo due regimi: di maggior tutela e di libero mercato. Nel regime di maggior tutela il prezzo lo fissa l’Autorità per l’energia, secondo algoritmi matematici nei quali entrano in gioco tutte le variabili di cui abbiamo parlato prima. Quando invece il cliente è in regime di libero mercato ha la possibilità di ricevere degli sconti, cosa che abbiamo fatto a tutti i nostri clienti. Uno sconto del 40%, che ha ridotto in modo sostanziale gli aumenti. In regime di maggior tutela abbiamo ancora sul territorio circa 16.000 a fronte degli altri  80.000 che siamo riusciti a far passare al libero mercato. La volontà è di prorogare questa offerta fino a che servirà, per andare incontro alle esigenze delle famiglie. Per le imprese si stanno stipulando accordi con le associazioni e promuovendo strumenti che fissino il prezzo nel tempo (PPA). Tutti gli strumenti che la normativa ci mette a disposizione saranno utilizzati per andare incontro alle esigenze del territorio.

Nel 2029 scadranno la maggior parte delle concessioni idroelettriche, fra cui quelle di Cva. Il Governo sembra intenzionato con il Dl Concorrenza a procedere con le gare. Come reputate questa scelta?

Il tema delle concessioni è stato gestito malissimo a livello nazione. Contrariamente peraltro alle raccomandazioni della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale, che indicava la strada della tutela ai fini della sicurezza energetica nazionale attraverso anche la proroga delle concessioni e la tutela della “italianità” delle stesse, il Governo ha deciso di procedere con una privatizzazione. Ricordo che ad oggi il 70% della produzione nazionale è realizzato da società o pubbliche o partecipate. A tale scelta siamo contrari perché quello che è successo in questo paese negli ultimi 10/15 anni è che non si è fatto altro che costruire ostacoli normativi da un lato allo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia e tra queste l’idroelettrico e dall’altro attuare un processo di liberalizzazione delle concessioni che nessun altro paese europeo sta attuando. Secondo gli obiettivi del Green Deal europeo dovremmo realizzare 57 gigawatt entro il 2030, ma oggi siamo fermi a 2 all’anno. Questo avviene perché dietro le procedure autorizzative ci sono dei meccanismi che non tengono conto della priorità ambientale di contrastare il cambiamento climatico, attraverso la produzione di energia pulita. Occorre fare delle scelte e trovare un corretto punto di equilibrio soprattutto in una fase critica come quella che stiamo vivendo sotto il profilo energetico e geopolitico.

E’ necessaria una significativa opera di semplificazione altrimenti con questa normativa continueremo ad andare avanti a due gigawatt all’anno e continueremo a consumare gas. Io credo che in ragione dell’attuale quadro bellico si debba oggi costruire un assetto di legislazione di emergenza che porti nell’arco di un triennio ad un’accelerazione della realizzazione degli impianti rinnovabili per arrivare a superare i 63 gigawatt. Questo è possibile solo con una forte accelerazione con grandi semplificazioni e con la nomina un commissario nazionale con poteri di deroga alle norme per intervenire laddove necessario.
Se si seguisse un tale percorso le aziende sarebbero pronte a mettere in campo investimenti enormi. L’Europa con RepowerEU sta andando in questa direzione. E’ la direzione giusta. Spero che l’Italia segua.

Nuove autorizzazioni ma anche proroga delle attuali concessioni

Se dobbiamo rilanciare gli investimenti per garantire l’autonomia strategica energetica del paese l’ultima cosa che dobbiamo fare sono le gare, peraltro in Europa siamo gli unici a farle, una cosa inconcepibile. Il rischio, per come vengono impostate le gare, è che molti soggetti privati che hanno fatto un sacco di soldi con gli idrocarburi, pur di avere al proprio interno asset di tipo rinnovabili, sono disposti a scommettere qualsiasi tipo di cifra, anche investendo con una redditività negativa, almeno all’inizio. Salvo poi in seguito intervenire per riequilibrare i conti, inizierà a tagliare i costi di personale, degli investimenti, di manutenzione, ma anche di presidio del territorio.

Questa scelta è sbagliata, quindi, non solo dal punto di vista dell’autonomia energetica, ma anche della sicurezza. Occorre rilanciare subito gli investimenti e per farlo occorre una proroga come altri paesi europei come la Francia ad esempio stanno già facendo.

Come la siccità si ripercuote sulla produzione di energia idroelettrica?

I dati sono drammatici, questo è il segno dell’inizio del cambiamento climatico. Quello che sta accadendo, per noi come azienda non ha precedenti nella storia degli ultimi 20 anni. Ha ripercussioni serie, rischiamo un calo della produzione importante, sull’ordine del 20%. In Piemonte le centrali si sono già fermate, mentre sull’arco alpino il quadro non è ancora chiaro, la neve cumulata è un terzo rispetto agli altri anni, non è chiarissimo quale sarà l’effetto, potrebbe essere che si sciolga velocemente e quindi si rischia un calo della produzione rilevante.

Nei mesi scorsi CVA ha annunciato e avviato due importanti operazioni finanziarie. Come stanno andando?

Il primo bond da 50 milioni di euro è un’operazione già chiusa e perfettamente riuscita.

Adesso stiamo uscendo con la seconda tranche di 500 milioni di euro. Abbiamo già costruito l’assetto organizzativo per la prossima emissione, che siamo convinti sarà un’operazione di successo per l’azienda, al netto del fatto che purtroppo ci troviamo in un contesto di mercato molto complesso. Saremo pronti per fine giugno, dopodiché in funzione di quello che sarà il quadro sceglieremo il timing per uscire con l’emissione, che andrà a sostenere il piano strategico di sviluppo per i prossimi 5 anni che l’azienda si è data.

In Valle d’Aosta ha mosso i primi passi in qualità di dirigente di Iren per sondare l’interesse ad una joint venture. Da Amministratore delegato ora ritiene sia ancora necessaria quell’alleanza?

Al momento a mio avviso non è necessaria nessun tipo di alleanza industriale.

CVA sta anche operando nel campo dell’efficientamento energetico attraverso lo strumento del superbonus. Come sta andando?

Bene, ma purtroppo abbiamo alcuni vincoli normativi legati e una situazione di tensione sul mercato delle forniture che ci impediscono di superare una certa quantità di attività e di fatturato in proporzione al fatturato globale. Adesso siamo alla fase operativa con un portafoglio clienti molto significativo sul territorio.

CVA chiuso il Bilancio con ottimi risultati siete soddisfatti?

La società ha chiuso il miglior bilancio di sempre frutto dello straordinario impegno di tutte le persone che in essa operano e di una guida salda del board che ha gestito la società in questi mesi attraverso una fase davvero complessa. Risultati ottenuti grazie all’operatività prodotta con la capacità industriale territoriale e valorizzata all’esterno del mercato della Valle, utilizzando le opportunità che il mercato ha offerto e sta offrendo. Il risultato sarà un importante ricaduta per il territorio in termini di valore prodotto per tutti gli stakeholder.

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