Coronavirus, dopo la chiusura dei comprensori si cercano soluzioni per gli stagionali

09 Marzo 2020

Chiusi ufficialmente a partire da oggi i comprensori sciistici valdostani per l’emergenza legata al contenimento del Coronavirus – l’ufficialità è stata comunicata ieri dalla Regione –, l’incognita resta ancora.

Il problema che porta con sé poco più di un mese di chiusura anticipata degli impianti è la gestione dei lavoratori, soprattutto gli “stagionali”, e di ciò che succederà da ora in avanti.

La macchina è partita, e anche se la notizia è fresca ci si sta muovendo per tutelare i dipendenti che hanno visto la stagione interrompersi bruscamente: “È ancora un po’ presto – spiega Ferruccio Fournier, Presidente dell’Avif, l’Associazione valdostana impianti a fune –, ma per le misure di supporto da prendere in Regione si stanno decidendo degli incontri, e per cominciare ne abbiamo stabilito uno con le organizzazioni sindacali con le quali abbiamo da sempre un rapporto ottimo. Dopo esserci incontrati ci presenteremo assieme in Regione”.

Fondamentale, infatti, è tutelare i lavoratori i cui numeri sono importanti: “I dipendenti sono un po’ meno di mille – prosegue Fournier –, 350/370 circa dei quali hanno un contratto a tempo indeterminato e circa 600 sono invece stagionali”.

La formula, come ad esempio una “cassa integrazione in deroga”, sono ancora da mettere sul tavolo e già oggi si comincerà a discuterne come nella Pila SpA, che ha in programma un CdA straordinario per questo pomeriggio.

Una stagione “azzoppata”

La stagione invernale “record” che si profilava fino a qualche tempo fa resterà dai numeri alti, ma inevitabilmente la chiusura anticipata si farà sentire.

“Il trend stagionale è sempre andato abbastanza bene, compatibilmente con l’andamento meteo – spiega ancora il Presidente Avif –. La settimana di Carnevale aveva visto una crescita buona, con il 24% di primi ingressi in più rispetto allo scorso anno. Avremmo avuto assolutamente la stagione migliore degli ultimi anni, ma è chiaro che chiudendo 30/35 giorni prima non sarà così e saremo probabilmente sotto le cifre dello scorso anno perdendo anche la Pasqua”.

“Sperando che l’emergenza sanitaria si risolva in fretta – chiude Fournier –, è un ‘arrivederci’ alla fine del mese di novembre”.

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