Dal 2017 posta a giorni alterni anche in Valle. I sindacati proclamano lo sciopero
Nei primi mesi del 2017 la posta verrà consegnata anche in Valle d'Aosta a giorni alterni con la conseguente perdita di posti di lavoro. La denuncia arriva dai sindacati che hanno proclamato una giornata di sciopero per il prossimo 4 novembre.
"Questa riorganizzazione – sottolineano le Organizzazioni Sindacali – là dove è partita non ha portato né un aumento di efficienza né soddisfazione da parte dei cittadini. La Posta va recapitata tutti i giorni e la riorganizzazione deve essere fatta con investimenti mirati alla qualità del servizio, all'efficienza delle consegne, alla valorizzazione della straordinaria rete logistica aziendale". Ad oggi il servizio postale viene coperto per il 18% da assunzioni a tempo determinato che con la riorganizzazione verrebbero meno.
La riorganizzazione, denunciano i sindacati, potrà avere effetti anche sull'apertura di alcuni uffici "in zone poco funzionali dove è minore il rendimento, ma che per noi sono fondamentali per la copertura dell'intero territorio regionale". In altre parti d'Italia si è, infatti, partiti con un servizio ridotto come già avviene in alcuni uffici delle vallate valdostane per arrivare poi alla chiusura definitiva.
"Da tempo lamentiamo una carenza di personale – spiegano Slc Cgil e Cisl Slp – legato alle uscite per pensionamento o esodo (Nda una decina fra il 2016 e il 2017) che non vengono rimpiazzate. A tutt'oggi l'azienda non ha dato nessun tipo di disponibilità alla loro sostituzione. Tutto questo porterà inevitabilmente ulteriori disagi penalizzando il servizio quotidiano. Ciò che oggi interessa realmente a Poste Italiane è l'aspetto finanziario a discapito del resto".
I sindacati inizieranno domani a incontrare i lavoratori in Assemblea per discutere la situazione, per spiegare le motivazioni che hanno portato alla proclamazione dello sciopero e per decidere ulteriori azioni da mettere in atto.
"Poste è un patrimonio di tutti i cittadini – continuano Cisl Slp e Slc Cgil – non si possono chiudere uffici postali solo perché in zone disagiate, non si può continuare ad ignorare la necessità di personale agli sportelli e non si può trattare il lavoratore postale come fosse un venditore a cottimo, spinto solo a collocare prodotti in un insana ed inefficace rincorsa all'obiettivo di budget".
La protesta delle sigle sindacali è legata anche alla privatizzazione di Poste italiane. Già l'anno scorso un 35% dell'azienda era passato in mano privata, un decreto prevede la cessione delle altre quote restanti. "Il Governo Nazionale non ascolta, ha sospeso in questi giorni l'operazione, ma tiene efficace il decreto che stabilisce la cessione dell'ulteriore quota del 30% ad azionisti privati e la cessione rimanente del 35% a Cassa Depositi e Prestiti".