“Eat Biodiversity”, Valle d’Aosta e Valais assieme per valorizzare la carne delle Alpi

05 Febbraio 2020

“Per qualcuno è solo carne, per noi è quella valdostana”.

La pubblicità come spesso avviene, punta subito al sodo e funziona meglio di mille parole per spiegare “Eat Biodiversity”, il progetto interreg tra Italia e Svizzera che ha messo in contatto le regioni confinanti dei due paesi con un obiettivo solo: valorizzare e promuovere le carni di montagna e – per quello che riguarda noi – quelle prodotte dalle bovine e dagli ovicaprini di razza valdostana, a braccetto con le “Fleurs d’Hérens” elvetiche.

In ballo, nel progetto targato Arev – l’Associazione degli allevatori valdostani – e Service de l’Agriculture del cantone del Valais, azioni e campagne di promozione tradizionale, social e digitale messi a disposizione dei vari operatori (allevatori, macellai, ristoratori e commercianti), ma anche contributi economici per il potenziamento dell’utilizzo della carne valdostana e della sua offerta.

“Questo progetto partito a metà 2018 ed ora alle fasi conclusive – spiega il direttore Arev Edi Henriet – ha degli obiettivi molto ambiziosi, soprattutto la valorizzazione del prodotto delle razze autoctone di montagna, aumentando la sua competitività e valorizzando biodiversità attraverso un’operazione di promozione del marchio e delle attività commerciali che vuole fidelizzare gli operatori della filiera anche dopo la conclusione del progetto, perché possa proseguire in maniera autonoma”.

I numeri degli aderenti, al 31 dicembre scorso, parlano di un’iniziativa di successo e raccontano di una rete composta, in Valle, di 84 operatori aderenti suddivisi in 5 allevamenti con agriturismo, 17 allevamenti con vendita diretta, 40 HoReCa (cioè Hotellerie-Restaurant-Catering), 9 Macelli e sezionamenti, 2 pastifici, 2 salumifici e 9 Punti vendita.

Di questi 84, 49 hanno aderito direttamente a “Eat Biodiversity”: “Un buon successo – spiega il Presidente Arev Dino Planaz -, in controtendenza rispetto al dato italiano che vede una diminuzione di consumo di carne rossa di cui risentiamo anche noi. Il lavoro dei nostri operatori è molto apprezzato per le sue caratteristiche ma non abbiamo mai avuto la vocazione del consumo. Oggi c’è questa possibilità e un posto sul mercato in cui inserirsi, per l’allevamento e per il territorio”.

Dati che confermano il trend, dal momento che dati i capi macellati e messi sul mercato valdostano sono stati 2.535 nel 2019, a fronte dei 1.725 nel 2015.

La presentazione del progetto interreg “Eat Biodiversity”

Un progetto, ma anche un “brand”

La spinta comunicativa, però, passa anche da altre vie, ormai difficili da ignorare: “Una grossa fetta degli allevatori – spiega invece Diego Bovard, coordinatore tecnico della Sezione Ovi-caprina, Manifestazioni ed Etichettatura della carni di Arev hanno creato percorsi di differenziazione del prodotto grazie ai loro punti di vendita diretta, oppure facendo investimenti strutturali e promozionali. Abbiamo messo in piedi anche dei test di degustazione alla Cidac, con una quarantina di famiglie che acquistano carne ed un questionario che ci ha dato risposte interessanti, come il fatto che carne valdostana, come tenerezza, sia tra il buono e l’ottimo”.

Ma non solo: “Abbiamo avviato un sottodisciplinare anche per gli ovini e caprini – prosegue Bovard – ed un disciplinare per l’uso del marchio che chi fa parte dell’Arev utilizza. Stiamo inoltre chiudendo un manuale di buone prassi igieniche ed uno studio preciso di packaging per la vendita del prodotto, anche attraverso buste sottovuoto personalizzate. Questo ci servirà come base per sviluppare un sistema di comunicazione comune a tutti, riducendo anche i costi del packaging”.

A questo si aggiunge un ricettario e la “label” “Viande de chez nous” da utilizzare per gli eventi sul territorio, ma anche il potenziamento del sito internet e dei social (Facebook, Instagram e YouTube) dedicati alla carne valdostana.

Soddisfazione che arriva anche dalla parte elvetica, come testimonia Blaise Maître dell’Office valaisan de l’économie animale: “Abbiamo due territori con una storia diversa – ha spiegato – ed una filiera già in piedi, ma anche delle razze uniche al mondo che condividiamo al di là delle frontiere ed è importante lavorare per farle conoscere al mondo e far sapere alle persone che possono mangiare carne di qualità, ecologicamente sostenibile, di prossimità prodotte da allevatori in legame diretto con consumatori. Abbiamo risposto favorevolmente e in fretta a questa iniziativa per far conoscere questa filiera ‘premium’ della carne”.

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