Gli albergatori pronti a ripartire: “I nostri rappresentanti politici devono decidere, e devono farlo subito”

12 Maggio 2020

Su 460 risposte al questionario lanciato venerdì scorso da Adava oltre 430, equamente suddivise sui vari comprensori turistici della regione, hanno dato una risposta chiara: le attività ricettive della Valle sono pronte a ripartire.

L’indagine è stata indirizzata alle 780 imprese associate tra cui le strutture alberghiere propriamente dette, tutto il mondo dell’extralberghiero, dell’open air e delle varie attività agrituristiche che comprendono affittacamere, chambre d’hôtes, campeggi, villaggi turistici, bed&breakfast, case e appartamenti per vacanze, case per ferie, ostelli, dortoir, rifugi alpini e agriturismi.

188 di loro vorrebbero provare ad aprire già nelle prime due settimane di giugno, mentre 137 hanno invece indicato la seconda metà del mese ed il restante una riapertura partire dal 1° luglio.

“Nonostante la situazione di totale incertezza nella quale ancora viviamo – spiega il Presidente Adava Filippo Gérard –, questa risposta è un chiaro segnale della volontà, del coraggio e della determinazione con cui gli imprenditori della ricettività stanno affrontando questo difficile momento”.

Un esito che “assume un significato ancora più importante se consideriamo lo stato di smarrimento che permane a oltre due mesi dal cosiddetto lockdown. Sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, stiamo partecipando a molte riunioni e tavoli organizzati a livello regionale e stiamo chiedendo in tutti i modi vengano approvate con urgenza una serie di misure straordinarie che diano risposte concrete e tangibili al mondo del turismo, in quanto questo è sicuramente il settore maggiormente colpito e penalizzato da questa crisi e che necessiterà di maggior tempo per la ripresa”, aggiunge Gérard.

Il momento delle scelte della politica

Ciò che Adava chiede è che si scelga, e che lo si faccia in fretta. E lo chiede tra le righe del suo sondaggio, così come lo fa “in chiaro” il suo Presidente: “Stiamo chiedendo alla politica regionale che faccia delle scelte, che abbandoni la logica del piccolo contributo a tutti, che faccia un’attenta analisi di quali sono i settori maggiormente colpiti, ma soprattutto che faccia una previsione di quali comparti avranno necessità di maggior tempo per recuperare il terreno perduto e concentri le proprie risorse maggiormente su queste attività. Come peraltro stanno facendo quasi tutte le altre regioni italiane, adesso è urgente immettere liquidità nelle aziende, annullare tutta una serie di imposte e contributi a cui i nostri imprenditori non riusciranno far fronte (penso ad esempio all’Imu e alla Tari), introdurre importanti incentivi economici per quelle imprese che con coraggio decideranno di assumere personale per la prossima stagione estiva, sostenere con azioni concrete un settore che tutti, a parole, dicono essere fondamentale per il sistema economico della nostra Regione”.

Il richiamo di Gérard è quello al “coraggio di esercitare la nostra autonomia” per avere le condizioni di “riaprire quanto prima senza il terrore di essere soggetti a controlli e adempimenti che spesso si limitano più ad aspetti formali che sostanziali. In poche parole, i nostri rappresentanti politici devono decidere, e devono farlo subito, se vogliono continuare a sostenere un settore che crea benessere, occupazione e gettito fiscale (e che contribuisce a sostenere anche l’apparato amministrativo regionale) o se dobbiamo contare esclusivamente sulle misure anticrisi che arriveranno dallo Stato centrale”.

Il lavoro di squadra tra pubblico e privato

“Il momento è drammatico – prosegue il presidente Adava –, a mio avviso è necessario unirsi e fare un lavoro di squadra dove tutti, ente pubblico e mondo imprenditoriale, facciano la loro parte e la facciano con la consapevolezza che è necessario affrontare le cose in maniera diversa. Noi riapriremo le nostre aziende mettendo in conto che sarà tutto molto più complesso, l’ente pubblico deve cominciare a ragionare su come proporre in modo diverso alcune manifestazioni e non semplicemente annullarle. Un esempio su tutti è la Foire d’été, tradizionale manifestazione estiva che si svolge all’aperto nelle vie del capoluogo cittadino nel mese di agosto, annullata con 3 mesi di anticipo”.

La ricetta è una sola: “Se vogliamo sopravvivere dobbiamo dare un segnale – chiude Gérard –, dobbiamo imparare a convivere con questo problema, mettendo in atto tutte le misure possibili per limitare il contagio da Covid-19, ma cercando di ritrovare una sorta di normalità. Ad oggi abbiamo assistito soltanto a messaggi di chiusura, di annullamento di manifestazioni, mentre in altri territori italiani e non si ragiona su aperture con modalità differenti”.

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