Green Pass e sciopero, trasporto pubblico locale a rischio
Il rischio che domani alcune corse del trasporto pubblico locale saltino è reale. Tanto che le aziende che gestiscono il servizio per conto della Regione hanno scritto una lettera per segnalare i possibili disagi all’utenza e essere sollevate dalle penali previste dal contratto. Missiva che sembra non essere piaciuta alla Regione, che nella risposta ha ricordato alle aziende come i trasporti siano dei servizi pubblici essenziali e ha chiesto loro di attivare ogni iniziativa possibile per contenere al massimo, se non a eliminare, eventuali disfunzioni nei servizi di trasporto.
Venerdì 15 ottobre entrerà in vigore l’obbligo per tutti i lavoratori di Green Pass, ma è sopratutto lo sciopero proclamato dalla Federazione italiana sindacati intercategoriali e dalla Confederazione sindacati autonomi federati italiani, ritenuto illegittimo da parte della Commissione di garanzia, a preoccupare le aziende.
“Disagi ce ne saranno” sottolinea Jean-Pierre Calliera, Presidente della Vitagroup. “Alcune corse salteranno sicuramente”. Il problema della sostituzioni di eventuali assenti per sciopero e di chi sarà sospeso esiste, anche perché “in tutta Italia c’è crisi del personale viaggiante”.
“Una volta – ricorda Mirko Dayné della Svap – le patenti si prendevano durante il servizio militare. Oggi non tutti possono permettersi un investimento iniziale di oltre 5mila euro”.
Nell’azienda che copre il bacino della Plaine di Aosta e della media Valle, sono 3 o 4 i dipendenti sui novanta totali che hanno già annunciato di non volersi vaccinare e effettuare i tamponi. “Se restano 3 o 4 riusciremo a far fronte a queste assenze, certo dovranno saltare le ferie. Sono invece oltre una decina quelli che ci hanno comunicato che andranno regolarmente a farsi dei tamponi”. I controlli del Green Pass verranno effettuati nella sede Svap e a campione sui mezzi per chi non prende servizio in sede.
Alla Vitagroup il quadro è più incerto. “Lo vedremo venerdì mattina. Ho dipendenti che si sono già messi in malattia e altri in permesso di paternità. Chi non vuole vaccinarsi o fare il tampone troverà un metodo. Basandoci anche su dati emersi a livello nazionale calcoliamo un 20% della nostra forza lavoro che potrebbe venire meno”.