I dipendenti del J.B.Festaz “Vorremmo essere rassicurati anche noi…”
E’ con trepidazione che i dipendenti del Festaz hanno ascoltato e letto (TGR sera del 19/01 e La Stampa del 20/01) la presa di posizione della Regione rispetto “a percorsi di privatizzazione nei servizi di assistenza agli anziani”. Il riferimento, certo, era a ciò che si sta discutendo nella Comunità Gran Paradis, e forse anche ad un certo tipo di servizi: quelli cosiddetti “di assistenza” che si differenzierebbero dai servizi “sanitari”.
Ma si può anche ritenere che, nella categoria più ampia dei “servizi di assistenza”, vi si inseriscano tutti i vari servizi a carattere socio-sanitario con livelli diversi di intensità assistenziale, appunto. E, comunque, anche al Festaz, rispetto al destino dei servizi, solitamente definiti a carattere “sanitario” – R.S.A. e Nucleo Alzheimer – si è voluto cogliere un segnale distensivo, una presa di coscienza, da parte della Regione.
Se, infatti, è stato posto un doveroso occhio di riguardo al bisogno dell’anziano, che di per sé, e soprattutto se istituzionalizzato, è portatore di fragilità, quanto più è necessario garantire continuità e qualità della prestazione nei servizi a carattere “sanitario”, per la loro intrinseca delicatezza.
L’attenta presa di posizione della Regione suggerisce, inoltre, che da parte della Stessa vi sia un’ampia consapevolezza dell’importanza rivestita dai servizi di R.S.A. e Nucleo Alzheimer nel corso degli ultimi anni nel soddisfare delicati bisogni di assistenza. Questi servizi hanno necessitato di specifica formazione del personale, acquisizione di abilità relazionali, tecniche ed organizzative e la “messa a punto” del team lavorativo: solo contro ogni logica tutto questo investimento di risorse potrebbe essere perso con un colpo di spugna.
Sempre la stessa dichiarazione conforta rispetto alla consapevolezza che, se si ritiene che l’anziano sia tutelato dalla presenza del medesimo personale, questo succede ancora di più se il personale in primis è tutelato, almeno non avendo l’ansietà quotidiana di perdere il proprio posto di lavoro. Ciò si aggiunge – non esclude – la consapevolezza della necessità di un processo riorganizzativo finalizzato ad una gestione più oculata delle risorse.
I lavoratori si chiedono, quindi, se le rassicurazioni sono tali da poter evitare di continuare a difendere in ogni sede il proprio posto di lavoro.
Lettera firmata