I precari contro il decreto scuola che oggi approda alla Camera: “Non dà risposte, a settembre sarà il caos”
La pioggia scrosciante non ha fermato i “Professori senza cattedra” che ieri pomeriggio si sono ritrovati in piazza Chanoux per “difendere il diritto di tutti a una scuola sicura che garantisca continuità e qualità agli studenti, soprattutto dopo mesi di emergenza sanitaria”.
Una trentina di docenti, in rappresentanza di tutti gli insegnanti che anni si ritrovano in cattedra, ogni settembre, senza aver mai avuto accesso all’incarico di ruolo, ha protestato con cartelli e striscioni contro il precariato, o meglio contro “la supplentite” che affligge la scuola italiana da ormai tantissimi anni.
Il Decreto scuola in approvazione alla Camera
La soluzione avanzata dagli stessi insegnanti negli ultimi mesi, cioè la stabilizzazione tramite concorso per titoli e servizi, non è stata raccolta però da chi, a Roma, avrebbe potuto finalmente risolvere l’annoso problema. Il Decreto scuola approvato dal Senato la scorsa settimana, sarà discusso oggi alla Camera in una seduta “fiume”, cioè senza interruzioni, dopo che ieri il Governo aveva posto e ottenuto la fiducia proprio sul decreto stesso. Il testo contiene le regole per concludere l’anno scolastico in corso, e quelle per l’avvio del prossimo, oltre alle indicazioni per il concorso straordinario per 32mila docenti precari. La prova inizialmente prevista a risposta multipla è stata modificata: sarà a risposta aperta, sempre al computer e differente per ogni classe di concorso, e si svolgerà durante l’anno scolastico 2020/2021.
“A settembre ci sarà il caos”
“I concorsi che originariamente dovevano svolgersi in agosto – ha commentato ieri una delle referenti del gruppo Professori senza cattedra, Alessandra Biagi – adesso si svolgeranno ad ottobre, dunque non consentiranno di avere docenti in cattedra il primo settembre, perché tutti noi saremo nominati solo più avanti. Quindi cosa succederà? Ci sarà il caos, anche perché si dovranno recuperare gli apprendimenti e supportare i ragazzi in un recupero di attività didattiche che sono state tralasciate per forza durante la didattica a distanza, in un momento in cui si dovranno predisporre piani di emergenza e progettazioni per i ragazzi a lungo termine. E noi mancheremo, come mancherà gran parte delle risorse a livello di organici”.
“Un accordo politico che non da risposte”
I Professori senza cattedra la definiscono “una soluzione politica, che ha cercato di unire le varie idee portate avanti da diversi soggetti e le proposte dei vari partiti politici. Un accordo politico che non dà risposte alle esigenze della scuola in un momento che in cui, invece, si sarebbe davvero potuto fare la differenza”.
A Roma, per sostenere le iniziative degli insegnanti, c’era il Senatore Albert Lanièce. “Il Senatore ha portato avanti le nostre istanze – spiega ancora Biagi – che però non sono state accolte dalla maggioranza e in particolare dal Movimento 5 stelle, quindi si è trovato lui stesso a dover trovare faticosamente un accordo scontrandosi con una ministra e un ministero che non erano disposti a scendere non diciamo a compromessi, ma ad un accordo ragionevole alla luce dell’emergenza in atto”.
Una di queste esigenze, riguardava le ormai note classi pollaio. “Alcune classi vanno necessariamente dimezzate – continuano i Professori senza Cattedra – perché arriviamo anche a 28 alunni, con un distanziamento tra i banchi minimo, insufficiente anche solo per effettuare i compiti in classe. E’ ovvio che per un rientro in sicurezza si dovranno dimezzare e questo comporterà giocoforza un potenziamento degli organici, perché altrimenti la soluzione sarà un ricorso ‘importante’ alla didattica a distanza, e questo noi lo riteniamo insostenibile per i ragazzi che invece necessitano di socialità e relazioni con i docenti che li hanno seguiti. Allo stesso modo è assolutamente insostenibile per le famiglie, impegnate in un’attività lavorativa e che non possono, per difficoltà oggettive, seguire i loro figli, e a cui non possiamo demandare né l’istruzione dei loro figli ma neanche un supporto, perché il supporto deve essere fornito dalla scuola con delle misure idonee e adeguate, e con degli insegnanti che garantiscano la continuità didattica”.
In Valle è possibile seguire un’altra strada?
Ora l’attenzione dei Professori senza cattedra si sposta sul governo regionale. “Abbiamo parlato con l’assessora Certan e abbiamo chiesto un tavolo di confronto. I nostri colleghi delle altre regioni lo hanno già fatto, quindi a maggior ragione, in una Regione Autonoma a Statuto Speciale, pensiamo possa essere una strada percorribile. Se c’è la volontà di confrontarsi e di mettere mano al problema, una soluzione si può trovare qui in Valle. Abbiamo chiesto inoltre che nella Conferenza Stato-Regioni vengano portate le esigenze del territorio e del personale docente valdostano”.
L’incontro tra docenti e Regione si è svolto mercoledì 3 giugno. “Le assunzioni a tempo indeterminato del personale docente regionale – spiega invece l’Assessora Certan – sono disposte ordinariamente a copertura di tutti i posti vacanti, attingendo, ovviamente, dalle graduatorie utili per le assunzioni in ruolo. Nel corso degli ultimi anni sono state bandite diverse procedure concorsuali nel settore scolastico, nel 2012, nel 2016 e nel 2018, e sono state disposte annualmente le assunzioni a tempo indeterminato per la copertura dei posti vacanti attingendo da tali graduatorie. Le uniche supplenze annuali su posti vacanti sono pertanto conferite o per mancanza di candidati idonei nelle graduatorie utili per assumere in ruolo o perché i posti non rivestono stabilità sul triennio”.
“Occorre comunque ricordare – aggiunge Certan – che il settore scolastico è caratterizzato anche da un precariato fisiologico derivante dalla necessità di assumere docenti a tempo determinato per la copertura di posti che non sono vacanti, ma che sono disponibili per l’intero anno scolastico per effetto di situazioni particolari (part-time, distacchi, mobilità annuale dei docenti di ruolo, etc.) o per sostituire docenti che si assentano temporaneamente nel corso dell’anno scolastico (malattia, congedi tutela della maternità, etc.)”.
La “regionalizzazione” degli insegnanti?
Da una parte, Certan chiude una porta: “Un concorso disciplinato in modo autonomo dalla Regione, come richiesto da alcuni precari, analogamente a quanto avvenuto in altre province autonome – spiega –, non è fattibile stante l’applicazione al personale scolastico della Valle d’Aosta delle norme di stato giuridico ed economico del corrispondente personale appartenente ai ruoli dello Stato e ciò anche con riguardo alle procedure di reclutamento, fatto salvo l’ulteriore requisito di piena conoscenza della lingua francese con il conseguente riconoscimento economico previsto da specifiche leggi regionali”.
Una soluzione, anche se tutta da costruire, c’è: “Un percorso diverso – conclude l’Assessora – presupporrebbe la regionalizzazione dei ruoli del corpo insegnante. È una strada che si può anche intraprendere, non appena sarà possibile, ma ovviamente con la condivisione della categoria”.