Il governo vuole mettere fuorilegge la cannabis light, la preoccupazione dei produttori valdostani
La cannabis light “fuorilegge” come le sostanze stupefacenti. È questa la conseguenza della proposta di emendamento del governo Meloni al DDL Sicurezza, in discussione alla commissione Affari costituzionali e Giustizia della Camera. “È vietata l’importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa (Cannabis sativa L.) coltivata, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii da esse derivati”, recita il testo dell’emendamento.
In questo modo, l’obiettivo del governo è di dare un’interpretazione più chiara e restrittiva della legge 242 del 2 dicembre 2016, che consente la coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis cosiddetta light, ossia con un livello di THC (il principio attivo che dà effetti psicotropi) inferiore allo 0,2%. Una mossa che fa seguito al tentativo – non riuscito – di mettere fuorilegge l’olio di CBD con un decreto lo scorso anno.
È di due mesi fa la notizia che la Germania ha legalizzato la Cannabis in toto. “Mentre il mondo va avanti, l’Italia, dopo essere rimasta al palo per anni, cerca di uscire dal limbo tagliando definitivamente il discorso legato alla cannabis light”, dice Daniele Pierini che, nel suo Piccolo Laboratorio Alpino di Verrayes, coltiva e produce cannabis legale e altri prodotti. “In Francia, ad esempio, l’olio di CBD fino al 20% è considerato un integratore, mentre al di sopra è un farmaco per cui serve la ricetta medica. Qui non si è mai voluto regolamentare la faccenda, tant’è che l’olio di CBD è venduto come cosmetico, con tutto quello che ne deriva per la sicurezza dei consumatori”.
Ora questo emendamento rischia di mettere nuovamente a rischio un settore che in Italia occupa circa 10.000 persone, una filiera che va dalla coltivazione alla lavorazione alla vendita. “Tutta la filiera cadrebbe, ci sono agricoltori ed imprenditori che hanno investito anche diverse decine, se non centinaia, di migliaia di euro, e sarebbero costretti ad abbandonare tutto”, continua Pierini, che sta già pensando a un “piano B”.
Dopo la paura del 2023, il settore si è compattato ed è pronto a muoversi per le vie legali: “L’Associazione Nazionale Canapa Sativa Italia richiede con urgenza l’intervento della Commissione Europea per esaminare e censurare l’emendamento 13.6 al DDL Sicurezza. Questo emendamento, se adottato, creerebbe barriere significative alla libera circolazione delle merci e alla libera prestazione dei servizi nel mercato interno, in violazione dei principi fondamentali del diritto dell’Unione Europea”, si legge in una nota dell’associazione. “L’OMS ha raccomandato di declassare non solo la Canapa, ma tutta la Cannabis, anche quella con THC più alto dai trattati internazionali. Ciò che è accaduto e sta accadendo per il cannabidiolo (CBD) la dice lunga sui pregiudizi in tema di canapa, d’altra parte, non dobbiamo dimenticare che la normativa europea non permette restrizioni sulla commercializzazione di un prodotto che è sostenuto dalle politiche agricole comuni (PAC), salvo che non ricorrano fondati dubbi sul pericolo per la salute umana. Dubbi, invero, che in tutti i Paesi membri sono stati esclusi”, spiegano gli Avvocati Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti nella stessa nota.
“Se questo emendamento dovesse passare farebbe dei danni enormi, ma è una partita tutta da giocare e, ingenuamente, sono ottimista, viste le basi su cui si poggia”, conclude Pierini.
A non molti chilometri da Verrayes c’è Saint-Marcel, dove Eleonora Poli ha il suo Fiorfior di Canapa: “Il nostro settore è ormai abituato a vivere sul filo del rasoio”, dice quasi con nonchalance. “Non possiamo continuare a stare dietro a tutti questi giochi politici, perché di questo si tratta, che vanno nella direzione opposta rispetto all’Europa e al resto del mondo. Ci siamo già corazzati, se uno crede in quello che fa va avanti e poi si vedrà. Certo, se entrerà in vigore per noi è un disastro. È vero, coltivo anche ortaggi, ma lo faccio soprattutto per la qualità e per diffondere la biodinamica. Solo di quelli non potrei vivere”.