In Valle l’onere medio per lo Stato più alto per il Superbonus 110%
La Valle d’Aosta è la regione in cui si è registrato l’onere medio più elevato a carico dello Stato, pari a 401.671 euro, per ogni edificio residenziale interessato da intervento con il Superbonus 110%. Il dato emerge da un’elaborazione dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, sviluppata sui dati Enea e Istat diffusa ieri, sabato 25 maggio.
L’onere medio per lo Stato, a livello nazionale, è 247.531 euro, mentre nel nord-ovest si attesta a 284.070 euro. In Valle d’Aosta, il totale degli oneri a carico dello Stato (detrazioni maturate per lavori conclusi) è pari a 564,3 milioni di euro. Il totale complessivo in Italia è di 122mila 644 milioni (di cui 35mila 137,2 milioni nel nord-ovest).
Nella classifica dell’onere medio per lo Stato, subito dopo la nostra regione si piazzano la Basilicata (298.909 euro per stabile) e la Liguria (298.063 euro). A chiudere la graduatoria, quindi quali realtà ove il costo medio per edificio è più basso, sono il Veneto (194.896 euro), la Sardegna (187.413 euro) e la Toscana (182.930 euro).
Incidenza: la Valle 14esima
Sempre secondo l’elaborazione della Cgia, in Valle d’Aosta gli interventi del Superbonus hanno coperto il 3,3% degli edifici residenziali esistenti, con 1.405 asseverazioni depositate allo scorso 30 aprile, su un totale di 43.220 stabili (dato tratto dal censimento 2011). Numeri che fanno della Valle la 14esima regione in Italia quanto a incidenza degli interventi.
Il ricorso più numeroso al 110% per interventi di ristrutturazione/efficientamento edilizio è stato registrato in Veneto (59.588 asseverazioni, 5,6% di incidenza). A seguire, l’Emilia Romagna (44.364 asseverazioni, 5,4%) e il Trentino Alto Adige (11.314 interventi, 5,4%). L’incidenza nel nord-ovest, dove le asseverazioni sono state 123.692, si attesta sul 4,5%.
Per la Cgia, l’incentivo è stato “snobbato” dalle regioni del sud: Molise (2,9% d’incidenza), Puglia (2,9%), Calabria (2,6%) e Sicilia (2,2%) occupano infatti le ultime quattro posizioni della classifica. In termini nazionali, le asseverazioni depositate sono state 495.469, su un totale di 12milioni 187mila 698 edifici residenziali, con un interessamento quindi del 4,1% del patrimonio immobiliare del Paese.
Per la Cgia, il 110% è un “Robin Hood al contrario”
Numeri che fanno dire alla Cgia che il Superbonus “sino ad ora si è comportato come un Robin Hood al contrario: ha tolto ai poveri per dare ai ricchi”. “Con una spesa di oltre 122 miliardi, – si legge nel rapporto – nei prossimi anni sarà molto difficile far quadrare i nostri conti pubblici, pregiudicando la possibilità di reperire nuove risorse aggiuntive da destinare alla sanità pubblica, all’edilizia sovvenzionata e per contrastare la povertà e l’esclusione sociale”.
Al riguardo, la Cgia ricorda che “in più di un’occasione la Banca d’Italia ha evidenziato la natura regressiva di questa agevolazione fiscale destinata al miglioramento dell’efficienza energetica egli edifici” e che “anche la Corte dei Conti ha avuto modo di denunciare come le risorse impegnate per il cosiddetto 110 per cento abbiano interessato, in particolare, le persone più benestanti”.
“Secondo la magistratura contabile, infatti, – si legge ancora nell’elaborazione – le detrazioni per il risparmio energetico estrapolate dalle dichiarazioni dei redditi Irpef relative all’anno di imposta 2021 hanno interessato il 5,6 per cento dei contribuenti con meno di 40mila euro di reddito e il 37% circa di quelli con oltre 150mila euro”.