Miele: azzerata la produzione primaverile in Valle d’Aosta, in forte calo anche quella estiva
Produzioni primaverili pressoché azzerate, calo del 50% per quelle estive. Annus horribilis per la produzione di miele in Valle d’Aosta. A spiegarlo è Siro Ducly, vice presidente del Consorzio apistico della Valle d’Aosta.
“E’ stata un’annata anomala. Tutte le produzioni primaverili, come quelle di acacia e tarassaco, sono andate perse perché ha fatto freddo. Le api hanno patito anche l’umidità e al momento del raccolto non erano quelle degli scorsi anni, non si sostenevano e abbiamo dovuto nutrirle fino a fine maggio per evitare che morissero di fame”.
Neppure con la raccolta estiva si è riusciti a recuperare la produzione. “A luglio ha fatto brutto e solo da poco è iniziato il caldo, di cui hanno bisogno alcuni fiori per dare il nettare, che poi le api raccolgono.”
Una situazione che ha interessato non solo la Valle d’Aosta tutta la penisola. “Di solito chi fa nomadismo, spostando le arnie, qualcosa imbrocca, non quest’anno però. Forse è andata un po’ meglio a chi ha tenuto le api a quote intorno ai 1000 metri”.
Il calo o l’azzeramento di alcune produzioni non per forza influirà sulla qualità. Fino a fine agosto gli apicoltori devono consegnare all’Assessorato dell’Agricoltura i campioni di miele per prendere parte al concorso valdostano, giunto quest’anno alla sua XXVII edizione.
“Quel poco miele in commercio sarà di qualità” spiega il tecnico della regione Livio Carlin, raccontando come da una decina di anni queste situazioni si ripetono.
“Succede sempre più spesso, principalmente per il cambiamento climatico, che fa sentire i suoi effettivi sull’apicoltura. Già nel 2016 c’era stata una situazione simile, dove non si erano prodotti mieli primaverili. Nel 2017 è andata ancora peggio, sempre a causa delle gelate. Quest’anno si è arrivati a nutrire gli alveari fino a fine maggio, mai successo prima”.
In estate, nonostante le api fossero “molto debilitate” in alcune zone è andata meglio che in altre.
“In Alta Valle c’è stato un discreto raccolto di millefiori di alta montagna e di rododendro, nelle vallate laterali oltre al danno la beffa: “in alcuni casi hanno raccolto la manna, la melata di larice, che cristallizza immediatamente dentro di favi, non portando benefici ne all’apicoltore e ne alle api.”
Sulla produzione annua i tecnici della Regione stimano un danno fra il 50 e il 70%.
Una situazione che fa pensare a tanti che nella vendita al dettaglio ci sarà un aumento del prezzo del miele.
“Sulla grande distribuzione invece quando non c’è prodotto nazionale – spiega Carlin – troveremo anche prodotti che arrivano dai paesi dell’est o dalla Cina. “