Pensioni: anche i valdostani potranno beneficiare della nuova “Quota 103”
A decorrere dal 2023 per i lavoratori valdostani saranno sufficienti 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica per poter approdare alla pensione. A permetterlo sarà la cosiddetta “Quota 103”, il nuovo schema di anticipo pensionistico in vigore dalla prossima annualità previsto all’interno della Manovra 2023 curata da Giorgia Meloni e dal suo neo eletto esecutivo.
Le nuove pensioni
Coloro che avranno raggiunto “Quota 103” potranno dunque lasciare in anticipo il proprio posto di lavoro supportati da un assegno comunque non cumulabile con stipendi derivanti da ulteriori impieghi autonomi e occasionali oltre i 5 mila euro lordi annui e limitato a una cifra che non superi le 5 volte la minima, ovverosia pari a circa 2.600 euro lordi. Una volta raggiunti i 67 anni, ovverosia la piena età pensionabile, l’importo elargito raggiungerà il massimo del dovuto. Inoltre, coloro che, pur essendo di fatto giunti alla soglia limite di 103 atta al pensionamento, sceglieranno volontariamente di mantenere la propria posizione potranno essere premiati con il cosiddetto “Bonus Maroni”, ovverosia una decontribuzione in busta paga pari al 10%.
“Opzione donna”
Sarà prorogata ancora per tutto il prossimo 2023 anche la cosiddetta “Opzione donna”, il regime di anticipo sui requisiti per il pensionamento riservato alle impiegate italiane e, conseguentemente, anche valdostane. Viene tuttavia ridotta la platea delle professioniste interessate, da gennaio circoscritta alle sole donne con coniuge o parente portatore di handicap a carico, certificate invalide civili di livello eguale o superiore al 74% oppure licenziate o dipendenti di imprese in situazione di crisi. Se il requisito contributivo minimo resta fermo alla soglia di 35 anni, sale per converso a 60 anni il requisito anagrafico minimo fatta salva la presenza all’interno del nucleo famigliare di uno o più figli, nel qual caso la quota scende rispettivamente a 59 anni e a 58 anni.
“Ape sociale”
La Legge di bilancio 2023 punta a mantenere invariato anche il cosiddetto “Ape sociale”, l’indennità statale dedicata dall’Inps a tutti quei lavoratori in difficoltà che abbisognino del pensionamento già al compimento dei 63 anni di età. Potranno rientrare nel contributo, come d’altronde già accaduto nel 2022, disoccupati, invalidi con capacità ridotta dal 74%, caregiver da almeno 6 mesi di famigliari con disabilità e dipendenti di attività gravose e usuranti che abbiano maturato almeno 30 anni di contributi.
Perequazione
Uno specifico emendamento della Manovra 2023 rivede anche il passato sistema di perequazione degli assegni pensionistici basato su sole 3 fasce a decorrere dal 1º gennaio del 2023. Se la rivalutazione per le pensioni oscillanti tra 4 volte e 5 volte il minimo – pari a circa 2 mila o 2.500 euro – sale dall’80% all’85%, i benefici più alti subiscono una specifica revisione in diminuzione percentuale: se le pensioni sino a 3.150 euro si vedranno costrette a sacrificare oltre 4 euro al mese e quelle sino a 4.200 euro ulteriori 9 euro al mese, la perdita per i trattamenti tra i 5.250 euro e i 5.350 euro è stabilita a oltre 11 euro al mese.
Pensioni minime
Gli italiani che raggiungano o superino i 75 anni di età potranno fruire di una rivalutazione aggiuntiva che salga dall’1,5% al 6,4%, ciò che condurrà l’importo pensionistico mensile minimo sino ai 600 euro. La rivalutazione per le normali pensioni minime resta ferma all’1,5% per il 2023 e al 2,7% per il 2024 con soglia contributiva minima rispettivamente di 570 euro e 580 euro.