Per gli affitti in Valle d’Aosta tante richieste ma poche case disponibili

22 Aprile 2023

Secondo quanto stimato dall’Unione piccoli proprietari immobiliari di Aosta sulla base di alcuni dati catastali regionali, sul territorio valdostano sorgono 136mila unità residenziali, di cui 56 mila identificate come prime case e 80mila classificate invece come seconde. Rientrano nell’ultima sezione tutte quelle dimore in affitto, utilizzate soltanto nei periodi di alta stagione oppure totalmente sfitti, tra i quali non è possibile effettuare una piena differenziazione se non in collaborazione con i rispettivi uffici comunali. Ma se alcuni albergatori ed esercenti commerciali denunciano costanti difficoltà nel reperire strutture da destinare al personale in servizio per breve tempo, in realtà la situazione immobiliare valdostana pare essere ribaltata e connotata da crescenti problematiche nel trovare alloggi soprattutto nella zona del capoluogo.

Difficoltà di affitto

“La carenza di appartamenti è dovuta a dinamiche fortemente cambiate nel tempo, che per esempio vedono i locatori prediligere le locazioni brevi rispetto a quelle residenziali più lunghe o mantenere sfitta la propria dimora nella convinzione che in futuro messa possa servire a figli e famigliari – commenta Jean-Claude Mochet, presidente dell’Uppi VdA -. Molti risentono poi della crisi generalizzata, dell’aumento delle morosità, del rialzo dei costi di ristrutturazione e dei disagi nel reperire materie prime e manodopera che li spingono inevitabilmente a togliere la casa dal mercato”.

A incidere su tale fenomeno, in aggiunta, paiono essere anche la quantità di separazioni o studenti universitari fuori sede che richiedono camere o case in cui risiedere o la tendenza da parte della fascia più anziana della popolazione a trasferirsi alla ricerca di maggiore vicinanza ai servizi.

Le case sfitte

Nel corso di un’interrogazione del Consiglio Valle dello scorso mercoledì 19 aprile è emerso che gli edifici pubblici stimati in Valle d’Aosta risulterebbero al 2018 circa 845, di cui 275 di proprietà regionale, 570 di proprietà comunale e il restante di proprietà delle Unités des Communes. Per ciò che concerne il settore residenziale, Istat riporta che nel 2019 il patrimonio immobiliare è composto da 130.053 unità abitative, di cui 59.736 a uso continuativo e 78.317 a uso saltuario.

“Quella delle case sfitte è una problematica dalle mille sfaccettature, motivata in prima battuta dall’abbandono di dimore desuete oppure lontani dal centro città – chiarifica Nathalie Money, presidentessa della sezione valdostana della Fiaip, la Federazione italiana agenti immobiliari professionali -. Alcuni altri, invece, derivano da concessioni in eredità da parte di parenti valdostani ma restano vuoti e chiusi perché i loro proprietari vivono fuori regione”.

Preferenze e prezzi

Tendenzialmente, le preferenze della clientela per dimensioni, tipologia o ubicazione dell’immobile da affittare variano sulla base della possibilità economica di ciascuno; tuttavia, accanto a un buon livello di autonomia, la vicinanza ai principali servizi di necessità pare una componente irrinunciabile.

“Le singole persone che si spostano per esigenze lavorative, le coppie o le famiglie che non vogliano incidere eccessivamente sul bilancio richiedono quasi sempre bilocali o trilocali – spiega Money -. L’area di ricerca è perlopiù nei pressi del centro città o, nel caso di comuni limitrofi, del proprio ufficio o delle scuole dei figli”.

Quanto ai prezzi delle case, essi risentono di elementi come le condizioni poste dal proprietario, la zona centrale o periferica in cui esse si trovano, la direzione di adret o envers.

“Sono molteplici le caratteristiche prese in considerazione per poter stabilire un costo adeguato – commenta Money -. Vista l’assurda altalena vissuta in questi anni dal mercato immobiliare, è difficile fare paragoni con il passato, rispetto al quale forse le spese potrebbero essere lievemente aumentate proprio per via della scarsità di disponibilità”.

Le locazioni brevi

Come dimostrato anche dalla vasta presenza di alloggi e proposte sui portali dedicati, il settore delle locazioni brevi è tutt’oggi in evoluzione e prende atto di un profondo e lento cambiamento nelle modalità di fare e fruire del turismo.

“Molti turisti preferiscono rinunciare al lusso di un albergo a più stelle per una casa in affitto che permetta loro di mantenere la propria indipendenza e, vista la crescita nelle domande di tale tipologia alternativa di soggiorno, ne è inevitabilmente salita anche l’offerta, con alloggi traslati dalle locazioni residenziali alle brevi – osserva ancora Mochet -. Sicuramente tale prospettiva permette al locatario di avvantaggiarsi con pagamenti anticipati e non incorrere in una possibile morosità dell’inquilino”.

Affitto o mutuo?

Secondo Money esistono in Valle d’Aosta come altrove due distinte tipologie di utenza che convivono e continueranno a convivere propendendo chi per l’affitto a lungo termine chi per la rateizzazione di un mutuo sulla base del proprio patrimonio economico.

“Da un lato vi sono molte persone che, dopo anni di affitto, scelgono di interfacciarsi con l’acquisto di una dimora pensando di reinvestire i soldi mensilmente versati al proprietario nella rata di un mutuo, salvo poi rendersi conto della natura elevata, variabile e dunque proibitiva dei tassi – constata la presidente di Fiaip VdA -. Dall’altro lato vi sono invece tutti quei soggetti che hanno finanze a sufficienza per comperare casa, un investimento molto caro agli italiani che sono una delle popolazioni più affezionate al proprio patrimonio immobiliare e più propense a stabilirsi definitivamente in un immobile da tramandare poi ai propri figli e nipoti”.

Le case green

Secondo una recente direttiva europea, i Governi facenti capo all’eurozona saranno chiamati a convertire le abitazioni dei propri territori dapprima alla classe energetica E entro il 2030 e successivamente alla classe energetica D entro il 2033. Come stimato durante la seduta consiliare del passato mercoledì, in Valle d’Aosta 272 unità pubbliche (il 14% del totale degli attestati di prestazione energetica rilasciati) appartengono alla classe energetica D e 424 (il 21,8% del totale degli ape) appartengono invece alla classe energetica E.

“In questo momento l’Enea ha rilevato che a livello nazionale il 74% degli immobili, circa 12 milioni, non raggiunge la classe energetica D – avverte Mochet -. I termini ultimi fissati dall’Unione europea sono dietro l’angolo, perciò non sarà semplice convertire in chiave più green l’intero parco immobiliare della Penisola”.

Exit mobile version