Reddito di Cittadinanza, perplessità e preoccupazioni anche in Valle d’Aosta
Dal mese di marzo gli aventi diritto potranno chiedere il Reddito di Cittadinanza, presentando domanda alle Poste o ai Caf oppure online. Le incognite e le preoccupazioni sulla misura però non mancano, e sono state ieri manifestate dalle Regioni al Ministro Luigi Di Maio nel corso di un incontro.
Si va dai tempi stretti, al personale fino alle modalità organizzative che caratterizzeranno la fase attuativa.
“La misura sarà sicuramente impattante sul sistema lavoro, non vogliamo intralciare questo percorso ma dobbiamo esser messi nelle condizioni per meglio supportarlo” dice Emiliano Bambace, dirigente regionale dei Centri per l’impiego, ieri presente a Roma in rappresentanza della Valle d’Aosta.
Secondo le stime attuali dovrebbero esser circa 6000 i potenziali beneficiari nella nostra regione del Reddito di Cittadinanza sulle 10mila persone, ad oggi in cerca di lavoro in Valle d’Aosta.
Ma le domande attese potrebbero essere circa il doppio. Dopo i controlli dell’Inps, una volta riconosciuto il diritto a percepire il sussidio, il richiedente dovrà esser convocato dal centro per l’impiego entro 30 giorni per firmare il “patto per il lavoro”. A firmare la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro dovranno essere tutti i componenti maggiorenni del nucleo familiare del beneficiario del Reddito di Cittadinanza.
Dai centri per l’impiego passeranno anche le alternative al patto per il lavoro, ovvero il patto per la formazione che con risorse ministeriali vedrà il coinvolgimento degli enti di formazione accreditati e il patto per l’inclusione sociale, che di fatto assorbirà un pezzo del Rei (Reddito di inclusione).
“Abbiamo ribadito ieri al Ministro che la Valle d’Aosta non può essere esclusa dal riparto delle risorse. – sottolinea Bambace – Senza una tempestiva messa a disposizione di risorse informatiche e umane di cui si parla, un progetto del genere rischia di naufragare”. Le regioni ieri hanno messo in discussione la procedura, ovvero che tutto parta dai Centri per l’impiego. “Forse era meglio fare una presa in carico multidimensionale come era per il Rei e solo dopo entrare noi in gioco per stipulare il patto per il lavoro”.
Il Reddito di Cittadinanza prevede l’assunzione a livello nazionale di 4mila risorse per i centri per l’impiego e 6mila navigator (tutor). Per i primi i tempi di reclutamento sono necessariamente lunghi, considerando la procedura concorsuale da espletare. I navigator dovrebbero essere invece reclutati da Anpal servizi, con cui la Valle d’Aosta ha una convenzione, e esser assunti con contratti di collaborazione. La loro formazione e il modo in cui queste persone andranno ad interfacciarsi con i centri per l’impiego è uno dei punti ad oggi poco chiari del decreto.
I tre centri per l’impiego valdostani (Aosta, Morgex e Verrès) possono oggi contare su 30 dipendenti di cui una ventina dedicata al front office. Secondo una stima elaborata ai tempi del Jobs Act ,per garantire un buon livello di servizio, alla nostra regione serviranno altre venti persone qualificate.
Altri punti interrogativi aperti sul Reddito di Cittadinanza riguardano le offerte di lavoro. Il reddito di cittadinanza obbliga il beneficiario della misura ad accettare almeno una delle tre offerte di lavoro congrue ricevute nel corso dell’anno; dopo i successivi 12 mesi (il reddito di cittadinanza è corrisposto per un massimo di 18 mesi, con la possibilità di rinnovo), invece, vi è l’obbligo di accettare la prima offerta di lavoro congrua.
Nel 2017 e nella prima parte del 2018 i tre centri per l’impiego valdostani hanno intermediato circa 1900 offerte di lavoro provenienti dal privato ma anche dal pubblico. Gli avviamenti al lavoro registrati nello stesso periodo sono invece stati circa 40mila, ma molti riguardano assunzioni stagionali. Il Reddito di Cittadinanza mette in campo almeno tre offerte di lavoro per ciascun beneficiario. La prima entro 100 km dalla propria residenza, la seconda entro 250 km e la terza in tutta Italia.
“Siamo tutti curiosi, senza ironia, di capire se effettivamente questo sistema funziona – aggiunge Emiliano Bambace – Potrebbe essere una svolta, avere più offerte di lavoro in circolazione in un solo sistema pubblico comune”.