Riforma del terzo settore: luci e ombre in Valle d’Aosta
C’era praticamente tutto il terzo settore valdostano al convegno, organizzato nei giorni scorsi dal Forum del Terzo settore e dal CSV, per fare il punto sull’impatto che la Riforma nazionale e in particolare il Codice del Terzo settore (DECRETO LEGISLATIVO 3 luglio 2017, n. 117) ha avuto in Valle d’Aosta.
Il convegno era un appuntamento atteso anche per la presenza, tra gli altri, di due esponenti di livello nazionale: Stefano Tassinari, Vicepresidente nazionale delle Acli e membro del coordinamento nazionale del Forum del Terzo settore e Andrea Pistono del Comitato esecutivo di CSVnet, l’Associazione nazionale dei Centri di servizio per il volontariato.
Il Codice del terzo settore in breve
E’ uno dei pilastri di quella che viene comunemente chiamata Riforma del Terzo Settore. E’ uno strumento normativo, potremmo anche dire una raccolta organica di norme come suggerisce la parola codice, che definisce le leggi concernenti gli Enti del Terzo Settore sia a livello generale, sia su temi specifici come il volontariato o l’associazionismo.
Tante le novità previste dal Codice: tra queste la previsione di un Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel Terzo settore, il chiarimento rispetto ad istituti come la coprogrammazione, la coprogettazione e l’amministrazione condivisa, forti agevolazioni per chi investe nell’impresa sociale e un incentivo alle donazioni. Dal punto di vista dei requisiti il Codice richiede che gli ETS, gli enti di terzo settore, siano obbligatoriamente iscritti nel Runts, il Registro Unico Nazionale del Terzo settore.
I numeri in Valle d’Aosta
I soggetti che in Valle d’Aosta risultano attualmente iscritti al RUNTS, il Registro Unico Nazionale del terzo settore – che ha sostituito i registri regionali – sono nel complesso 215 di cui 119 OdV (Organizzazioni di Volontariato) e 67 Aps (Associazioni di promozione sociale) che sono trasmigrate dal Registro regionale e 29 Aps precedentemente iscritte nel Registro nazionale, ma che sono arrivate al RUNTS della Valle d’Aosta avendo la sede in regione. Presentati da Vitaliano Vitale, Coordinatore del Dipartimento Politiche sociali dell’Assessorato regionale Sanità, Salute e Politiche sociali, i dati sono nella fase di consolidamento ovvero di verifica con una decina di soggetti ancora in valutazione.
Come è stata vissuta la Riforma?
Se la riorganizzazione di tutto il mondo di cooperative, imprese sociali, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni – i soggetti quindi che si collocano tra il pubblico e il privato da cui il termine terzo settore – ha avuto il pregio di mettere ordine, almeno dal punto di vista legislativo, a tutta una serie di norme e di dare un ulteriore riconoscimento a questa articolata realtà, dall’altra è indubbio che abbia creato, soprattutto alle realtà medio piccole come quelle valdostane, non pochi problemi.
Tra questi un processo di trasformazione con tempi eccessivamente lunghi, adempimenti troppo onerosi per realtà medio-piccole, con pochi volontari, magari anche avanti con l’età, che si sono trovati costretti a modificare i loro statuti e a misurarsi con procedure esclusivamente digitali in assenza di specifiche competenze. “Se non ci fosse stato il CSV che ha accompagnato e sostenuto le associazioni nell’iscrizione al Registro Unico Nazionale del Terzo settore circa la metà delle associazioni sarebbe rimasto fuori” ha sottolineato durante i lavori Claudio Latino, Presidente del CSV.
L’esempio concreto arriva da Andrea Pistono: “Gli adempimenti richiesti dal Ministero sono uguali sia per chi ha introiti per 5 mila euro annui che per chi ne ha 219 mila euro”. Da qui il rischio, in alcuni casi già una realtà, che diverse organizzazioni di volontariato organizzato decidano di chiudere e di non iscriversi al nuovo registro perché troppo oneroso. In Valle sono state cancellate e non si sono quindi iscritte 18 associazioni tra OdV e Aps.
E il principio dell’Amministrazione condivisa?
Il Codice del Terzo settore prevede alcune forme di collaborazione – la coprogettazione e la coprogrammazione – tra Pubblica Amministrazione ed Enti del terzo settore di cui si sente sempre più spesso parlare. In estrema sintesi quando si parla di coprogettazione si intende un istituto mediante cui gli enti locali instaurano un rapporto di collaborazione con un ente del Terzo settore per realizzare specifici progetti di servizio o soddisfare esigenze comuni. Spesso si tratta di servizi che, negli anni precedenti, venivano affidati mediante procedure più standard come le gare d’ appalto.
Ma la coprogettazione e la coprogrammazione vengono utilizzate da Regioni e Comuni? Risposta affermativa, anche se il ricorso a questo istituto è ancora in forma ancora piuttosto residuale. A restituire un primo quadro è un articolo, pubblicato sulla rivista Impresa Sociale e presentato durante i lavori da Patrik Vesan, Professore dell’Università della Valle d’Aosta nonché uno degli autori della pubblicazione.
Dal 2018, anno successivo all’entrata in vigore del nuovo Codice, sono stati censiti in tutta la penisola oltre 1.700 avvisi di coprogettazione o coprogrammazione, la stragrande maggioranza dei primi. Il 47,3% di questi sono stati avviati nelle regioni del Nord, seguono gli enti pubblici del Mezzogiorno (28,7%) e del Centro Italia (23,7%).