Riscaldamento: al via con le nuove regole a 19 gradi tra incertezze e controlli impossibili
La data prevista per l’accensione dei termosifoni è alle porte: il decreto, firmato dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, fissa al 22 ottobre – 7 giorni dopo rispetto agli anni scorsi – il via al riscaldamento in diversi comuni valdostani collocati in zona climatica E. Tra questi Aosta e molti comuni della Plaine. Gli altri comuni sono invece collocati in zona F per cui non sono previste limitazioni.
Comuni valdostani in zona climatica E
Aosta, Arnad, Aymavilles, Bard, Chambave, Champdepraz, Donnas, Gressan, Hône, Issogne, Jovençan, Montjovet, Pollein, Pont-Saint-Martin, Pontey, Quart, Saint-Christophe, Saint-Marcel, Sarre, Verrès e Villeneuve.
Obiettivo delle nuove regole – il decreto è stato firmato il 6 ottobre scorso – : ridurre il consumo di gas naturale per fronteggiare la crisi energetica che sta coinvolgendo l’Europa in seguito alla riduzione (o all’eventuale stop) del gas proveniente dalla Russia e parallelamente arginare l’aumento esponenziale dei costi dell’energia che sta mettendo a dura prova famiglie e imprese.
La norma prevede l’abbassamento di un grado (da 20° a 19° con due gradi di tolleranza) nelle case e in tutti gli edifici ad esclusione di quelli sensibili come gli ospedali e le case di cura. Per i locali adibiti a attività industriali e artigianali la temperatura fissata per legge scende invece a 17°, (sempre con due gradi di tolleranza). I termosifoni dovranno rimanere accessi un’ora in meno al giorno rispetto alla scorsa stagione non potendo funzionare per più di 13 ore al giorno.
Scritta e approvata la norma, rimangono in piedi diversi interrogativi, soprattutto da parte degli amministratori di condominio chiamati i primis a sensibilizzare e a informare i condomini, soprattutto i più anziani, del nuovo quadro. “Abbiamo inviato una mail a tutti i nostri fabbricati – spiega Davide Nato dello Studio di amministratori Erminio Nato – spiegando alle famiglie come dovremo gestire i consumi e facendo leva sulla variabile costi che sono quasi triplicati”.
L’incognita dei controlli
Se agli amministratori dei fabbricati con impianto centralizzato spetta organizzare, d’intesa con i manutentori degli impianti termici degli stabili, gli orari di accensione e di spegnimento e a garantire il non superamento delle 13 ore previste nel decreto, dinanzi alle temperature dei singoli alloggi alzano bandiera bianca. “Certo non possiamo entrare nelle case e controllare se vengano rispettati i 19 gradi” sottolinea Nato. Lo stesso Ministro Cingolani, del resto, a suo tempo aveva ammesso che “sarebbe molto difficile entrare nelle caldaie e nelle docce dei cittadini” e che quando si parla di verifiche ed eventuali sanzioni da imporre, “bisognerebbe avere anche gli strumenti per farlo in maniera capillare”. Nonostante il decreto preveda controlli (secondo modalità previste da altri decreti) e demandi il compito di controllare agli enti locali nell’ambito delle ispezioni sugli impianti termici, è evidente come sul lato del consumo privato il governo non può far altro che affidarsi alla responsabilità di ciascun cittadino.
Le incertezze della norma
“Chi scrive queste norme temo non sia a conoscenza dell’organizzazione completa del ciclo del riscaldamento e delle complessità delle situazione” sottolinea Angelo Di Berardo della società DBV che mette in fila alcuni interrogativi sull’applicazione concreta della norma. “Il decreto fa riferimento a impianti a gas, per omogeneità abbiamo esteso il tutto anche a quelli serviti dalla rete del teleriscaldamento, ma vale anche per le caldaie a gasolio?”. E ancora: “La continua accensione e spegnimento dell’impianto, necessaria per non sforare le 13 ore, siamo sicuri che generi risparmi?”.
Sul fronte degli orari Di Berardo sottolinea poi la difficoltà di conciliazione delle esigenze di riscaldamento nei fabbricati che al piano terreno hanno esercizi commerciali e alloggi residenziali ai piani superiori.
Il salasso delle rate e le difficoltà finanziarie delle famiglie
La leva più efficace per convincere i valdostani a non eccedere nel riscaldamento rimane quella del risparmio economico per contenere i costi aumentati a dismisura. “I gestori ci hanno già comunicato un aumento medio del costo dell’energia di un più 71% nella stagione 2022/2023 su quella precedente” spiega Angelo Di Berardo. Un aumento che si traduce concretamente sostanziale raddoppio delle spese condominiali. “Per la stagione in partenza stiamo predisponendo dei preventivi più “comodi”, altrimenti diventa impossibile far fronte alle bollette che arriveranno in corso d’anno” sottolinea Davide Nato. “Il che significa che chi pagava 2 mila euro di spese condominiali in un anno potrebbe arrivare a 4mila”. “Il grosso problema è che a consuntivo quasi tutti i condomini si trovano già un debito molto alto per gli aumenti non previsti della stagione passata. Sono soldi che dobbiamo recuperare per chiudere i bilanci vecchi a cui si sommano gli aumenti per quelli nuovi” aggiunge ancora Di Berardo.
Gli amministratori condominiali sono antenne sensibili delle difficoltà delle famiglie a far fronte alle spese condominiali. “Stiamo ricevendo numerose telefonate per chiedere dilazioni e rate più abbordabili” spiega Di Berardo, segno evidente di un aumento delle difficoltà delle famiglie a far fronte a queste spese”. “Noi cerchiamo di venire incontro e di tranquillizzare: chiederemo puntualità alle persone con più disponibilità economica, ma di certo per questa stagione non è mia intenzione rivolgermi ai legali per il recupero delle spese”.