Sci, la preoccupazione e gli appelli di Coldiretti e Confcommercio
Nonostante la chiusura del Governo Conte, le associazioni di categoria sperano ancora nell’avvio della stagione dello sci. Gli ultimi due appelli arrivano da Coldiretti e da Confcommercio Valle d’Aosta, preoccupati delle ricadute che la scelta comporta per entrambi i settori.
“Non saranno solo le società degli impianti di risalita, le scuole di sci, i ristoranti, i rifugi, gli alberghi, i bar, i negozi a rischiare il tracollo con lo stop dell’attività invernale. – scrive Coldiretti in una nota – Anche le aziende agricole che riforniscono con i loro prodotti gli hotel, così come tutta la filiera del made in Vda, con il calo di consumi per l’assenza dei turisti, subiranno effetti economici dirompenti.”
Con lo stop allo sci, viene meno “l’attività di promozione e di “vetrina” dei nostri prodotti e delle nostre eccellenze” sottolineano Alessio Nicoletta ed Elio Gasco, rispettivamente Presidente e Direttore di Coldiretti Valle d’Aosta. “Solo accogliendo le persone in Valle d’Aosta e facendo loro conoscere il nostro territorio siamo in grado di far comprendere la tipicità, il lavoro e l’autenticità delle nostre aziende agricole”. La preoccupazione di Coldiretti è poi rivolta alla sopravvivenza degli agriturismi. “Chi, nonostante l’approvazione di protocolli per la riapertura in sicurezza, ipotizza di non far partire la stagione dello sci nel periodo natalizio dimostra di non conoscere a fondo l’economia della montagna e di quanto sia strategica anche per chi vive in pianura. Nel medio termine si rischia l’abbandono dei territori di montagna da parte delle realtà economiche e delle famiglie che non riescono più a sopravvivere in questi contesti difficili, già duramente provati dai cambiamenti climatici e dagli attacchi della fauna selvatica” concludono i rappresentanti di Coldiretti Valle d’Aosta.
L’invito di Confcommercio Valle d’Aosta alle associazioni di categoria è a fare fronte comune “per sedersi al tavolo di confronto con la politica e individuare soluzioni che tengano in considerazione tutto il comparto turistico e commerciale”.
Sono tanti gli esercizi commerciali dislocati in quota e lungo le piste “molti dei quali – sottolinea il Presidente Graziano Dominidiato – non potrebbero sostenere i costi di apertura se l’accesso agli impianti è limitato ai residenti in Valle”.
I vertici di Confcommercio Valle d’Aosta ricordano, quindi, come le società di risalita valdostane generano un fatturato superiore agli ottanta milioni di euro, che per l’indotto vale circa 7-800 milioni. “E’ chiaro quindi che la chiusura degli impianti non colpisce solo il settore alberghiero o i gestori degli impianti a fune, ma anche oltre 300 attività di ristorazione situate lungo le piste. E’ bene tenere presente – conclude il direttore Adriano Valieri – che i gestori delle attività di ristorazione sulle piste subiscono un doppio danno: la mancanza di clientela a valle e l’impossibilità di aprire gli esercizi in quota ed è per questo che il quadro economico va visto nel suo insieme e non settorialmente avendo presente che le micro attività commerciali rappresentano l’ultimo baluardo contro lo spopolamento della montagna”.