Smart working in Regione, un bilancio in chiaroscuro

16 Maggio 2020

Dal 12 marzo la maggioranza dei dipendenti regionali è andato in smart working. Hanno scelto e ottenuto di attivare il lavoro da casa, magari solo per alcuni giorni a settimana, 1.593 lavoratori, più dell’80% dei duemila che potevano farlo.

Per una quota di lavoratori regionali, invece, lo smart working era impossibile per la natura stessa delle loro mansioni. Parliamo ad esempio dei Vigili del Fuoco, dei forestali, dei cantonieri, degli autisti e degli uscieri: circa 400 unità sui 2400 dipendenti della Regione.

L’obiettivo primo di questa adesione massiccia al lavoro a distanza, diverso dal telelavoro perché privo ad esempio di orari o di vincoli logistici, era quello di preservare la salute dei dipendenti e fermare il contagio durante l’epidemia. Obiettivo raggiunto. “Il primo dato è che sul posto di lavoro registriamo zero contagi, quindi per me il risultato è stato ottenuto” ci spiega Igor Rubbo a capo del personale in Regione.

Le cose si complicano ora in quella che viene definita la fase 2. Se nella fase più critica, su base giornaliera, si registravano circa 600 attivi in servizio, ora il numero è salito, ma non di molto. Siamo ad una media di 750 lavoratori attivi in presenza al giorno, di fatto il 50%. E dall’esterno iniziano a levarsi le prime critiche e perplessità sul fatto che la macchina amministrativa risulti “ingessata”.

“Molti se lo dimenticano ma noi siamo in amministrazione ordinaria, una condizione che se si somma all’epidemia Covid19 per il cittadino diventa la tempesta perfetta, è indubbio che si registri un rallentamento della macchina” sottolinea Rubbo.

Detto questo lo stesso coordinatore regionale evidenzia come le cose nella fase di ripartenza debbano cambiare. “L’amministrazione regionale è di fatto ancora nella fase 1, ma c’è un motivo: essendo di supporto ai settori economici e sociali esterni si deve attivare in concomitanza a ciò che riparte”. E poi per chiarire fa due esempi: “Se le scuole sono chiuse è inutile, visto che il rischio contagio permane, che apro alle segreterie delle scuole in presenza. Mentre se riparte la cantieristica, attivo i lavori pubblici”.

Man mano che ripartiranno i settori si attiveranno anche gli uffici. “E qui sarà necessario bilanciare la salute con l’operatività”. Quindi l’obiettivo per Igor Rubbo è quello di gradualmente riportare i dipendenti a palazzo per alzare l’operatività dell’amministrazione. “Lo smart working così massiccio è disfunzionale, soprattutto per quei settori che hanno procedure correlate e coordinate tra più uffici”.

Non crede che sia sensato tornare indietro del tutto però Rubbo, anche per valorizzare gli aspetti positivi del lavoro a distanza: meno inquinamento, meno gente in giro, riduzione delle bollette e in prospettiva anche la possibilità di ottimizzare le postazioni e ridurre le locazioni a carico del bilancio pubblico. “In termini percentuale il 10% del contingente in smart working è sensato, il che equivale per fare una media grossolana a 2 giornate al mese di lavoro a casa, ma il tutto va assolutamente ragionato in funzione alle mansioni perché alcune si prestano più di altre”.

Altro capitolo problematico riguarda la presenza in servizio dei dirigenti. Su 100 dirigenti circa, più di 30 hanno svolto il loro lavoro prevalentemente da casa. Lo possono fare, sia chiaro, ma Rubbo non nasconde alcune perplessità. “I dirigenti apicali devono garantire la presenza, ma secondo me dovrebbero farlo tutti i dirigenti: è una contraddizione in termini, il dirigente è autoresponsabile della sua prestazione e responsabile per quella dei suoi subalterni”. E poi continua: “Come faccio a controllare costantemente il lavoratore se non sono nel mio ufficio, solitamente singolo, non ho accesso ai faldoni, non sono nelle condizioni di coordinare al meglio il lavoro di tutti?” E ancora “come faccio a chiedere ad un dipendente di rientrare se per primo non sono sul posto di lavoro?”.

Dubbi e interrogativi che si amplificano nella fase due quando i cittadini e le imprese in difficoltà avranno bisogno di avere al loro fianco una macchina amministrativa pronta e attiva, in grado di rispondere in tempi sensati alle loro istanze e contemporaneamente di recuperare, con rapidità, al lavoro che non si è potuto fare.

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