Tagli alla sanità valdostana, la “fuga” degli infermieri verso la Svizzera
Condizioni di lavoro insostenibili, mansioni poco gratificanti per la propria professionalità ed una emorragia continua di dipendenti che fuggono, letteralmente, verso altri lidi.
Questa la fotografia, piuttosto drammatica, del Dipartimento Emergenza territoriale, Rianimazione e Anestesia dell’Ospedale Parini di Aosta che negli ultimi mesi ha perso quattro infermieri che hanno lasciato il proprio posto di lavoro, a tempo indeterminato, licenziatisi alla ricerca di un futuro migliore.
Fotografia dai contorni ancora più aspri se raccontata da chi ha scelto di lasciare, dopo tanti anni di servizio, il proprio posto di lavoro in cerca di altre sicurezze, altrove: “Quella di andare via – ci spiega un ex dipendente che però preferisce non apparire – è stata una scelta obbligata, dovuta a tutta una serie di fattori: decisioni amministrative, scelte organizzative, tagli, disagi, mancanza di sicurezza con infermieri ‘buttati’ sulle ambulanze o sugli elicotteri. Aosta era ormai una realtà che non garantiva né un posto di lavoro sereno né un buono stipendio, con i corsi professionalizzanti ed i master completamente a carico degli utenti”.
Scelta non fatta a cuor leggero: “Io, purtroppo, ho dovuto scegliere un lido migliore nonostante i disagi che mi crea, visto che la mia famiglia è ad Aosta”.
La nuova isola felice è la vicina Svizzera, che oltre a garantire un salario che tiene conto degli anni di lavoro ad Aosta, offre anche altre tutele: “Qui i corsi professionalizzanti sono a carico dell’ospedale. Non ho mai avuto problemi con l’équipe o con i medici, i problemi derivano dall’incompetenza di chi sta più in alto, perché se il personale lavora da dieci anni in terapia intensiva non ha bisogno di specializzazione ma è già ampiamente formato sul campo”.
A dipingere una situazione molto critica è anche il Segretario regionale Uil Sanità Natale Dodaro: "Le condizioni di lavoro sono stressanti e poco professionalizzanti e mirate solo ad una logica di sistema. Noi abbiamo richiesto già a febbraio il progetto riorganizzativo di questo dipartimento e lo stiamo ancora aspettando, non vorrei che il concentramento di una serie di problematiche faccia esplodere la situazione". Dodaro se la prende poi con i medici convenzionati: “È antieconomico utilizzarli a tempo determinato, costano troppo e poi se vengono impiegati solo per i codici bianchi mi chiedo cosa facciano, visto che in una giornata ce ne saranno una decina al massimo”.
Critiche rispedite al mittente dal neo Direttore generale dell’Azienda Usl Massimo Veglio che chiede tempo per poter vedere la macchina a regime: “La riorganizzazione del sistema c’è stata, ed è stata anche molto dettagliata. In Pronto soccorso è normale ci sia un turnover, lo sanno bene in Piemonte dove la situazione è molto più pesante. È chiaro che, soprattutto riguardo i codici bianchi, essendo solamente a due mesi pieni di attività dal mio insediamento, non è ancora possibile dare una valutazione complessiva. La riorganizzazione è ancora oggetto di valutazione attenta e continua e dopo solo due mesi non possono ancora esserci risposte definitive né una direzione prestabilita. Stiamo valutando tutto con la massima attenzione e tra qualche mese avremo una visione più chiara del funzionamento o meno del sistema”.
Dietro al ‘periodo di prova’ del Dipartimento, però, si celano i ben noti problemi economici che attanagliano tutto il sistema, non solamente sanitario, derivanti dalla crisi: “Naturalmente non posso entrare nel merito delle scelte personali di chi è andato via – aggiunge Veglio – ma è chiaro che il nostro settore ha visto in questi anni pesanti tagli e non era più sostenibile mantenere il modello precedente. L’idea stessa della riorganizzazione era quella di cercare di rimodulare il sistema mantenendo intatti tutti i servizi per il bene degli utenti”.