Estetisti e parrucchieri uniti contro chiusure e abusivismo: “Non siamo untori”
Tra le attività costrette alla chiusura in zona rossa, e quindi ferme da diverse settimane, parrucchieri ed estetisti non ci stanno più e chiedono di poter riaprire in sicurezza, anche per contrastare l’abusivismo dilagante di chi ospita o si reca “clandestinamente” in casa di clienti, aumentando il rischio contagi.
L’insofferenza è diventata concreta nella mattinata di oggi, mercoledì 21 aprile, quando i titolari di centri estetici e saloni hanno stazionato al di fuori delle proprie attività con dei cartelli in segno di protesta. “Gli obiettivi di questa iniziativa sono tre”, spiega Valeria Samaritani, rappresentante CNA estetisti e titolare dell’Estetica Sole d’Oriente. “Da un lato ribadiamo che siamo sicuri: ci hanno dato delle molto regole ferree, che seguiamo alla lettera come testimoniano i controlli che sono stati effettuati. Non facciamo più sala d’attesa, la cliente non incontra nessuno se non la singola operatrice, che lavora con plexiglass e mascherina Ffp2 e guanti, sanifichiamo ed igienizziamo tutto quello che tocchiamo ed abbiamo una tracciabilità di 15 giorni. Non siamo noi gli untori”. L’altro fronte è quello dell’abusivismo: “Le clienti non hanno pazienza di aspettare e a volte ci sentiamo dire: Allora vado da chi non si è fermato”, continua Samaritani. “Come se rispettare le regole fosse una colpa. Chi lavora abusivamente può portare il virus in casa d’altri o prenderlo loro stesse, e questa cosa non può che peggiorare la situazione”. Infine, estetisti e parrucchieri cercano risposte dalle istituzioni: “La Regione non ci ha parlato di aiuti, contributi o sospensione degli affitti. Noi non siamo contemplate, però siamo a zero incassi ed abbiamo pagato l’acconto ed il saldo dell’Iva e l’Inps”.
Concetti ribaditi da Ermes Péaquin e Sabrina Malavolta dello Studio Coiffure Caractère: “Crediamo che queste chiusure non siano state studiate bene, anche perché nello scorso lockdown eravamo aperti. Abbiamo investito molti soldi in sicurezza e dispositivi, senza contare che la maggior parte dei saloni sono a piano terra, quindi facilmente “controllabili”, e che dai dati del Ministero della Salute non risultano focolai o contagi nei centri estetici o nei saloni di parrucchieri”. Péaqun e Malavolta sottolineano come “nel nostro lavoro l’igiene e la sicurezza sono fondamentali a prescindere dalla pandemia. Da parte nostra, facciamo anche di più di quello che ci viene richiesto, come ad esempio fornire di mascherina chirurgica chi ne è sprovvisto. È tutto sanificato e non si creano assembramenti, chiediamo solo di poter lavorare in sicurezza, la nostra e quella dei nostri dipendenti e clienti. È assurdo che chi rispetta le regole venga penalizzato, questa situazione porta alcune persone a lavorare abusivamente e questo è un grosso danno per tutta la categoria, oltre ad incrementare i rischi sanitari”.
“Il nostro settore può lavorare in sicurezza con rischi quasi nulli di contagio”, sottolinea Marta Francesca di Kajal Beauty Farm. “Queste continue aperture e chiusure diventano ingestibili sotto ogni punto di vista: ho due dipendenti che devo lasciare in cassa integrazione, si creano debiti che ti trascini dietro per anni e rischi di perdere clienti a discapito di chi fa il furbo lavorando anche se non può. Perdi costanza nel lavoro, le clienti non hanno pazienza di aspettare e rovinano il lavoro che magari stai facendo con loro da mesi”.