Barbara Benvenuto, la prima autista di pullman in Valle d’Aosta

14 Marzo 2024

Barbara Benvenuto è stata la prima donna in Valle d’Aosta a prendere la patente degli autobus e, nel lontano 1996, la prima donna a diventare autista di pullman presso la SVAP. La sua è una storia intensa, ma raccontata con il sorriso. L’inizio della sua carriera non è stato facile, Barbara si è trovata ad affrontare pregiudizi, discriminazioni di genere e una continua messa in discussione della sua professionalità. Ma questo non l’ha scoraggiata: ha continuato a fare il suo lavoro con passione fino a toccare con mano il cambiamento. Adesso, nel 2024, l’autista ha tre colleghe che hanno potuto scegliere questo mestiere molto più liberamente. “Le mie colleghe non hanno dovuto affrontare le discriminazioni che ho vissuto io e possono essere contente di venire a lavorare ogni giorno. Questa per me è una grande conquista”.

Descriveresti il tuo ambiente professionale come a prevalenza maschile?

Si, assolutamente. In realtà quando ho iniziato non pensavo che fosse così sessista come ambiente. Ero giovane e non mi sono posta il problema. Ho avuto la grande fortuna di avere l’appoggio della mia famiglia che mi ha sempre sostenuta e incoraggiata e quello è stato fondamentale. Detto questo, è stato faticoso, il primo anno volevo lasciare. All’inizio l’autista di pullman era visto come un lavoro da uomo anche per le difficoltà e la forza che ci voleva con il servosterzo. Rispetto ad allora abbiamo i mezzi modernissimi, quindi l’unico lavoro ‘pesante’ che faccio adesso è montare le catene. Abbiamo l’aria condizionata con il fresco in estate e il caldo d’inverno, mentre mi ricordo che anni fa faceva freddo, dovevo andare a lavorare con la calzamaglia di lana sotto la divisa.

Una volta non c’era solo l’autista sul pullman, ma anche il bigliettaio mentre adesso siamo da soli sui mezzi. A me non dispiace, anche perché sei indipendente e non hai l’occasione di discutere con i colleghi se non ci vai d’accordo. Non ti sto a dire tutte le cose che mi dicevano all’inizio, dai colleghi agli utenti. Era difficile soprattutto gestire il pregiudizio perché non è un problema se mi giudichi per il mio lavoro, ma almeno aspetta di vedere come guido, giudicami per quello che faccio altrimenti non ha senso. Poi è anche carattere ti devi fare la corazza altrimenti non puoi sopportarle queste situazioni.

Perché hai scelto questa professione?

Ho iniziato a fare l’autista il 16 gennaio del ’96. Ho sempre voluto fare questo lavoro perché mio papà faceva l’autista di pullman da sempre e io e mia sorella da bambine la domenica andavano in sede e giocavamo a fare l’autista e il bigliettaio. Sono stata la prima donna in Valle d’Aosta a prendere la patente per i bus, con tutti i pregiudizi del caso… All’inizio ho fatto anche io la mia gavetta, in particolare sulla linea di Cogne dove molte persone, soprattutto le donne, non salivano proprio quando vedevano che alla guida c’ero io. Mi ricordo di una volta in cui erano salite due signore sul pullman che si erano sedute dietro di me. Pensando che io non sapessi il dialetto, stavano dicendo che le donne non dovrebbero lavorare, né tantomeno guidare i bus, ma stare a casa a pensare alla famiglia. Una volta arrivate in stazione le ho quindi invitate a scendere in patois e loro sono completamente sbiancate. Poi abbiamo parlato, ci siamo conosciute e ancora adesso quando ci incontriamo ci tengono a salutarmi e mi fanno i complimenti per come guido.

Barbara Benvenuto alla guida di un pullman nel 1996

Come hai affrontato le difficoltà legate a pregiudizi e discriminazioni di genere?

Visto che sono donna la gente si permette di dirmi la qualunque. Per esempio se c’è un passaggio un po’ stretto e devo fare qualche manovra, i commenti sono ‘ma si vai che ci passi’. Se mi vedono con una mano sul volante mi sono sentita dire da alcuni utenti ‘ma guarda che si guida con due mani’. Capita tutti i giorni di sentire questi commenti, anzi molto spesso quelli peggiori arrivano proprio dalle donne

Io sono abituata ormai, ma come le affronto queste cose dipende dalle giornate. Cerco sempre di gestirla ed è brutto che sia la normalità. Ma è il lato negativo di stare a contatto con il pubblico. Poi capitano anche le cose belle come le signore che vengono a fare un giro sul pullman solo per fare due chiacchiere. Ecco un altro aspetto è vedere che ad Aosta ci sono tante persone sole. Comunque amo follemente il mio lavoro e secondo me la fortuna più grande è fare un lavoro che ti piace. Lo sceglierei ogni giorno della mia vita nonostante tutte le difficoltà.

Come è cambiata la situazione negli anni?

Per fortuna oggi c’è un’aperta mentale completamente diversa. Per gli utenti, visto che adesso ho una linea fissa, riesco a creare un rapporto con le persone. Con molti utenti ci conosciamo per nome, molti hanno voglia di chiacchierare, alcuni addirittura a volte mi hanno portato il caffè. Poi secondo me noi donne abbiamo una sensibilità che spesso agli uomini manca come ad esempio avvicinarsi al marciapiede alle fermate o aspettare che gli anziani si siedano prima di ripartire. Io ci tengo a questi accorgimenti.

Poi adesso ho tre colleghe in SVAP. Io sono solo contenta non vedevo l’ora e appena sono arrivate io mi sono subito messa a disposizione. Anche perché secondo me tra noi donne c’è il rischio che si crei un po’ quella competizione malsana quindi ho subito fatto un passo avanti. La cosa che mi fa piacere è che le mie colleghe non abbiano vissuto mai queste situazioni. Per me questa è la soddisfazione più grande”.

 

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