Cogne acciai speciali: dipendenti in cassa integrazione a causa del calo produttivo
Dal mese di aprile, alcuni dipendenti della Cogne acciai speciali di Aosta sono costretti alla cassa integrazione per via del calo degli ordini e di conseguenza della produzione della vergella, materiale fondamentale in un mercato dell’automobile attualmente frenato. Anche se la misura è stata richiesta per tutta l’azienda, a fruirne sono soltanto alcune sezioni tra le quali il reparto acciaieria, i reparti a caldo e alcuni reparti di lavorazione a freddo.
“Sinora gli impiegati hanno recuperato ferie e permessi arretrati o svolto corsi di formazione e aggiornamento, cosicché coloro realmente in cassa integrazione non sono stati che qualche decina – spiega Fabrizio Graziola, segretario generale della Fiom Cigil -. Ora essa è stata riaperta per le ultime settimane di giugno e le prime due settimane di luglio e i settori coinvolti lavorano qualche giorno rispettando le rotazioni così da limitare l’assenza a una decina di giorni”.
La diminuzione produttiva che affligge la Cogne acciai speciali non pare dunque essere né consistente né tantomeno generalizzata, lasciando che le altre sezioni funzionino a pieno ritmo come consuetudine.
“Si tratta di un fenomeno comune e periodico nel mercato dell’acciaio, che da sempre risente di momenti di up e di down irregolari anno dopo anno – rassicura Fausto Renna, segretario generale della Fim Cisl -. A consolare è il fatto che, visto che l’azienda si è nel tempo aperta a più prodotti, anche se diminuisce la richiesta di uno di essi gli altri non ne patiscono”.
In alcuni casi, la turnazione è stata ridotta da tre turni a due turni ma per il momento questo non va a incidere in maniera significativa sugli altri settori dello stabilimento.
“Al momento il fenomeno esiste e non si può nascondere, ma per noi non vi sono grossi motivi di preoccupazione – commenta ancora Graziola -. Ora noi abbiamo il compito di verificare che avvenga la rotazione e che tutti i lavoratori facciano cassa un po’ per uno”.
Resta il timore, fra i sindacati, di un protrarsi della situazione sino alla fermata estiva.