Sono circa 1700 i lavoratori frontalieri valdostani. “Fenomeno all’inizio, possiamo ancora intervenire”
Sono circa 1700 i frontalieri valdostani (Nda dato fornito dai sindacati), la maggior parte dei quali lavorano nei servizi socio sanitari svizzeri. Numeri che non danno una fotografia esatta del fenomeno, che vede “un sommerso che non conosciamo ancora”. Il tema è stato al centro questa mattina di un convegno organizzato dal Cru, Consiglio regionale Unipol Valle d’Aosta e Unipol Sai Assicurazioni, hanno dedicato un convegno, nell’ambito del Festival sullo sviluppo sostenibile 2024.
“Se un valdostano va a lavorare all’estero, con tutti i sacrifici, anche familiari, che ciò comporta, vuol dire che non trova in Valle d”Aosta quel benessere e sicurezza. – sottolinea a margine del convegno la presidente Cru Ramira Bizzotto – Negli enti locali c’è il timore che i servizi agli anziani possano passare sotto il privato perché l’ente pubblico non riesce più a sostenere i costi di questo servizio. Dall’altra parte anche con l’Azienda sanitaria locale dobbiamo riprendere il dialogo, riportare al centro il lavoratore con formazione, comunicazione e rispetto dei ruoli, che nell’ultimo periodo forse è mancato. Bisogna investire, quindi, sulla qualità del lavoro se non li vogliamo perdere”.
Da più parti è arrivato durante la mattinata il richiamo che non sono sempre i soldi e quindi gli stipendi più alti a muovere i lavoratori valdostani verso la vicina Svizzera.
“Siamo in un contesto dove l’alternativa ha qualche freccia all’arco in più rispetto alle nostre opportunità” ha ricordato aprendo questa mattina i lavori il Presidente della Regione Renzo Testolin. “L’amministrazione così, come più in generale le attività sul nostro territorio, cercano di parare il colpo, andando a creare dei presupposti per cui il lavoro rimanga e continui a rimanere attrattivo sul nostro territorio.” Il Presidente ha quindi evidenziato la necessità di “un’attenzione particolare” per le regioni frontaliere. “Avevamo proposto un fondo perequativo sulla scorta di quanto già avviene per le aree al confine con le regioni autonome” spiega in un videomessaggio il deputato valdostano Franco Manes.
A mettere in fila alcuni dati è il docente di Sociologia generale dell’ateneo valdostano Massimo Zanetti. “E’ un fenomeno è agli inizi in Valle d’Aosta”.
Mostra l’elaborazione openpolis su dati Ocse Zanetti, che seppur “esempio di comunicazione drammatizzante” , evidenzia come l’Italia è l’unico paese Ue dove i salari non sono aumentati dal 1990, mentre la Svizzera negli anni ha visto crescere i suoi stipendi e migliorare le condizioni di lavoro, in particolare la flessibilità e l’offerta di smart working. “La disoccupazione è praticamente inesistente”. L’Italia è il secondo paese, dopo la Francia, a “contribuire” al mercato del lavoro elvetico. Nel primo trimestre del 2024 la regione del Lemano guida l’attrattività. “Siamo all’inizio di un processo e siamo ancora in grado di intervenire” dice Zanetti.