Le Alte Vie valdostane vissute e raccontate da Silvano Gadin
Chi meglio di Silvano Gadin conosce le Alte Vie valdostane e può raccontarle? Lui che dal 2010 è la voce e una delle tante anime del Tor des Géants, instancabile con le sue dirette ad ogni ora, le interviste agli atleti ma anche a volontari e rifugisti – leggendarie sono le sue mangiate di costine al Rifugio Coda – durante la pandemia e col Tor fermo ha voluto dare un punto di vista più personale, più vissuto, più storico dei 330 chilometri di sentieri che ripercorrono il perimetro della nostra regione. “Le Alte Vie valdostane” andrà in onda in sette puntate su RaiVdA tutti i martedì attorno alle ore 20 a partire da domani, 28 novembre.
“Da un po’ di tempo avevo voglia di filmare e raccontare le Alte Vie tralasciando l’aspetto agonistico”, racconta Silvano Gadin. “Nel 2020, in piena pandemia, quando tutto era bloccato ho deciso di lanciarmi in questo progetto complicatissimo, che qualcuno ha addirittura definito “folle”: i rifugi erano chiusi e non si sapeva se potessero riaprire, la logistica non è stata per nulla facile, il meteo si è messo di traverso, con nevicate in pieno settembre e in primavera. Tra i tanti, devo ringraziare soprattutto Stefano Mottini, che ha subito creduto in questo progetto e mi ha dato una mano enorme”.
Durante i 36 giorni di riprese – seguito e assistito dai colleghi esperti Maurizio Torri e Riccardo Selvatico – Gadin ha voluto fare un ritratto autentico della Valle d’Aosta parlando con personaggi conosciuti – dai vari Franco Collé, Nadir Maguet, Federico Pellegrino, Francesco De Fabiani, Abele Blanc, Marco Camandona, Giovanni Storti, Bruno Brunod – ma soprattutto poco conosciuti e incontrati per caso come pastori, rifugisti (“il 15 giugno, la prima giornata di riprese, il Rifugio Coda era chiuso ma Laura è venuta apposta dalla Africa, un episodio molto significativo”), scultori (“dalle parti di Perloz ho fatto una deviazione dall’Alta Via per andare a parlare con Pino Bettoni, lo scultore di Chemp”).
Una gestazione molto lunga che ora, dopo oltre tre anni, vede finalmente la luce. “Ho intervistato anche tanti anziani proprio per la loro memoria storica, tra cui anche Ruggero Pellin: in questi anni purtroppo alcuni ci hanno lasciato, come Lino Jordan, una forza della natura”, conclude Silvano Gadin, che ha spesso portato con sé anche il figlio Davide, promettente skyrunner. “Questo progetto è anche un omaggio ai miei genitori, che mi hanno insegnato i valori della montagna”.