Accordo finanziario con lo Stato, la minoranza: “Solo annunci, al momento nessun atto”

27 Febbraio 2018

A pochi giorni dalla fine del governo Gentiloni, la minoranza consiliare torna a lanciare l’allarme sulla situazione finanziaria della regione. Due le interpellanze depositate per la prossima adunanza dell’Assemblea in programma il 7 e 8 marzo.

Le due iniziative mirano ad avere maggiori dettagli sull’accordo in fase di definizione con lo Stato. In particolare i consiglieri di opposizione vogliono conoscere il perimetro e l’oggetto del negoziato, le richieste della Valle, i contenuti dell’accordo, le tempistiche ma anche l’eventuale rinuncia al ricorso promosso davanti alla Consulta e al Tar del Lazio.

“Il 4 marzo ci saranno le elezioni politiche, il governo non ha più molto tempo” ricorda Pierluigi Marquis “Aldilà degli annunci iniziali non abbiamo ancora visto nulla agli atti, un argomento così complesso non meritava l’atteggiamento da uomo solo al comando ma il coinvolgimento delle istituzioni come le commissioni consiliari”.

Il timore dell’opposizione è che poi l’accordo finanziario possa rientrare nell’appoggio preventivo ad un governo di centrosinistra. “Il 5 marzo potremmo allora trovarci una doccia fredda”.

I consiglieri ricordano, quindi, come con l’ultima finanziaria dello Stato la Valle d’Aosta attraverso il senatore Albert Lanièce, ha votato per l’estensione fino al 2020 del contributo al risanamento dei conti pubblici.

“Però continuiamo a leggere che il senatore si vanta di aver recuperato 800 milioni di euro – sottolinea Albert Chatrian – peccato che questi soldi erano dovuti “.

A preoccupare la minoranza è l’azione portata avanti dalla Giunta regionale. “In queste settimane vengono approvati soli atti di ordinaria amministrazione – evidenzia Elso Gerandin – perché non possono impegnare. E’ vero che sono stati trovati i 12 milioni di euro per i comuni ma non sappiamo dove sono stati tolti. E’ stato tappato un buco ma si è aperta una voragine”.  La speranza dell’opposizione è che non si torni a pescare dalla sanità, già in difficoltà per l’assenza di una direzione strategica. “Per funzionare la sanità – dice Claudio Restano – ha bisogno di 250 milioni di euro all’anno".

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