Alla Costituente passa la linea Conte: “È un nuovo MoVimento 5 Stelle”
In principio fu il blog, poi fu un Vaffa. I passaggi arrivati dopo – di lotta e di governo – sono stati molti e non sempre indolori. Così come gli abbandoni. Ora, a quindici anni dalla sua fondazione, nell’ottobre 2009, il MoVimento 5 Stelle cambia pelle.
E, da quanto emerso da “Nova” – l’evento finale dell’Assemblea costituente pentastellata di ieri a Roma – niente sarà più lo stesso. Lì è passata infatti, in tutto e per tutto, la linea tirata dal presidente Giuseppe Conte: addio al limite dei due mandati per gli eletti e un colpo di spugna al divieto di fare alleanze, aprendo ad intese che si fondino su un “accordo programmatico preciso”. E la definizione del “campo” in cui si muoverà il nuovo MoVimento: quello dei “progressisti indipendenti”.
Ma, soprattutto, l’eliminazione della figura del garante, oggi ricoperta dal fondatore Beppe Grillo. In sostanza, i “grillini” non sono più “grillini” (anche se l’ex comico ha già annunciato un ricorso su tutti i quesiti posti agli iscritti). Ma i pentastellati potrebbero essere presto altro ancora, dato che non è scontato che a cambiare possa essere anche il simbolo. Questione per nulla esclusa dal 78,6 per cento dei votanti.
Un nuovo MoVimento, anche in Valle d’Aosta
“Sicuramente un rinnovamento il MoVimento doveva averlo, con idee nuove, aria fresca. Era giusto – spiega Patrizia Pradelli, già consigliera comunale ad Aosta e coordinatrice regionale territoriale bel M5S -. Prima di arrivare alla Costituente sono arrivate suggestioni dai territori, consigli. È un nuovo MoVimento 5 Stelle”.
Sulla cronaca politica recente aggiunge: “A me stupisce quanto sta succedendo con Grillo. Rispetto molto Beppe, è stato il padre fondatore del MoVimento con Casaleggio. Hanno avuto un’idea innovativa nel momento giusto, quando c’era la necessità di qualcosa di nuovo. Lo rispetto molto, ma il principio che ‘uno vale uno’ non si può’ rinnegare solo perché una votazione non è andata come voleva. Il MoVimento nasce come un sistema democratico e una nuova votazione potrebbe rimarcare ancora di più quanto espresso in Assemblea. Anche se all’interno ci sono persone con sensibilità e idee un po’ diverse, c’è uno stato di democrazia. Gli iscritti si esprimono e bisogna rispettare hanno quanto espresso”.
Un cambiamento, ma non nell’“anima”: “Le cinque stelle, i punti dai quali siamo nati, restano. Sono le stesse e le condividiamo sempre, dall’ambiente, all’energia, ai trasporti, all’acqua pubblica – dice ancora Pradelli -. Abbiamo raccolto, all’inizio, i delusi di destra e di sinistra. Grillo voleva far capire ad essere importanti erano i temi, non da chi arrivassero le idee. L’importante è quello di cui necessita il cittadino”.
Le alleanze, l’M5S valdostano come “pioniere”
Sulla questione alleanze, la situazione locale è peculiare, dal momento che il M5S valdostano fa parte – dalle elezioni politiche del 2022 di Valle d’Aosta aperta –, coalizione che li vede assieme ad Adu VdA, Area democratica – Gauche autonomiste e Sinistra italiana.
Coalizione proficua, secondo la coordinatrice Pradelli: “Collaboriamo in Valle d’Aosta aperta con Area democratica e Adu, siamo insieme e lavoriamo in maniera congiura. Abbiamo un buon rapporto e gli stessi obiettivi, perché le ‘5 stelle’ sono i temi che interessano anche agli altri due movimenti”.
Sulla stessa linea anche l’ex deputata valdostana Elisa Tripodi, che spiega: “Da noi ci sono già stati passaggi in questo senso. Siamo infatti inseriti in un progetto politico vero e proprio con tanto di sigla, una sua struttura ed una serie di temi validi per tutti i gruppi della coalizione. Siamo stati un po’ pionieri e stiamo andando avanti. Sono orgogliosa, e l’ho già detto, perché questo è un progetto per la Valle d’Aosta. Un progetto progressista nel quale lavoriamo, e lo facciamo anche se le Politiche sono finite da un pezzo. Questo dimostra che non si trattava di un ‘cartello elettorale’”.
Questione diversa se si paragona la situazione locale con quella nazionale. Quella cioè del cosiddetto “campo largo” – che ha avuto fortune alterne nelle diverse elezioni regionali di questi mesi – e del dialogo, fitto anche se spesso non semplicissimo, con il Partito democratico di Elly Schlein.
Replicare il modello qui è, ad oggi, questione complicata: “Ne abbiamo anche parlato al nostro interno – conclude Pradelli -. Non ci si può aprire ad un partito come il Pd valdostano i cui componenti fanno parte di questa maggioranza regionale, nella quale hanno votato tutto ciò che hanno proposto l’Union valdôtaine ed il governo deludendo così i propri elettori ed il proprio programma. Noi vogliamo essere seri e credibili e ci siamo affiancati, coerentemente, a chi vuole portare avanti un lavoro fatto con convinzione per i valdostani”.
MoVimento? No, il partito di Conte
C’è chi, però, si era allontanato dal MoVimento da tempo. Già dagli albori della carriera politica di Giuseppe Conte, premier di due governi a traino pentastellato, prima con la Lega, poi con il Partito democratico, quando i 5 stelle. Quando cioè, nel 2018, l’M5S uscì dalle Elezioni politiche con il 32,68 per cento dei voti a livello nazionale. Quindi, il primo partito d’Italia.
Momento di picco vissuto anche in Valle d’Aosta. Dopo le Politiche del 4 marzo e le Regionali del 20 maggio, in totale, il Movimento 5 Stelle poteva vantare sette eletti tra gli appuntamenti più importanti: una deputata, Elisa Tripodi, quattro consiglieri regionali (Luciano Mossa, peraltro arrivato ad un soffio da un seggio in Senato, con Luigi Vesan, Maria Luisa Russo e Manuela Nasso) e due consiglieri comunali ad Aosta (Luca Lotto e Patrizia Pradelli).
E proprio Luca Lotto, nel frattempo fuoriuscito, non è stupito dalla strada che il M5S si accinge ad imboccare: “Quando è arrivato Conte, sono uscito dal MoVimento comunicando a Grillo che a mio giudizio personale Conte stesso non era la persona giusta. E, da quel momento, mi sono allontanato. Quando hai visto nascere l’M5S, hai creduto in un progetto, hai investito tempo ed energie, l’arrivo di Conte ha reso tutto assolutamente diverso. Però era ‘tutto scritto’ e si è realizzato quello che Conte ha pensato. Ora non c’è più niente del MoVimento 5 Stelle in questo partito di Conte”.
Da qui, l’idea di cambiare nome al MoVimento, potrebbe non essere così peregrina. Anzi: “Il mio auspicio è che cambino nome e simbolo perché è un’altra cosa – prosegue Lotto –. Basti pensare che oggi l’M5S sono ufficialmente passati al campo progressista dopo aver vissuto il rapporto tra 5 Stelle e Pd che ricordiamo tutti. Gianroberto Casaleggio ha sempre spiegato, ed è stato il suo successo, come un’idea non fosse né di destra né di sinistra ma buona oppure cattiva. Ed i cittadini si sentivano rappresentati da un movimento con un programma chiaro: dai mandati, alle alleanze alla restituzione degli stipendi”.
E ora? Lotto non cerca la polemica: “Un grande in bocca al lupo a chi militerà nel partito di Conte. E tanta buona fortuna”.