Caro mensa: fra piatto unico, panini e diritti costituzionali

19 Agosto 2016

Piatto unico o panino? Da gennaio per le scuole medie di Aosta il dilemma coinvolgerà le pause pranzo e sarà molto più una questione amministrativa che culinaria. L’appalto dei servizi mensa è scaduto, per ora è in proroga all’azienda Vivenda e si sta lavorando per il nuovo bando che partirà nel 2017.

Fino a quest’anno, quasi solo la scuola media dell’Istituzione scolastica Saint-Roch ha dovuto gestire il problema delle pause pranzo dei ragazzi, perché anche per via della presenza dell’indirizzo musicale è quella che ha più rientri pomeridiani. Le cose però potrebbero presto cambiare, perché l’adattamento regionale della riforma "la Buona Scuola" stravolgerà gli orari per tutti.

Da una anno, a fianco del normale servizio mensa, nella scuola di corso Ivrea si pratica il "Progetto panino": «Alcuni ragazzi passano la pausa pranzo a scuola mangiando cibo portato da casa – spiega il preside Guido Cossard – in spazi che gli diamo a disposizione, con l’assistenza degli insegnanti».

Questa misura va soprattutto a beneficio degli studenti residenti fuori Aosta in Comuni non convenzionati con il Capoluogo che, per regolamento, pagano di più degli aostani i pasti della refezione: 6,90 euro al giorno contro 4,50, con la novità di una quota annuale per tutti gli utenti di 25 euro.

«L’anno scorso sono state un centinaio le domande per usufruire del servizio "Panino" su 300 studenti – racconta Cossard – ne abbiamo potuto accogliere solo 75, grazie alla disponibilità del corpo insegnanti e abbiamo addirittura dovuto stilare dei criteri di scelta, privilegiando i più giovani, quelli che vengono da più lontano e chi ha i genitori che lavora».

L’iniziativa, che costa come iscrizione annuale al servizio 80-90 euro, è stata un successo anche se ha alcune controindicazioni. La prima riguarda la salute: «Non si può negare che il cibo delle mense è bilanciato e approvato dall’Azienda sanitaria locale – spiega Cossard – mentre con i pasti portati da casa se un bimbo ha abitudini alimentari non corrette le mantiene, perché in quest’ambito gli insegnanti non possono intervenire».

L’altra questione è più complessa e riguarda aspetti di gestione amministrativa. «Nelle scuole materne gli insegnanti hanno già alcune ore del loro servizio che devono dedicare all’assistenza nelle pause pranzo, mentre alle elementari è tutto gestito dagli operatori delle mense – spiega Cossard – alle scuole medie invece bisogna utilizzare le ore di recupero dei docenti e gestire le sostituzioni non è una cosa semplice». Se ci sono gite gestire il sistema diventa un problema, così come potrebbero sorgere questioni con sindacati e la Regione se, per via della nuova riforma, bisognerà impiegare le ore di recupero dei docenti per nuove attività.

Per questi motivi l’Amministrazione aostana sta pensando di sviluppare un sistema che sostituisca il neonato servizio, ma venga in contro alla necessità di far risparmiare qualcosa rispetto alla mensa tradizionale: «L’idea sarebbe quella di pensare ad un piatto unico per gli studenti delle medie – spiega l’assessore all’Istruzione Andrea Paron – perché farebbe risparmiare circa due euro a pasto a chi ne usufruisce e si concilierebbe bene con le loro pause pranzo, che sono di un’oretta scarsa».

«L’idea è venuta dal confronto con i dirigenti scolastici e con il confronto degli insegnanti soprattutto della Saint-Roch – continua l’assessore – perché il "progetto Panino" ha raggiunto dimensioni tali che forse è meglio tornare almeno in parte ai refettori». Il pasto singolo costerebbe perciò meno, gravando meno sulle famiglie dal punto di vista economico, mentre resterebbe la quota annuale di 25 euro: «Purtroppo abbiamo dovuto inserirla da quest’anno – racconta Paron – per via dei molti tagli al bilancio».

A complicare ulteriormente la questione però ci sono due sentenze del Tribunale amministrativo del Piemonte, riportate dal quotidiano La Stampa, che hanno accolto il ricorso di decine di famiglie contro il Ministero dell’Istruzione. Questi genitori hanno chiesto e ottenuto che i loro figli fossero accolti a scuola a mangiare pasti portati da casa, senza usufruire del servizio mensa. Nella sentenza è spiegato che «il diritto di consumare a scuola, durante la refezione, il pasto preparato a casa è espressione di diritti di rilevanza costituzionale: quello allo studio e quello di uguaglianza».

Paron è a conoscenza della questione: «Questa sentenza va bene in principio, ma nella pratica rischia di essere un delirio – afferma – questa attività ad oggi sarebbe tutta in capo alle scuole, che per i motivi detti in precedenza rischiano di non essere preparate a svolgerla, mentre le mense tradizionali sono a carico di Comuni e Unité».

La soluzione? Una via di mezzo: «Nel caso che queste sentenze si traducano in legge abbiamo previsto nel nuovo bando, assieme alla soluzione del piatto unico, che l’azienda vincitrice si attrezzi per fare assistenza a "Panino", anche se bisognerà capire chi pagherà i 20,50 euro all’ora di un assistente».

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