Caso Longarini, Bertin: “La ‘ndrangheta rischia di condizionare pesantemente il nostro futuro”
"Sono anni che lo ripeto: la 'ndrangheta è un problema per la Valle e rischia di condizionare pesantemente il nostro futuro". Alberto Bertin, consigliere regionale di Alpe commenta così su Facebook l'arresto del magistrato Longarini. L'inchiesta, ricorda Bertin, prende avvio "quando quest'ultimo informa l'imprenditore Cuomo di un'indagine della direzione distrettuale antimafia sulla 'ndrangheta, con intercettazioni di diverse persone tra cui Giuseppe Nirta, Di Donato, Strati e lo stesso Cuomo".
Il consigliere del Galletto cita, quindi, la "richiesta di rinvio a giudizio dell'assessore Perron e del vertice della banca BCC, per il tentato affitto di un locale" che "prende avvio da delle intercettazioni disposte dalla Dda, magari la stessa indagine, ovviamente sulla 'ndrangheta. E tutte queste inchieste e intercettazione senza che in Valle d'Aosta, secondo alcuni, ci siano le mafie. Inspiegabilmente attiva, sempre secondo alcuni, in Valle la Dda".
Entrambe le vicende, "se confermate in giudizio" e "seppur diverse", "evidenziano entrambe l'approfittarsi del ruolo "pubblico" per favorire gli amici ed avere degli indebiti vantaggi. Il fatto che si tratti di un magistrato rende la cosa ancor più inquietante. Ricadute penali a parte, vengono messe in luce vicinanze, amicizie, abitudini e modi di agire non consone a chi svolge un ruolo pubblico, politico o magistrato che sia. Ovviamente anche l'amministrazione regionale e pararegionale è stata vicino in questi anni al caseificio valdostano".