Cime Bianche, Adu presenta un esposto alla Corte dei Conti
Un “ultimo avviso”, sotto forma di esposto inviato alla Corte dei Conti, alla presidenza della Regione, alla Segretaria generale della Regione, al Presidente del Consiglio Valle e ai capigruppo tutti ma anche a Monterosa SpA.
Adu VdA lo ribadisce, e dalle parole passa ai fatti. E alle carte. Per loro, il Vallone di Cime Bianche non si tocca.
A comunicarlo, in conferenza stampa, è lo stesso movimento: “Abbiamo preparato un esposto trasmesso sia alla Corte dei conti sia alle istituzioni competenti – ha spiegato Alex Glarey, della segreteria politica di Adu -. L’intervento magistratura non è mai una cosa buona, soprattutto se riferito alle scelte politiche. È l’ultimo avviso che facciamo a Monterosa SpA, e lo strumento per bloccare l’opera segnalando le irregolarità del procedimento”.
I tre punti-chiave dell’esposto
Tre i punti sui quali l’esposto – trasmesso venerdì tramite Pec – si concentra:
1. si è avviata una progettazione senza prima aver approfondito il tema della fattibilità giuridica dell’opera sprecando centinaia di migliaia di euro dei contribuenti. La legge è chiara: progetti di realizzazione di nuovi impianti di risalita a fune proposti dopo la dichiarazione dell’area protetta – decreto 17.10.2007 – non sono ammissibili. Per le funivie non c’è deroga né valutazione né eccezione o autonomia da invocare.
2. In contrasto con la normativa e lo stesso mandato regionale, la Monterosa S.p.A. ha affidato non solo il primo livello di progettazione, ma direttamente anche il secondo livello: la progettazione definitiva.
3. È stato seguito un iter atipico, in cui le fasi del procedimento non paiono quelle previste dalla legge, con una spettacolare confusione tra Regione, società partecipata, politici e professionisti.
Glarey spiega: “C’è un contrasto tra normativa e mandato regionale. Monterosa non solo ha affidato il primo livello di progettazione ma anche il secondo: quella definitiva. Significa altre risorse sprecate: si dà un incarico fino alla progettazione definitiva senza approfondimento”.
Ma non solo: “Lavevaz non può continuare a negare l’evidenza – aggiunge -. È un iter atipico che non segue le fasi previste dalla legge e crea confusione tra competenze dei politici e dei tecnici”.
L’appello ai cinque ex Pcp
Come spesso accade, Adu si rivolge a chi, in Consiglio, dovrebbe avere idee comuni. Non è un caso che il primo referente – negli scorsi mesi – fosse Pcp.
Ora ci si rivolge ai cinque consiglieri Fp-Pd, dopo la scissione tutta progressista: “Ci siamo riferiti a loro perché sul programma avevano scritto delle cose molto chiare su Cime Bianche”.
Agganci cercati e mai trovati, se non con le fuoriuscite Chiara Minelli e Erika Guichardaz: “Siamo ben contenti che ci siano altre forze politiche dalla nostra parte – aggiunge l’ex consigliera comunale di Aosta -. Le interrogazioni al Parlamento Europeo sono delle deputate Beghin e Evi, e questo vuol dire che la questione suscita più di qualche domanda”.
Una politica “ancella”
I silenzi della politica, secondo Daria Pulz, hanno invece un’origine ben chiara: “La logica del capitalismo è predatoria, e per sopperire alle sue crisi interne cerca di accaparrarsi sempre nuovi spazi. La politica, anche quella regionale, è ancella di questa visione distorta della logica di mercato. Non può più esistere un posto non sfruttato. Se non rende non può esistere. Su Cime Bianche si scontrano due modelli di sviluppo: da un lato c’è lo sfruttamento elettoralistico e capitalistico della montagna contro l’attenzione ambientalista sull’urgenza di una svolta, prendendo seriamente i risvolti gravissimi della crisi climatica che bussa anche alle porte delle Alpi”.
Un evento per parlare di Cime Bianche a tutti
Adu ha in programma un incontro – venerdì prossimo, 19 novembre, alle 20.45 nella Sala conferenze della Bcc di via Garibaldi – dal titolo “Vallone delle Cime Bianche – Una lotta senza confini per la conservazione”.
Diversi gli ospiti invitati, dalla Europarlamentare Tiziana Beghin alla deputata Elisa Tripodi, fino a Annamaria Gremmo, Marco Soggetto e Francesco Sisti, autori del progetto fotografico l’Ultimo Vallone Selvaggio.
“Invitiamo la cittadinanza a partecipare a questa serata – aggiunge Pulz -. Non ci sarà nessun attacco alla Valle d’Aosta e alle prerogative statutarie, e neanche una ‘lesa maestà’. Solo il principio che sia necessario unirsi per un patrimonio spesso più apprezzato da chi vive in altri contesti. L’idea dell’intervento a Cime Bianche sarebbe ridicola se non fosse tragica, e rientra nella logica della continua antropizzazione della montagna, ridotta a Luna park. Ricordiamo che c’è una normativa europea e che questo progetto ha un costo che si aggira sui 100 milioni di euro in momento di crisi sanitaria e climatica”.
Carpinello taglia corto: “La ‘A’ di Adu vuol dire ‘ambiente’. Continuiamo a lavorare per rispondere in maniera efficace ed efficiente ai cambiamenti climatici. E oggi dare una risposta è un obbligo. Una delle opere più insensate, inutili e costose, invece, è questo progetto per Cime Bianche”.
Un referendum? Sarebbe illegittimo
Da tempo si rincorrono suggestioni su un eventuale referendum su Cime Bianche. Sul tema a tagliare corto è invece Glarey: “Una consultazione referendaria non ha senso su una cosa che non si può fare per legge e per un bene che non è ha disposizione della Regione o degli abitanti. Il Vallone è una zona protetta perché è un bene non soltanto valdostano, non soltanto italiano ma europeo. Non abbiamo una disponibilità. Un referendum di questo tipo sarebbe illegittimo”.