Comitato Giù le mani dalle nostre acque: “Per la quotazione in borsa di Cva serve un referendum”
“Il Comitato non è per partito preso contro le privatizzazioni. Si privatizzi anzi il Casinò che non ha nessuna funzione sociale tolti gli stipendi dei dipendenti. Cva invece è un'azienda seria, con gente in gamba ed impianti moderni, perché vendere una cosa che funziona bene e che rende?”.
Così Paolo Gino, del comitato Giù le mani dalle nostre acque e dalla Cva, spiega il senso della loro battaglia: arrivare a raccogliere le firme per un referendum consultivo – ad oggi le firme raccolte sono circa tremila – che dia la parola ai cittadini riguardo la quotazione in borsa della Compagnia della Acque, società partecipata dalla Regione. E a sostenere la richiesta del comitato c'è un 'endorser' importante: “In una lettera – prosegue Gino – anche l'ex Senatore Dujany spiega come prima di vendere e quotare in borsa Cva devono essere interpellati i cittadini con una discussione ampia e aperta a tutti, e chi abita e vive in Valle deve essere informato, consapevole, sperando che tenga conto di questo 'scippo' quando andrà a votare”.
Politica che diventa il vero ostacolo del comitato, tra i silenzi degli amministratori ed un confronto che – dicono i responsabili di 'Giù le mani' – latita: “Gli amministratori comunali che si sono presentati ai nostri incontri – spiega invece Tania Piras – hanno preso l'impegno di portare nei consigli l'argomento, qualcuno ci ha anche provato ma l'appoggio è poi venuto un po' a mancare”. Più tranchant, invece, Paolo Meneghini: “Alla politica fa gola incassare un tesoretto da 350/400 milioni, ma non si guarda al futuro, ad una società che introita molto e che rappresenta una rendita sicura anche per le generazioni future. L'acqua è un bene in esaurimento, da gestire per il bene della società e non degli azionisti, esclusivamente per il profitto”.
Situazione molto diversa rispetto ad altri appuntamenti referendari: “Sono tutti buoni a mettersi la 'targa' di autonomista e federalista – polemizza Alessandro Bortot – ma la verità è che poi si vendono le nostre società. Ai tempi del pirogassificatore con noi c'erano consiglieri comunali, assessori, sindaci. Ora invece Alpe è d'accordo con la quotazione decisa da Uv, e Uvp era già al governo. Non abbiamo con noi un sindaco né un consigliere comunale, l'autonomia dei sindaci finisce davanti alla porta del Consiglio regionale”.
Ex compagni di strada compresi: “L'assessore Roscio – spiega Gino – votò a favore della quotazione, e quando il MoVimento 5 Stelle propose di fermare tutto il Consiglio Valle votò contro, Roscio compreso”. Da qui, però, il comitato vuole partire: “Ora abbiamo quasi tremila firme – chiude Meneghini – e le presenteremo prima che il provvedimento si discuta in Consiglio, quando cioè politica dovrà decidere se vuole quotare Cva o no. Vogliamo che la questione diventi un dibattito pubblico, e che i valdostani siano interpellati”.