Congrès Uv: autonomisti verso una nuova convergenza in Regione

06 Ottobre 2018

“Dobbiamo andare oltre le ‘querelles’, i litigi tra le forze politiche, che non ci fanno concentrare sui bisogni dei valdostani e questa può essere un’occasione utile per permettere alla politica di cambiare idee a beneficio della comunità”. Il presidente uscente dell’Union Valdôtaine Ennio Pastoret ha aperto così, a Pont-Saint-Martin, il nono congresso del Mouvement.

Partendo dalla scenario di stallo nella politica regionale, dovuto alla crisi della maggioranza a trazione leghista, Pastoret ha sottolineato che “serve una collaborazione ampia con tutti: è necessaria”. L’Union, prima degli interventi dei partiti ospiti al suo congresso, ha steso perciò un ponte, principalmente alle altre forze autonomiste.

Anche perché, come ha fatto subito notare il presidente di Alpe Roberto Cunéaz, riferendosi ai rapporti con la Lega, che quindi sembrano già definitivamente saltati, “è difficile lavorare con forze che non hanno la stessa cultura politica, nonostante la buona volontà di tutti”.

L’invito, ecumenico nella liturgia della sfilata degli ospiti delle forze autonomiste a congresso, è quindi quello di “mettere da parte i personalismi” e il primo a raccogliere l’invito è stato Antonio Fosson per Pour Notre Vallée: “Non dobbiamo fare un’astrazione dell’autonomia, serve un laboratorio – ha detto – noi di Pnv ci siamo per percorrere questo cammino, un cammino che deve partire da qui, dall’Union Valdôtaine, la casa madre”.

Anche Carlo Marzi, segretario di Stella Alpina, auspica che “il buonsenso unisca quello che tutti assieme abbiamo concorso a dividere”. Marzi, guardando alla prima breve parte di questa legislatura regionale, fa pure lui un attacco indiretto alla formazione di Salvini: “Iniziare un percorso politico post elezioni regionali imponendo con chi parlare e con chi no, non è cambiamento”.

Il riferimento è alla condotta politica della presidente della Giunta Nicoletta Spelgatti, che dopo le elezioni del 20 maggio aveva da subito escluso da possibili accordi sulla formazione di una maggioranza l’Union Valdôtaine e posto grandi riserve anche su quella Progressiste.

Progressistes che, con la presidente Silvana Cerise, si sono detti “contenti della forte presa di coscienza, in questo ultimo periodo, delle altre forza politiche di non riuscire a lavorare con i populisti e i sovranisti”. “L’amministrazione – attacca ancora Cerise – non può essere paralizzata dall’incompetenza solo per poter dire a Roma o Milano ‘abbiamo preso anche la Valle d’Aosta’: per superare ciò si impone un’azione di tutte le forze politiche che si riconoscono in principi federalisti, di autogoverno e autodeterminazione”.

Come già si era visto nelle dinamiche del Consiglio Valle, Mouv sembra avere una posizione diversa dalle altre forze autonomiste, meno convinta sulle prospettive di un rassemblement: “L’autonomia è una forma amministrativa di governo – afferma il coordinatore Mauro Caniggia Nicolotti – non un ideale e emerge una debolezza negli appelli all’unità del mondo autonomista: se questi vengono solo dalla politica e non da tutti, difficilmente saranno sentiti dai cittadini, l’autonomia non può essere un traguardo, ma un punto di partenza”.

Il Movimento 5 Stelle resta a guardare: “Se questo sarà un congresso di rinnovamento o di restaurazione lo vedremo nei giorni che seguiranno – ha detto il consigliere regionale Luigi Vesan – da quello decideremo se ci sarà lo spazio per future collaborazioni”.

La Lega invece, messa all’angolo nel dibattito, replica con un duro intervento del consigliere Roberto Luboz, che ha suscitato il brusio dei delegati cimentandosi in una competizione sul campo identitario: “Perché abbiamo vergogna di parlare la nostra lingua, perché stiamo uccidendo il francese e il patois?”. Luboz ha commentato questa nuova fase politica come “nostalgia della servitù, che offriva quantomeno delle certezze” e insiste sulla strada della chiusura della Lega agli unionisti: “Il confronto si può fare solo su un progetto di avvenire, non sarà possibile alcun accordo con chi vuole dare la Valle d’Aosta a poche persone”.

Exit mobile version