Congresso Uv, dalla minoranza disponibilità al dialogo ma “bisogna cambiare metodi”

09 Novembre 2013

Cambiamento, dinamismo, rinnovo, apertura. Anche la minoranza del Consiglio regionale si affaccia di fronte alla platea del Congresso dell’Union Valdôtaine in corso a Pont-Saint-Martin.
Disponibilità al dialogo certo, ma a patto che il Mouvement scelga una via nuova. Quella, appunto, del cambiamento. Una linea generale che si discosta nettamente dalla linea di ferrea opposizione vista in questi mesi in Consiglio Valle.
“Ho apprezzato molto le parole del Presidente Perron – spiega Stefano Ferrero del MoVimento 5 Stelle – perché sono state parole oneste, responsabili e coraggiose. Voglio cancellare la malfidenza che intercorre tra i nostri due movimenti, perché non c’è nessun pregiudizio. La nostra è un’opposizione critica rispetto ad un modo di fare politica e nei confronti di un rinnovamento che non c’è”. Poi l’appello al dialogo: “Ora che non ci sono i soldi la guerra che dovete combattere si fa con le idee. Non esitate più, non restate come in una riserva indiana ma apritevi ad un mondo che è cambiato e non può più essere ancorato ad un passato ingombrante. Il futuro della Valle dipenderà dalle vostre scelte. Chiedendoci cosa significa essere valdostani, una questione di cuore che non ha bandiere”.

Più tagliente, invece, l’intervento Raimondo Donzel: “Gli errori nazionali – spiega il Segretario regionale del PD – si sono riverberati pesantemente sul territorio regionale. Il PD è sempre stato federalista e regionalista e ha sempre valorizzato la difesa dell’autonomia e le politiche della montagna, cosa che farà sempre senza esitazione e senza chiedere niente in cambio perché non si barattano mai i valori. I partiti dopo ‘Mani Pulite’ si sono costruiti su una sola persona, fatto senza altri esempi nelle democrazie occidentali. Bisogna cambiare ora, e riaffermare centralità dei partiti per il bene delle persone”.

Usa il fioretto anche il neo-Presidente Alpe Piero Floris, senza risparmiare comunque qualche stoccata: “Alpe ha in sé una parte di persone che hanno militato nell’Union, lasciata non per questioni di potere ma di visioni politiche differenti. La linea dev’essere la ricerca di un’autonomia aperta in un momento nel quale la crisi economica ha reso il ‘vostro modello’ politico inutilizzabile, come una Germania dell’Est quando è caduto il muro di Berlino. La decadenza è evidente: i nostri avi scrivevano la Carta di Chivasso. Ora è solo un cambio ferroviario per andare in treno a Torino”.

Chiude la serie di interventi quello più difficile per la platea, da ascoltare e da condividere, quello degli scissionisti progressisti: “Non è facile parlare qui – spiega il Presidente UVP Alessia Favre – davanti a molti coi quali è stato condiviso un percorso e dei valori importanti. Ma alcuni ideali non si legano più ad un momento buio e difficile come questo e non forniscono più le risposte e le soluzioni concrete. È importante ora per gli autonomisti ridare dignità ai valdostani. La politica deve tornare ad occuparsi dei problemi della gente perché il nemico è la politica immobile, chiusa nelle stanze di comando, che non trova le soluzioni per una crisi di sistema creata da essa stessa”.

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