Congresso Uv, Perron: “Dobbiamo superare le divergenze per difendere l’autonomia”
“Lascio un movimento che ora deve decidere dove andare, dove condurre la Valle d’Aosta e dove situarla all’interno dei grandi cambiamenti in corso che sono inevitabili, che lo si voglia o no. La nuova presidenza deve affrontare un momento certamente difficile, ma non dobbiamo mai abbandonare la primogenitura politica che molti valdostani ci riconoscono ancora”.
Finisce con queste parole il mandato di Ego Perron alla guida dell’Union Valdôtaine, una presidenza a suo dire non semplice, anzi piuttosto travagliata, come ha spiegato egli stesso nel suo rapporto al Congresso del Mouvement.
Molti i punti toccati dal Presidente uscente, dai rapporti con le amministrazioni a quelli interni, dalla linea prospettica da tracciare all’inevitabile crisi economica, dai vari appuntamenti elettorali alla questione pirogassificatore: “Questa è stata un gestione collegiale e condivisa, con scelte che sono arrivate da confronti e da discussioni. La linea tracciata è sempre stata quella di fare il bene della Valle d’Aosta e dei valdostani. Ho cercato di dare spazio e ascoltare tutti, mai una gestione dura e imposta e non so in realtà se sia stato un bene o un male”.
Il referendum contro il pirogassificatore, poi scopre altre ferite al di là della sconfitta subita. Una disfatta che portato ad una frattura profonda, e il riferimento all’Union Valdôtaine Progressiste è obbligato: “Il referendum – spiega Perron – è stato un momento duro per noi. La scelta del ‘non voto’ aveva l’obiettivo di non fare passare il referendum. La scelta che ne è risultata, la rispettiamo ma non è la nostra scelta. È una decisione imposta da una legge referendaria che favorisce la maggioranza silenziosa degli elettori”. E poi sull’UVP: “È stata una frattura forte arrivata in seguito al referendum, con una parte di mondo unionista che lascia per costruire nuovo soggetto. Mi sono interrogato molto su questo passaggio e sulle responsabilità inizialmente tutte attribuite al Presidente dell’Union o al Presidente della Regione, ovvero l’alibi più comodo. Mi chiedo se io abbia fatto tutto il possibile per evitarlo. Non è lasciando il movimento che si fa bene alla Valle. Dobbiamo superare le questioni personali per difendere il nostro particolarismo, le nostre caratteristiche e la nostra autonomia se crediamo che siano ancora attuali”.
E rivolto quindi agli ex il Presidente uscente invita ad un “ragionamento comune, al di là delle divergenze. Se non uniamo forze e mettiamo insieme le migliori energie per fare fronte agli attacchi esterni sarà la comunità a rimetterci”.
Quella che Perron lascia, nelle sue parole, è una Union Valdôtaine sana e che ha vinto i due ultimi appuntamenti elettorali, anche se di misura, ma che deve giocoforza reagire, riflettere, rimodularsi. E su questa questione lancia un monito: “Ho gestito l’Union in un momento economico e politico difficile, con una società valdostana in rapido cambiamento anche politico. La sensazione è che qualcuno non abbia ancora capito i grandi cambiamenti in corso, come se fossimo rimasti ancora a vent’anni fa, come se niente possa mai essere messo in discussione. Alcuni non hanno ancora capito che si possono avere visioni diverse nell’Union ma che il nemico non è tra noi ma fuori dalla Valle, quello Stato e quell’Europa che mette in discussione la nostra autonomia”.